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Benvenuto a casa mia: Ibrahim e la “casa” sugli scogli alla frontiera

23 giugno 2015 | 10:02
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Benvenuto a casa mia: Ibrahim e la “casa” sugli scogli alla frontiera
Benvenuto a casa mia: Ibrahim e la “casa” sugli scogli alla frontiera
Benvenuto a casa mia: Ibrahim e la “casa” sugli scogli alla frontiera

Ringraziamo ancora Lucia per la sua testimonianza e tutti i volontari che investono il proprio tempo a servizio del prossimo e dei più bisognosi

Inizia una nuova settimana e, anche se la prima emergenza è passata, continua l’opera silenziosa dei volontari, che si recano ogni giorno in frontiera per portare qualcosa da mangiare, qualche oggetto tenuto a lungo in disuso nelle nostre cantine ma molto utile per tutte quelle persone  che sono arrivate qui senza nulla. Ancora una volta è Lucia, la volontaria che collabora con il Seminario di Bordighera, a raccontarci la sua giornata… accolta nella piccola casa di Ibrahim.
Ecco le sue parole:
“Oggi sono stata accolta a casa di Ibrahim. Non è molto spaziosa, un metro per due in effetti. Eppure scavalcando la ringhiera del lungomare alla frontiera e facendo attenzione a non calpestare qualche lenzuolo o vestito abbandonato sugli scogli, una volta arrivati in quel rettangolo ormai “suo” lui è stato capace di accogliermi dicendo “welcome to my home” benvenuto a casa mia.
Si è pure scusato perché quello spazio non era troppo comodo. Abbiamo parlato un po’ prima di incontrare l’avvocatessa Alessandra Ballerini, giunta appositamente per rispondere alle domande dei numerosi migranti in stazione e al confine che rimangono confusi in merito alla loro situazione.
Sul marciapiede italiano alla frontiera, persistono i ragazzi del presidio permanente “no borders” che hanno avuto l’idea brillante di creare una sorta di stazione di ricarica ad energia solare per permettere alle persone con un cellulare di poterlo ricaricare anche da li.
Persiste anche il Signor Georges, il cittadino del mondo e francese che si vergogna, come lui ha scritto sul cartellone che tiene in vista in piedi alla frontiera. E’ sempre presente la croce rossa, attenta e laboriosa, la croce rossa francese e, a pochi metri, piantonati come dei colossi di Rodi, I gendarmi francesi che squadrano tutto e tutti.
Alla stazione invece qualcosa è cambiato ed in modo piuttosto evidente. Il numero dei migranti è diminuito sicuramente. Secondo qualche voce, in parecchi sono passati. Erano troppo stanchi di tutta quell’attesa di conoscere il loro futuro. Chi è rimasto invece, adesso puo’ dormire lontano dagli sguardi di tutti.
I vigili del fuoco e la protezione civile si sono adoperati a ripristinare degli ambienti dismessi nei pressi del dopo lavoro ferroviario. Un bambino africano di dieci anni (ad occhio) si diverte a gironzolare li intorno con una bicicletta che gli è stata regalata. Sembra contento mentre pedala, assorto.
Chissà nella sua mente in quale paese stava correndo in sella alla sua bici.”
Ringraziamo ancora Lucia per la sua testimonianza e tutti i volontari che investono il proprio tempo a servizio del prossimo e dei più bisognosi ricordando le parole del Vangelo: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40)