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Scajola: Minasso e il documento top secret, iniziato il processo

7 maggio 2015 | 10:19
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Scajola: Minasso e il documento top secret, iniziato il processo

E Minasso intervistato dai cronisti disse “Non sono mai stato minacciato”

Imperia. Si è aperto questa mattina in tribunale a Imperia il processo che vede imputato Claudio Scajola indagato per ricettazione. I guai sono relativi ad un dossier segreto.

Un’informativa datata 1998, nella quale un uomo fermato per possesso di cocaina faceva i nomi di presunti consumatori imperiesi, per altro mai indagati. Tra questi Eugenio Minasso, ex deputato Pdl poi avversario di Scajola che lo definì traditore.

Stamane il pm Alessandro Bogliolo ha chiamato a testimoniare anche Eugenio Minasso che sará ascoltato in una prossima udienza.

L’ispettore Ivan Bracco, capo della polizia postale ha raccontato in aula la perquisizione effettuato nello studio dell’ex ministro Scajola. “Sulla sua scrivania c’era una notizia di reato dei carabinieri. Quando eravamo mel suo ufficio c’erano la segretaria Sacco e l’avvocato Varaldo”. Il pm Bogliolo gli ha mostrato in aula il documento sequestrato nell’ufficio di Scajola che l’ispettore ha riconosciuto.

Un ex maresciallo in servizio a Imperia Mauro Bosticco, chiamato in aula, ha spiegato di non aver avuto notizie di Minasso come persona assuntore di sostanze stupefacenti.
Il sottufficiale insieme ai suoi uomini stava indagando su un traffico di droga che era poi sfociato in una raffica di arresti.

E’ stata chiamata a deporre anche Giuliana Fossati, impiegata del Comune. “Ho lavorato per l’ex mimistro nel suo staff con incarichi temporali cosí come previsto da direttive ministeriale. Ad Imperia lavoravo per Scajola con altre persone come la dottoressa Azzolina, la giornalista Alessandra Carbonini che aveva il ruolo di ufficio stampa, e quindi Roberta Sacco che era la segretaria del ministro. Io seguivo la parte politica e insieme alla Sacco mi occupavo di smistare la posta. Arrivavano bollette, lettere e documenti anche personali che non aprivamo. Quelle venivano depositate sulla scrivania dell’onorevole. Effettuavamo quindi una catalogazione. Dal 2010 sono tornata a lavorare in Comune ma di tanto in tanto facevo delle visite all’onorevole”. La Fossati non ha riconosciuto il documento dei carabinieri sull’annotazione che riguardava una notizia di reato.

Marco Preve, giornalista di Repubblica, ha raccontato di aver ricevuto una lettera anonima contenente una annotazione dei carabinieri che era arrivata alla redazione. “Si trattava di una informativa e a quella era seguita una verifica. Dopodiché é stato scritto un articolo giornalistico”. E Preve ha anche raccontato i “veleni” che c’erano all’interno del centrodestra. “Avevo chiamato anche Scajola per chiedere delle spiegazioni su questa informativa. Volevamo verificare il contenuto delle lettere anonime. Lui mi disse che in questa storia non c’entrava nulla”. “Minasso mafioso, drogato e impresentabile” era la voce che circolava in cittá.

Dopo Marco Preve é stata la volta di Roberta Sacco, l’ex segretaria dell’onorevole Scajola. “Ho avuto dei contratti con il ministero, con ła camera dei deputati e quińdi con la Fondazione Colombo. Io avevo mansioni di segreteria. Il mio rapporto di lavoro é cessato l’anno scorso quando sono stata indagata nel processo di Reggio Calabria e sono imputata. Quindi é intervenuto un accordo transativo fatto dagli avvocati e non ho altri crediti da incassare dal mio vecchio lavoro”.
Sacco ha spiegato come si svolgeva il lavoro in studio: “Ognuna di noi aveva delle mansioni. Mi occupavo di gestire la posta che veniva ritirata dalla cassetta delle lettere. Veniva aperta e poi depositata in una cartella sulla scrivania dell’onorevole. Ad esempio le lettere anonime non venivano aperte”.

Anche a Roberta Sacco é stata mostrata una annotazione dei carabinieri. “Non ricordo assolutamente l’anno, ma avevo visto un documento dei carabinieri senza però leggere il contenuto. L’avevamo lasciato sulla scrivania del ministro. Lo ricordo bene. Non era contenuto in una busta”.

É stata poi la volta di Alessandra Carbonini, giornalista e addetta stampa per Scajola: “Mi occupavo di mantenere i rapporti tra i giornalisti e l’onorevole Scajola. Ho lavorato dal 2001 al 2012. Ora sono collaboratrice per Repubblica”. Ad Alessandra Carbonini sono state chieste le mansioni che svolgeva nello studio di viale Matteotti. Anche alla giornalista é stata mostrata l’informativa dell’Arma. “Non ricordo mai di aver visto quel documemto”.

E un chimico Riccardo Rumori é stato chiamato in aula per capire attraverso una perizia che aveva compiuto con quale strumento erano state stampati i documenti che erano stati sequetrati. Ad esempio di un documento inviato al giornalista Preve. “Era stata fatta una comparazione ma non erano simili. Era anche impossibile cercare di datare il periodo in cui erano stati spediti i documenti. Ma alcuni documemti erano “sporcati” perché forse fotocopiati. In particolare quello spedito al giornalista Preve”.

E il pm Bogliolo ha rinunciato alla testimonianza del capitano dei carabinieri Sergio Pizziconi depositando però una annotazione di servizio.

La storia.
L’informativa venne recapitata a decine di indirizzi. Una fu trovata nell’ufficio di Scajola. Secondo l’avvocato di Scajola, Marco Mangia, l’accusa di ricettazione, contestata all’illustre cliente, sarebbe priva di fondamento: “Quel documento è la copia di un’informativa dei carabinieri che era stata fatta avere a Scajola attraverso un plico anonimo spedito per posta”.

E quando era scoppiato il caso Eugenio Minasso, intervistato dai cronisti alla domanda se si era fatto un’idea del perché Scajola detenesse quella documentazione aveva risposto: “Non lo so. Però io non sono mai stato minacciato. Ho saputo di questa cosa dopo il sequestro. Certo, quella frase di Scajola al coordinamento regionale, sentita da un giornalista, (“Conosco tutti i vostri segreti, scheletri nell’armadio, vi ho in pugno”, ndr), sembrava una minaccia. Ma per quanto mi riguarda se la minaccia era quella di far uscire un documento che riguarda un’altra persona era una scarsa minaccia”.

Il processo iniziato stamane ë stato aggiornato, sempre davanti al giudice Maria Grazia Leopardi, il 15 maggio per ascoltare i quattro testi della difesa. Mentre il 28 sará interrogato Scajola. Prevista anche l’audizione di Minasso. Il 5 giugno é prevista la discussione.

Il processo per Villa Ninina é stato fissato invece al 4 giugno con la deposizione di Scajola e dei periti. Non é stata fissata la deposizione.