Ora et labora, la vita “in ritiro” dei monaci di Villa Talla nel Val Prino
Padre Jehan è già riuscito a ricavare un orto che sta dando i suoi frutti quotidiani in termini di sussistenza alimentare
Imperia. “Ora et labora” (prega e lavora) 1500 anni dopo San Benedetto. Vivono ancora così, a Villa Talla, in alta Val Prino, i monaci benedettini che si sono insediati in una vecchia casa canonica del paese, ritirandosi in preghiera ma cercando in tutti i modi di rendersi utili al prossimo, alla gente del borgo e della vallata.
«La nostra è una piccola comunità ma anche e prima di tutto un apostolato che potrebbe testimoniare dell’assoluto e della maestà di Dio nel nostro mondo materialista – spiega padre Jehan De Belleville, che del minuscolo monastero fa da rettore – Il fondatore del nostro ordine (i Benedettini dell’Immacolata provengono dalla comunità monastica dell’Abbazia di Le Barroux, celebre perché segue strettamente e rigidamente la regola di San Benedetto e officia unicamente nel rito in lingua latina (il rito straordinario ripristinato da Benedetto XVI, ndr) – siamo arrivati qui a Villa Talla nel 2008. La nostra è esclusivamente un’avventura interiore, il cui unico movente è la sete. La sete di assoluto. La sete di un altro mondo, di verità e di bellezza, che la liturgia ravviva a punto di orientare lo sguardo verso le cose eterne».
«I monasteri – prosegue padre Jehan – sono dita silenziose levate verso il cielo, il richiamo ostinato, inesorabile, che esiste un altro mondo, di cui quello terreno è solo l’immagine, che l’annuncia e lo prefigura».
Il Monastero Santa Caterina da Siena di Villa Talla ha anche ricevuto il decreto vescovile. Padre Jehan, insieme ai suoi monaci, è già riuscito – da vecchi terreni incolti – a ricavare un orto che con cura certosina sta dando i suoi frutti quotidiani in termini di sussistenza alimentare. «Abbiamo la gioia di cogliere insalate, ravanelli, piselli – racconta padre Jehan – ma anche pomodori e patate, melanzane, cipolle, zucche e carote».