Il cieco di Gerico… – La comunione spirituale, questa sconosciuta
Ricordiamoci di
Leggo su La Civiltà Cattolica un articolo sulla Comunione Spirituale; l’articolo, invero, tratta prevalentemente degli effetti della medesima su altre categorie di persone che non riguardano la nostra Rubrica, ragione per la quale ho compiuto anche altre ricerche per fornirvi informazioni precise.
L’argomento è delicato e nella storia non è stato sempre interpretato uniformemente, per cui mi astengo doverosamente dall’esprimere pensieri personali in merito. Intanto definiamola: “Desiderio di unirsi al Signore Gesù presente nell’Eucaristia: una unione non sacramentale, ma mistica, che procede dalla fede ed è animato dalla carità”.
La Bibbia, seppure in nuce, ne tratta: “Come una cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio” (Salmo 41) e “Rimanete in me e io rimango in voi” (Gv 15,4) e “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama; chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21) e prosegue in 14,23 “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Ne hanno trattato molti Padri, grandi teologi tra i quali San Bonaventura, Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, oltre al Concilio di Trento. Più vicini a noi Don Bosco “Se non potete comunicarvi sacramentalmente, fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore” e nel tempo presente (dopo il Vaticano II che non ne ha parlato): San Giovanni Paolo II nella Ecclesia Eucharistia: è opportuno coltivare nell’animo il costante desiderio del Sacramento Eucaristico nella Comunione Spirituale felicemente invalsa nella Chiesa e raccomandata da Santi Maestri di vita spirituale.
E fa seguire l’esempio di Santa Teresa di Gesù che scriveva “quando non vi comunicate e non potete partecipare alla messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qualcosa è assai vantaggiosa”. Anche Benedetto XVI ne scrive, chiamandola Comunione di desiderio.
Ma dobbiamo evitare l’errore di pensare che la comunione spirituale sia il sostituto di quella sacramentale e comunque una vera comunione spirituale è possibile solo a coloro che sarebbero in grado di ricevere quella sacramentale in quanto in stato di grazia.
Dunque, cari amici, se siamo desiderosi di comunicarci con l’Ostia, ma ciò ci è impedito dal nostro essere ammalati, sappiamo che Gesù vuole venire ogni giorno nel nostro cuore, e sant’Agostino ci assicura: “Credi, e tu avrai mangiato!”, cioè desidera con fede l’Eucaristia, e tu sarai nutrito da questo alimento divino.
Il Curato D’Ars: “Quando sentiamo che l’amor di Dio si raffredda, corriamo presto alla comunione spirituale”. Per gli innamorati di Gesù Eucaristico dunque la comunione spirituale è sempre a portata di mano! Unione tutta spirituale, ma reale “perché l’anima vive più dove ama che dove vive” dice San Giovanni della Croce.
Non importa se non ricordiamo la formula di Sant’Alfonso de’ Liguori, l’importante è la disposizione con cui si fa perché produca gli stessi effetti della sacramentale.
Privilegio esclusivo è che possiamo farla più volte al giorno, ma ricordiamoci di <disturbare> il nostro Parroco, il quale di persona, o tramite Diaconi o Ministri Straordinari, sarà veramente lieto della nostra richiesta di ricevere anche Gesù Sacramentato direttamente al nostro domicilio.
(di Henricus Otten)