
è la santità della preghiera che rende santo l’altare, la divinità delle offerte che rende preziosi i vasi che le contengono, la dignità dei cristiani ad adornare le vesti indossate e non viceversa
Quando il chierichetto offre il suo servizio deve ricordare che si muove intorno ad un altare, nello spazio santo della casa di Dio, dove occorre mantenere l’esatta percezione e proporzione delle cose: è la santità della preghiera che rende santo l’altare, la divinità delle offerte che rende preziosi i vasi che le contengono, la dignità dei cristiani ad adornare le vesti indossate e non viceversa.
Un buon chierichetto prepara ogni cosa con cura, ma il suo fine non è la bellezza dell’azione o dei gesti in sé, ma che essi celebrino la bellezza e lo splendore del Signore.
Un buon chierichetto ama il Signore con tutto il cuore, desidera che la celebrazione sia dignitosa e bella per la gloria di Dio, lavora quindi con gratuità e senza cercare un contraccambio.
Un buon chierichetto ha a cuore che il celebrante, i ministri e l’assemblea tutta possano pregare bene, sa intervenire nei momenti giusti e sa rispettare l’attenzione e la partecipazione di ciascuno e prende parte egli stesso alla celebrazione senza lasciarsi distrarre o assorbire dal servizio, tanto da dimenticare Colui che si sta celebrando.
Un buon chierichetto scoprirà nella liturgia una vera scuola di preghiera per alimentare la crescita spirituale e imparare a vivere con maggior frutto e partecipazione i Sacramenti, la Parola di Dio, l’Anno Liturgico.
(di don Diego Basso – Responsabile Ufficio Diocesano Ministranti)