Giovani chi cercate…? – Una testimonianza personale…
Chiediamo al Signore la grazia di sapere anche noi ascoltare coloro che incontriamo per poterlo servire là, nella famiglia, sul lavoro o nel servizio che svolgiamo, dove saremo chiamati a diventare lievito, sale e luce
Vorrei oggi parlarvi di qualcosa di assolutamente quotidiano e normale, ma che non siamo più abituati a riconoscere e a raccontare: perché il nostro sguardo rischia di diventare incapace di vederlo, abituato a posarsi solo su ciò che vi è di negativo.
Forse abbiamo perso l’abitudine al bene.
Alla normalità di qualcosa che non fa notizia e che, lo diciamo sempre, non riempie le pagine dei giornali.
Voglio parlarvi allora di una persona che ho conosciuto nella mia vita e che è tornata alla Casa del Padre in questi giorni.
Una persona seria, onesta come – ne sono convinto profondamente – ce ne sono ancora tante. Persone capaci di vivere senza fare, appunto, notizia ma, che, per chi le ha conosciute, sono quella “buona notizia” che ci dice che è possibile vivere da cristiani anche in un mondo complesso e difficile come il nostro.
Parlo del dottor Rinaldo Boeri, sindaco di Pompeiana, marito e padre, che con una vita “normale”, ha lasciato a chi lo ha conosciuto un esempio importante. Non voglio assolutamente fare un panegirico – lui non lo avrebbe accettato e sopportato – ma vorrei solo, in poche righe, fare a me stesso qualche domanda.
Quanti di noi sono capaci di coniugare la vita familiare, quella lavorativa e il servizio politico (perché la politica, fatta seriamente, è il servizio più prezioso) con impegno, serietà e onestà?
Oggi parliamo di qualcuno che si è “messo in gioco”, pur potendo vivere una vita “tranquilla”, accontentandosi dei suoi impegni familiari e professionali. Invece ha sentito il desiderio di fare qualcosa per il suo paese. Ed in tutte queste occupazioni ha sempre dato il meglio di sé.
Ha vissuto da cristiano. Si è posto degli interrogativi di fronte alla realtà nella quale è cresciuto ed ha sentito il dovere di impegnare le proprie energie come amministratore.
Quello che spesso noi non abbiamo il coraggio di fare. Non è tanto difficile trovare le “motivazioni”, che sono però scuse.
“Perché non ne vale la pena; chi me lo fa fare?”
“Perché sono tutti disonesti, e poi non mi interessa quello che succede”.
Il cristiano non ragiona così.
Sente invece di essere chiamato a vivere nel mondo, lo dice il Vangelo, come “sale e luce”. Scopre nel suo cuore il desiderio e la vocazione ad essere “lievito”, a perdersi per dare vita.
Come dicevo prima non si tratta di beatificare qualcuno, ma di riconoscere che ci sono persone capaci di vivere in pienezza la loro vocazione di cristiani. Persone che, come tutti, si portano dietro un bagaglio che contiene limiti e difetti, ma capaci anche di servirsi dei talenti ricevuti e di farli fruttare. Perché il nostro peggiore difetto è non usare le qualità, poche o tante, che il Signore ci ha dato. Così il talento ricevuto fruttifica e produce bene per tutti.
Così, anche nel dolore che si prova nel perdere queste persone, possiamo riconoscere che sono state, per noi, un esempio.
Questo è anche uno degli aspetti che mons. Suetta ha sottolineato nella sua omelia durante le esequie dello scorso mercoledì.
In questo momento di dolore, la vicinanza alla moglie, alla figlia ed al padre vissuti nella preghiera alimentata dalla speranza cristiana che “la vita non è tolta, ma trasformata”, diventano anche riconoscenza per quello che Rinaldo ci ha dato.
Mi piace, infine, ricordare il saluto della figlia Federica al suo papà, quando ha ricordato una frase che a lei, neolaureata in medicina a 24 anni, il padre ha rivolto, chiedendole di essere sempre capace di ASCOLTARE i suoi pazienti, perché la cura inizia da qui.
Chiediamo al Signore la grazia di sapere anche noi ascoltare coloro che incontriamo per poterlo servire là, nella famiglia, sul lavoro o nel servizio che svolgiamo, dove saremo chiamati a diventare lievito, sale e luce.
(di Nuccio Garibaldi)