Desidero dedicare ancora alcune puntate di questa Rubrica alla Beata Chiara Luce, a vantaggio di coloro che non hanno avuto la possibilità di vivere l’intenso e commovente momento, affinché possano trarre consolazione e forza da questa ragazza così normale e così speciale.
Cari amici ammalati, se domenica avete partecipato al Convegno Annuale in Seminario, sarete ancora “raggianti”.
Non può e non deve essere diversamente, perché’ una simile testimonianza sulla vita e la morte di Chiara, resa dai suoi genitori ed amici, non ci lascia indifferenti, e neppure uguali, ma ci fa crescere. E noi dobbiamo essere “missionari” e trasmettere a nostra volta quanto abbiamo ricevuto.
La Chiesa ci propone quale modello la Beata Chiara Luce affinché possiamo constatare che è possibile trasformare il proprio dolore, le proprie difficoltà, le proprie ansie, in amore! Chiara ce l’ha fatta, dopo aver pregato solo 25 minuti per affidarsi al Signore.
Non si tratta ovviamente di amare il dolore in quanto tale (il cristiano non è chiamato a desiderare la sofferenza), ma di vivere la malattia come luogo di ricerca di senso, e quindi a tramutarlo in preghiera.
Per questo motivo ogni mese l’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute vi affida una intenzione di preghiera comunitaria, che per maggio è la seguente: “L’esempio e l’intercessione della Vergine Maria ci aiuti ad essere capaci di prestare più attenzione a chi è lontano da Dio e si trova in difficoltà”.
Desidero dedicare ancora alcune puntate di questa Rubrica alla Beata Chiara Luce, a vantaggio di coloro che non hanno avuto la possibilità di vivere l’intenso e commovente momento, affinché possano trarre consolazione e forza da questa ragazza così normale e così speciale.
Richiediamo anche la sua intercessione, per noi stessi e per coloro vivono esperienze di difficoltà, perché quest’ultime diventino più sopportabili.
(di Henricus Otten)