In stazione a Ventimiglia tra i profughi i consiglieri provinciali e il presidente Fabio Natta
Nella stazione si vice una situazione decisamente surreale: i migranti dormono sdraiati sul pavimento o sui marciapiedi esterni, mentre decine di volontari distribuiscono cibo e bevande.
Ventimiglia. Dopo il prefetto Silvana Tizzano anche i consiglieri provinciali nonché sindaci hanno deciso di effettuare un sopralluogo presso la stazione di Ventimiglia dove si sta vivendo l’emergenza dei profughi che vorrebbero oltrepassare il confine di Stato.
Tra loro il presidente Fabio Natta, Antonio Fimmanò, Carlo Capacci, Alberto Biancheri, Giacomo Pallanca accompagnati dal sindaco Enrico Ioculano.
“E’ un momento per tutti difficile. Siamo qui per sostenere il nostro collega di Ventimiglia Enrico Ioculano. La situazione è decisamente inaccettabile. Ci troviamo di fronte ad un problema di carattere europeo. Incomprensibile l’atteggiamento dei nostri cugini francesi”, ha sottolineato Alberto Biancheri, sindaco di Sanremo.
Per il presidente della Provincia di Imperia Fabio Natta “è importante in questo momento esprimere la nostra vicinanza all’amministrazione comunale di Ventimiglia. E’ stato dato un senso civico importante da parte di tutti”.
Nella stazione si vice una situazione decisamente surreale: i migranti dormono sdraiati sul pavimento o sui marciapiedi esterni, mentre decine di volontari distribuiscono cibo e bevande.
Da giorni gli stranieri vivono nell’attesa di poter superare il confine e raggiungere i loro parenti in Francia. “Questa non è l’Europa di cui ho sentito parlare – dice ai cronisti Mohamed, cittadino sudanese – qui non ho incontrato le stesse persone che venivano in Africa ad aiutarci. Gli europei facevano tutto per noi: ci sfamavano, vestivano e curavano. Quello che non riesco a capire è perché, ora che siamo qui, a questa gente non piacciamo più”.
E la risposta non tarda ad arrivare . Non arretra di un passo la posizione di Parigi, neanche di fronte alla crisi che si è creata a Ventimiglia. I migranti restano in città perché la loro protesta è una “lotta per i diritti umani”.