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Credo in Dio … – Credo la resurrezione della carne

4 giugno 2015 | 09:16
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Credo in Dio … – Credo la resurrezione della carne

Come Cristo è risorto e vive per sempre, così tutti noi risusciteremo nell’ultimo giorno

Il Credo cristiano culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti alla fine dei tempi, e nella vita eterna (CCC 988-1019)

“Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).

Dunque non risorgerà soltanto l’anima immortale: come accadde per Gesù Risorto, i nostri corpi, non più corruttibili grazie all’Eucarestia che ne ha fatto un tempio santo, si riuniranno con le nostre anime.

In conseguenza del peccato originale, l’uomo deve subire “la morte corporale, dalla quale sarebbe stato esentato se non avesse peccato”.

Ma, come Cristo è risorto e vive per sempre, così tutti noi risusciteremo nell’ultimo giorno. Gesù stesso lega la fede nella risurrezione alla sua stessa Persona: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà” (Gv 1,25)

La morte allora diventa simile ad un parto: un percorso luminoso, una “porta stretta” ed ineludibile per arrivare alla piena realizzazione di sé, perché è un innesto definitivo in Gesù, a cui tutto e tutti tendiamo.

Chiediamo conferma ai Grandi di questa visione della morte come tappa necessaria per risorgere:

“O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della misericordia e Dio li stringa al [suo] seno paterno!” (Faustina Kowalska)

“Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo”. (Sant’Ignazio di Antiochia)

“Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi” (S. Agostino)

Come avere la garanzia che non siamo dei “morti viventi”, ma piuttosto dei vivi destinati a non morire mai più? Proviamo a “cercare le cose di lassù” (Col 3,1), magari canticchiando questa canzone:

“Fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico.
Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio.
Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirti.
Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità che ho qui in terra di parlare con te”.

(di Franca Soracco)