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L’incontro «Foi sans frontières» con Borghetti

19 maggio 2015 | 10:38
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L’incontro «Foi sans frontières» con Borghetti
L’incontro «Foi sans frontières» con Borghetti
L’incontro «Foi sans frontières» con Borghetti
L’incontro «Foi sans frontières» con Borghetti

Nella parrocchia di Ospedaletti martedì scorso l’incontro formativo per le tre diocesi di confine. «Il pastoral counseling
è una forma
di particolare cura delle anime che richiede capacità di ascolto e maturità»

Sono stati più di cinquanta i sacerdoti presenti all’ormai tradizionale appuntamento di «Foi sans frontères». L’incontro di approfondimento e scambio tra le tre diocesi di Nizza, di Monaco e la nostra. La parrocchia di San Giovanni Battista di Ospedaletti ha ospitato la conferenza di monsignor Guglielmo Borghetti e la solenne concelebrazione a chiusura della giornata.

«Ho detto di sì con gioia – così ha esordito il relatore – per due motivi. Il primo perché mi piaceva incontrare questa realtà, il secondo perché quest’incontro e la sua preparazione non mi sono costate a molto in quanto il tema del
pastoral counseling è
al centro della mia
personale attività a
cui da anni mi
dedico. Questa
tematica importante, affascinante ed,
oserei dire, decisiva è
 al centro del mio
 lavoro accademico.

La questione del
 pastoral counseling
si fonda sulla
relazione umana in
quanto relazione
immagine di quella che insiste tra le tre persone trinitarie. In alto, nella comunione della Trinità e dentro di essa si trova il fondamento dell’affermazione che l’uomo è persona, comunione e dono.

Questa è la premessa teologica ampia. Vi è poi una premessa di ordine antropologico che ci permettere di cogliere chi è l’uomo nell’«essere con» e nell’«essere per»
Il terzo passaggio, che vorrei tenere presente è la questione della qualità della relazione. Il sociologo e filosofo Baumann ha scritto della liquidità e della la leggerezza dell’ascolto e dell’accompagnare l’altro.

Il pastoral counseling nasce negli anni trenta negli Stati Uniti d’America per essere importata nel Regno Unito. Prende origine in ambito protestante e nasce in ospedale dove la qualità della relazione gioca un ruolo molto forte. Vi sono state difficoltà per il pastoral counceling di entrare nella cultura franco–italiana».

I sacerdoti hanno così potuto approfondire il significato del pastoral counceling che non è un’invenzione ma piuttosto la riscoperta della cura animarum, nella dimensione di cura personale e dell’importante ascolto dei fedeli. Il relatore ha voluto porre l’accento su che cosa non sia il pastoral counceling, che non va confuso nè con la direzione spirituale nè non psicoterapia.

Il counceling che può essere formale o informale, strutturato o non strutturato è in estrema sintesi il lavoro silenzioso fatto di ascolti, di pazienza, di sostegno e di aiuto nei confronti di ogni fedele in difficoltà e che chiede un consiglio, quando si presenta al presbitero, al religioso e al fedele laico maturo spiritualmente. La relazione e la comunicazione sono sono al centro.

Come suo compito fondamentale si propone di aiutare la persona ad aiutare se stessa a risolvere i problemi o il problema della sua vita facendo appello alle sue risorse e a sostenere le decisioni. Il pastor counceling è efficace per chiarire quello che si ha in se stessi per risolvere la problematiche personali, relazioni e sociali.

Non è la direzione spirituale, che dovrebbe aiutare a comprendere lo stile personale di preghiera e la volontà di Dio sulla persona qui ed ora. Non è compito del counselor curare un disturbo psichico in quanto questo è proprio dell’attività dello psichiatra e dello psicoterapeuta. L’antropologia cristiana va dichiarata all’inizio aiutando colui che si trova in difficoltà a trovare comprensione alla luce della rivelazione.

Il counselor per primo deve curare la propria maturità affettiva conoscendo il percorso formativo sull’essere se stesso, accettando se stesso e possedendendo una discreta autostima, per poi donarsi.

Al termine di un ricco dibattito vi è stata la celebrazione ecuristica presieduta da monsignor Antonio Suetta con il quale hanno concelebrato il vescovo di Nizza monsignor André Marceau e l’arcivescovo di Monaco monsignor Bernard Barsi ed il relatore stesso da pochi mesi vescovo coadiutore di Albenga – Imperia.

(di Don Ferruccio Bortolotto)