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“L’emozione di aver vissuto la visita di un grande Santo”: Tepasso racconta l’incontro con Papa Francesco

25 giugno 2015 | 10:50
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“L’emozione di aver vissuto la visita di un grande Santo”: Tepasso racconta l’incontro con Papa Francesco

«Sono emozioni così forti e straordinarie che mentre le stai vivendo non ti sembra possibile di avere il privilegio di goderti intimamente momenti così profondi e intensi, momenti di Paradiso!

Le due giornate torinesi di Papa Francesco sono state un tripudio di gente di ogni età, di ogni condizione sociale, di ogni lingua e di ogni colore, in attesa di incontrare colui che – senza paura, senza condizionamenti di sorta, senza timore di dare un bel taglio ad inutili quanto impolverate barriere rimaste da secoli in nome di cerimoniali tanto insulsi quanto contrari all’autentico spirito della Parola del Salvatore – ci fa toccare con mano la dolcezza dell’Amore del Padre, la Presenza del Figlio Unigenito che per salvarci si è fatto uomo come noi, la gioia che solo lo Spirito del Padre e del Figlio può infondere nei nostri cuori perché davvero possiamo vivere, giorno dopo giorno, “il miracolo della conversione”.

Questo è Papa Francesco, autentica immagine di Cristo che si china sulle ferite che lacerano spiriti e corpi di un’umanità affaticata, un’umanità confusa e barcollante che arranca, a fatica, in un’era in cui la supertecnologizzazione e la sconsiderata globalizzazione stanno conducendo verso lidi davvero poco umani. Papa Francesco: colui che si cinge l’asciugamano ai fianchi e, come Gesù prima dell’ultima Cena, si inginocchia a lavare i piedi ai suoi fratelli, ad offrire la carezza della dolcezza di Dio come il Buon Samaritano che non teme di sporcarsi con la polvere dove è stato lasciato abbandonato il fratello aggredito e derubato; non ha paura di sporcarsi con il sangue delle sue ferite che cerca amorevolmente di fasciare con balsamo di consolazione. Questo è Papa Francesco, “uomo della Verità” che “non ha timore di sporcarsi” abbracciando, baciando, cercando di risollevare chi il mondo fa finta di non vedere perché povero, sporco, piagato, ramingo, magari puzzolente.

Durante la Visita del Santo Padre alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza” – il Cottolengo di Torino –, alla quale sono stato invitato domenica 21 Giugno per accompagnare al grand’organo Tamburini questo storico momento, ho sentito forte nel cuore proprio l’immagine di Cristo che lava i piedi ai suoi, chinandosi al loro servizio, guardando, dalla mia “postazione” – ho suonato alla consolle collocata nella navata destra poco prima del presbiterio –, i gesti di Papa Francesco mentre passava tra le file di malati, sistemate nella navata centrale, con uno sguardo d’amore ed un sorriso che avevano tutto il profumo ed il sapore del cielo! Uno squarcio di Paradiso abbiamo avuto la grazia di “contemplare” in quell’ora trascorsa da Papa Francesco nella “chiesa grande” della “Piccola Casa della Divina Provvidenza”!

Non vi dico come mi tremavano gambe e mani pochi istanti prima di dover “annunciare” con il suono dell’organo l’inizio di questo momento unico, storico, irripetibile! Dopo una serie di improvvisazioni sul Te Deum – le campane della “Piccola Casa”, scandiscono le ore con la melodia dell’inno di ringraziamento per eccellenza, il “Te Deum”! San Giuseppe Benedetto Cottolengo voleva che ci fosse sempre un qualcuno che cantasse nella “Piccola Casa”, notte e giorno, in ringraziamento al Signore per esprimergLi “sonoramente” la riconoscenza per i miracoli operativi dalla Provvidenza divina! E se non cantava nessuno che almeno cantassero i canarini in una gabbia! –, Papa Francesco, entrato in “chiesa grande” alle 16.15 circa, da Via San Pietro in Vincoli, è sostato per qualche attimo all’altare dove sono custodite le spoglie mortali di San Giuseppe Cottolengo e nel cui tabernacolo, per l’occasione, era stato portato il Santissimo Sacramento. Saluta il Padre Generale, Don Lino Piano, la Superiora Generale delle Suore, Madre Giovanna Massé, il Superiore dei Fratelli cottolenghini, Fratel Giuseppe Visconti.

Ho così dato avvio all’introduzione del canto di Don Macchetta Caritas Christi urget nos, eseguito dalla “Corale Santa Cecilia” della “Piccola Casa”, guidato da Suor Milvia Molinari, mentre Papa Francesco saliva i gradini che dall’antica chiesa portano nella grande navata centrale. Acclamazioni commosse contrappuntavano il ritornello del canto: “Viva Papa Francesco! Francesco, Francesco”; il tutto miscelato con fragorosi applausi. Fuori della chiesa erano stati collocati schermi giganti perché in molti ospiti potessero seguire ciò che dentro stava avvenendo. In chiesa aveva voluto solo malati Papa Francesco, se necessario con il loro accompagnatore.

E’ stato, poi, un espresso desiderio del Santo Padre che la sua visita al Cottolengo non venisse mandata in onda in diretta, per mantenere quell’intimità che la specificità dell’incontro di per se stessa richiedeva, consentendo, quindi, solo una ripresa a circuito chiuso per portare l’immagine sui maxischermi dei cortili ed una registrazione che la Santa Sede comunicherà prossimamente alla “Piccola Casa” come poter utilizzare.

