spazio papa francesco |
Altre News
/

Attimi di Papa Francesco – Il servo inutile

21 giugno 2015 | 11:58
Share0
Attimi di Papa Francesco – Il servo inutile

Diventa allora indispensabile non solo accettare la propria debolezza come un dono ma esigerla, chiederla al Signore come unico mezzo per raggiungere quella purezza di cuore che ci permette di introdurci in misteri superiori

“Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi,sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no,sarai il servo umile; ti prenderò persino il poco che hai … perché ti ho creato solo per l’amore.”( Mons. Lebrun ).

Chi vive di Eucarestia ci insegna che al seguito di Gesù non bisogna né correre né progredire lentamente,bensì lasciare che sia Lui a suggerirci (liberi nel Suo Amore) l’andamento del nostro passo,silenzioso, quotidiano forse anche impercettibile agli occhi del mondo, ma perseverante in pienezza di grazia.

La ricchezza di offrirti il mio niente,il mio essere un otre vuoto,un servo inutile capace solo di lasciarsi sorprendere dal tuo Amore che deve passare attraverso il mio cuore per raggiungere gli altri.

La consapevolezza della mia debolezza non deve essere paura di sbagliare, perché mi sento amata e accettata per quello che sono, posso usufruire in ogni istante della tua infinita misericordia e tutto quello che mi chiedi é semplicemente fidarmi di Te,

“…Ecco come gli occhi dei servi sono volti alla mano dei loro padroni … così i nostri occhi sono rivolti al Signore Nostro Dio…” (Salmo 123,2) proprio come i servi che traggono ogni forma di sostentamento unicamente dai loro padroni.

Papa Francesco nell’omelia del 18 giugno a S.Marta scuote la nostra sicurezza e arroganza dicendoci:<<…conoscere e confessare la nostra debolezza è proprio indispensabile … la debolezza ci porta a chiedere aiuto al Signore….non possiamo fare un passo nella vita cristiana senza l’aiuto del Signore, perché siamo deboli…>>.

Diventa allora indispensabile non solo accettare la propria debolezza come un dono ma esigerla, chiederla al Signore come unico mezzo per raggiungere quella purezza di cuore che ci permette di introdurci in misteri superiori alla nostra umana intelligenza, regalandoci quella semplicità di cui Gesù tanto si compiace: ” Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelati ai piccoli.”(Mt 11,25).

(di Rossana Morisi)