Emergenza profughi, a Sigonella arrivati i marines della “Regina”





A Sigonella e Mineo tra i marines della Nato che controllano il canale di sicilia
Sigonella (Catania). Da Sigonella a Imperia ci sono oltre 1400 chilometri di viaggio. E’ qui, in questa base militare strategica per il mar Mediterraneo, che sono partiti i raid della Nato in Libia per la guerra contro Gheddafi.
Oggi la base vive un’altra emergenza, quella dei profughi. Da qui i militari partono per il canale di Sicilia per intercettare i barconi carichi di immigrati ma anche pronti ad intervenire qualora l’Isis dovesse passare al di qua del Mediterraneo.
Da qualche giorno al “Sigonella Inn”, un bell’albergo della famiglia di Pippo Sergi sono arrivati anche i marines, quelli della Royal Navy di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra.
Affiancano la nostra Marina Militare, ma anche i marines di altre nazioni. Nelle settimane scorse erano arrivati anche tedeschi, norvegesi e canadesi. Sono soldati che fanno parte della Nato.
I profughi che sbarcano in Sicilia vengono trasferiti a Mineo e molti di loro poi raggiungono la Liguria e la Riviera di Ponente, quindi le province di Savona e Imperia. I marines fanno la scorta e controllano la parte di questa regione più esposta agli sbarchi.
I profughi vengono alloggiati a Mineo, già in un mondo che è un altro mondo. Sembrano fantasmi, vagano di qua o di là, s’infilano nei sentieri polverosi e scompaiono fra le zagare, si stendono al sole, comprano e vendono felpe, treccine, zucchero.
Ma cos’è questo luogo oltre le nostre frontiere conosciute che si ostinano a chiamare “Residence degli Aranci” e che è sperduto nella campagna siciliana? Cos’è questo mega-villaggio un tempo costruito a misura e gusto dei marines di stanza a Sigonella e che nel 2011 Berlusconi e Maroni hanno voluto trasformare nel centro governativo di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, villette a schiera che da lontano luccicano come un resort a cinque stelle e da vicino fanno venire i brividi?
A Mineo arrivano i superstiti di quei barconi ingoiati dal mare fra la Libia e l’isola di Malta; a Sigonella davanti al cancello c’é anche il reticolato con tutti quei soldati che imbracciano i mitra, si vedono anche i soldati che corrono e si allenano nel grande campo d’atletica. Sembra di vivere un film di guerra come Platoon.
Dopo una curva, lontano dalla base militare statunitense di Sigonella e lontano dal Sigonella Inn, sei in mezzo al niente. La Catania – Gela è famosa per tre cose: le prostitute colombiane e nigeriane che aspettano clienti nelle piazzole di sosta della strada provinciale, quindi il numero spaventoso di incidenti mortali e le automobili targate AFI dei marines che sfrecciano verso Sigonella (i tre elementi sono collegati tra loro).
Da qualche tempo si è aggiunta la presenza di richiedenti asilo asiatici e africani. Mentre nel resto d’Italia si protesta per i soldi sprecati nell’accoglienza e nessuno vuole i profughi sul proprio territorio, nella Piana di Catania sono i migranti a chiedere procedure rapide, dunque meno spreco di denaro pubblico, in modo che possano andarsene e raggiungere il resto della famiglia in Germania passando da Milano o Ventimiglia per la Francia.
Questa zona della Sicilia fra la piana di Catania e la parte occidentale dei Monti Iblei comprende una quindicina di comuni e si chiama Calatino. Ci sono manifesti dappertutto, dentro e fuori dal Cara di Mineo. Sono tutti uguali: “Calatino terra di accoglienza”. E ora ci sono anche i marines della Royal Navy.