Voleva un “clima particolarmente familiare” Papa Francesco per incontrare il volto di Gesù nei volti dei malati della “Piccola Casa”! In mattinata era andato a contemplare il Volto di Cristo impresso sul Sacro Lenzuolo; nel pomeriggio voleva non solo contemplarlo ma anche amarlo, accarezzandolo e baciandolo, nelle persone che, oggi, vivono il mistero del dolore compartecipando al dolore dell’Uomo – Dio. Nei malati… che volti sereni, segnati da lacrime di commozione e da una gioia immensa che ricomponeva in una sorta di sacra bellezza, tinta di soprannaturale, i diversi tipi di deformità fisiche. L’Amore di Dio soltanto dona la vera bellezza, sa “ricomporre” in unitaria autentica e duratura bellezza. Ed è la bellezza che non sfuma, quella che vale di più e comunica meglio che non i canoni stessi dell’estetica, in base ai quali siamo abituati a “vedere” e – quindi – a “giudicare”.
Dopo il canto di Macchetta ho eseguito la composizione che avevo appositamente scritto per l’evento: il LAUDATE DOMINUM DELLA “PICCOLA CASA” PER L’ARRIVO DI PAPA FRANCESCO – brano il cui manoscritto originale è stato consegnato a Papa Francesco come uno dei doni per la sua visita –, proponendone più volte il maestoso ritornello, prima come “coralino”, poi, di volta in volta, dilatando la tavolozza timbrica, fino al “tutti” finale. Brano successivo: IN AETERNUM, che scrissi per le Buone Figlie del Cottolengo di Torino nell’aprile 2008 e che si è concluso su un fortissimo con l’arrivo del Santo Padre in presbiterio per il discorso, dopo aver salutato tutti i malati posizionati alla sinistra del corridoio (guardando dall’altare).

“Voi siete la carne di Cristo sofferente”, ha detto il Santo Padre ai malati, ai quali ha rivolto parole che hanno lasciato il segno in ognuno di noi. Ha raccomandato gli anziani, ci ha ricordato che su ciò che faremo ai più piccoli dei fratelli saremo giudicati. Ha chiesto alla “Piccola Casa” di pregare per la Chiesa e per lui. “Deo gratias”: con queste parole ha concluso la lettura del suo discorso; proprio “alla cottolenghina”! Papa Francesco, alzatosi dalla cattedra, ci ha invitati a pregare insieme un’Ave Maria ed ha impartito la Santa benedizione. Immediatamente ed all’unisono con un fortissimo applauso è “ritornato” il suono dell’organo ad esprimere lo stesso sentimento con le note del canto DEO GRATIAS SEMPRE!, Inno al Santo Cottolengo, e dell’ ALLELIIA DELLA PICCOLA CASA. Durante il saluto del Papa ai malati che lo attendevano sulle carrozzelle alla destra del corridoio, ho eseguito numerosi canti del repertorio della nostra “Cappella Musicale diocesana”: LAUDATE DOMINUM (dalla raccolta Te Deum, Ed. Rugginenti, 2006), VERGINE DI LOURDES, NESSUNO HA UN AMORE PIU’ GRANDE, VOLTO DELLA BELLEZZA, MANE NOBISCUM, CANTERO’ LA TUA MISERICORDIA.
Nuove improvvisazioni sul Te Deum, quando il Santo Padre stava per uscire dalla “chiesa grande” per portarsi alla balconata e salutare la folla riunita nei cortili, e poi scendere dallo scivolo per le carrozzine e salutare i rappresentanti dei malati di SLA, proprio quel giorno, domenica 21 giugno, dedicata a loro. Dalla balconata Papa Francesco, con tono rinvigorito – direi ringiovanito – ha salutato i numerosissimi fedeli che occupavano i cortili adiacenti. C’erano anche numerosi studenti delle scuole del Cottolengo; Papa Francesco ha raccomandato agli educatori di curare molto l’insegnamento del catechismo. Un’altra Ave Maria abbiamo pregato insieme e successivamente all’Apostolica Benedizione impartita dalla balconata, “chiusura” in musica con il LAUDATE DOMINUM di Jean Paul Lecot e la prima esecuzione assoluta di un “Finale” per organo che scrissi l’anno scorso durante un mio soggiorno alla “Piccola Casa”.

Come ringraziare il Signore per il dono così grande di aver avuto la gioia e l’onore di suonare all’organo le sue lodi alla presenza del Santo Padre Francesco? Di accompagnare in musica questa visita così intensa del Vicario di Cristo in terra, che di Gesù è trasparenza ed immagine così perfetta? Non posso che esprimermi alla cottolenghina con un DEO GRATIAS che diventi sempre di più stile di vita quotidiano per me e la mia famiglia. Questo è ciò conta veramente: far fruttificare il seme che il Signore mette nel nostro cuore. E questi “incontri” sono incontri di cielo in cui il seme viene gettato con abbondanza ed in profondità. Deo gratias! E grazie a te, carissimo e grande Papa Francesco!»

Davide Tepasso
Sanremo, 24 Giugno 2015 Memoria della nascita di San Giovanni Battista