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Sergio Salvagno, l’uomo colpito dal razzo, é tornato nella sua Imperia

28 maggio 2015 | 19:26
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Sergio Salvagno, l’uomo colpito dal razzo, é tornato nella sua Imperia

Continua l’attività della Fondazione Amici di Sergio che raccoglie fondi per curare e coprire le spese legali

Imperia. La vita che all’improvviso si spegne durante una serata di festa. Sergio Salvagno, l’agronomo imperiese di 49 anni colpito da un razzo esploso da uno skipper americano durante le Vele d’Epoca lo scorso settembre, è stato dimesso dalla clinica specializzata don Gnocchi di Sarzana ed ora è ricoverato nella clinica Sant’Anna di Imperia, più vicino a casa e soprattutto più vicino ai parenti.

Sergio Salvagno è un uomo vivo per miracolo, ma la sua vita è diventata un calvario. Con il fratello Fulvio che lo segue come un’ombra comunica a gesti e con pazienza cerca di farsi capire. “Ha bisogno di piccole attenzioni, gli parlo in continuazione, lo assisto quando mangia – racconta il fratello – Assume farmaci tranquillanti per superare il dolore e fa fatica a comunicare. Non è una situazione facile da gestire ma ci proviamo”.

Salvagno ha anche bisogno di essere seguito da specialisti: logopedisti che lo possano aiutare a recuperare la parola, fisioterapisti che lo possano aiutare a camminare e psicologi che lo possano aiutare a superare quel trauma così grande da cancellare.

“Una situazione delicata – dice Silvana Lo Monaco, la moglie del professionista che prega e spera in un miracolo – noi ci proviamo e lottiamo con lui. Sproniamo Sergio affinché possa recuperare al più presto, si spera, la parola e anche a camminare. Noi siamo qui con lui e lo sosteniamo in questa battaglia. Non ci arrendiamo ora è il momento di stargli vicino e di convincerlo ad avere pazienza”.

Ed é tutto vero. Oggi a trovarlo c’era anche la mamma e lui quando l’ha vista le ha sorriso e stretto la mano. Una emozione forte per tutti. Ma non l’unica.

Domenica scorsa si è emozionato anche quando ha partecipato alla Cresima della figlia Anita. E’ stato un momento decisamente commovente e toccante per tutti e non poteva essere altrimenti per un uomo che era un grande professionista nel suo settore e legatissimo alla famiglia. “Questa tragedia ci ha segnati tutti molto profondamente – dice Fulvio Salvagno – La degenza a Sarzana si è conclusa, ma ora ci sono altri problemi da superare”.

Sergio Salvagno si muove assistito sulla sedia a rotelle, dice solo qualche parola, è semiparalizzato. Muove le mani, ma a malapena le gambe. Deve essere sottoposto ad una visita oculistica specializzata. Vivrà il resto della sua vita con un occhio di vetro.

Prima era stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure tra la vita e la morte, poi nella struttura dello spezzino e ora a Imperia. Ci resterà almeno un paio di mesi per poi essere sottoposto ad un’operazione di ricalottamento e per l’inserimento della protesi all’occhio.

William Mc Innes, 71enne perito chimico in pensione dell’Iowa, residente a Saint Tropez e proprietario di un due alberi a vela, inizialmente sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, è libero ma resta pur sempre indagato per lesioni gravi che ha causato all’agronomo imperiese. Lui, nel frattempo, è tornato in Costa Azzurra ed ha il suo passaporto.

L’inchiesta è condotta dal sostituto procuratore Marco Zocco. Le perizie sono state depositate e ora di tirare le somme. La famiglia più che alla parte penale della vicenda, guarda a quella civilistica. E temono che le assicurazioni possano mettere un freno al risarcimento. Per Sergio Salvagno sarebbe una beffa. “Non ci vogliamo neppure pensare e auspichiamo che la giustizia faccia il giusto corso”, dice la moglie.

Nel frattempo continua, senza sosta,  l’attività della Fondazione Amici di Sergio che raccoglie fondi per curare e coprire le spese legali di Sergio Salvagno. Da ricordare a questo proposito che si può contribuire al Fondo di Solidarietà “Amici di Sergio Salvagno” con qualsiasi somma di denaro che va versata con queste coordinate IBAN: IT54 L085 3010 5000 0040 0103 905 Banca d’Alba.