Emergenza immigrati, quella fuga stoppata tra i pini marittimi

13 giugno 2015 | 19:54
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Emergenza immigrati, quella fuga stoppata tra i pini marittimi

Rafforzati anche i controlli in mare c’é il rischio che i profughi raggiungano a nuoto la Costa Azzurra

Ventimiglia. Sono solo pochi passi, un lungo rettilineo e la geografia non cambia. Mentone é l’America, Ventimiglia é il Messico.

Se fosse un film, o magari una storia partorita dalla fantasia di qualcuno, sarebbe una pellicola da grande schermo. Ma questa non è una storia e non è nemmeno un film: è la realtà della cittá di confine che ora vive nella piena emergenza profughi come Lampedusa o Mineo, in Sicilia.

Le aiuole ordinate della bella Liguria di ponente che tanto aveva fatto innamorare Monet, Biamongi e Orengo, scompaiono per lasciare spazio alla sporcizia, ai rifiuti abbandonati, agli stracci. Rami di pini marittimi o piante in mezzo alla strada servono ai migranti come sostegno per stendere i panni.

Anche l’atteggiamento degli ospiti non cambia. “Il cibo nin ci serve, ci sentiamo male, abbiamo problemi di stomaco, vogliamo solo andare in Francia”è la lamentela più diffusa, unita alla richiesta di sigarette.

Qualcuno li ha riforniti di tabacco e chi non fumava ha iniziato a farlo perché non sa come passare il tempo. L’America di Mentone dista solo pochissimi chilometri. Qualcuno ha anche tentato di raggiungerla via mare. Una nuotata disperata come Federica Pellegrini arrestata dalla polizia marittima francese che ha rafforzato i controlli. Ora il Canale di Sicilia é anche qui.

Ionannes, eritreo di 24 anni, ha visto sua madre morire mentre attraversavano il deserto. “Io ho spesso forti dolori allo stomaco, se vado in infermeria mi danno solo delle bustine, ma i dolori rimangono”, racconta un ragazzo del Gambia. Hanno le gambe tumefatte. Sono stati bastonati prima del viaggio per farli salire sui barconi per stiparli come sardine e iniziare la navigazione verso l’Italia. Il viaggio ora si é arrestato a Ventimiglia e chissá quante altre storie racconteremo ancora.