Rubrica Giovani

“Chi cercate? …Dic nobis, Maria: quid vidisti in via?”

1 aprile 2015 | 07:26
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“Chi cercate? …Dic nobis, Maria: quid vidisti in via?”

Quella stupenda immagine di Maria di Magdala che cerca Gesù al sepolcro e lo incontra senza riconoscerlo è – per me – una delle pagine più poetichedi Giovanni (cap 20). Il Risorto si rivolge a Maria e le domanda: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”

Di fronte ai tanti interrogativi che ci siamo posti nelle scorse settimane, sul significato e sul senso della vita, i giorni della Settimana Santa possono essere la risposta che cerchiamo al nostro bisogno di felicità.
Perché la Pasqua rappresenta l’evento che apre quello spiraglio, quel varco oltre il quale, nella fede, il nostro pellegrinaggio individua la meta verso la quale siamo in cammino.

Ecco perché vorrei scrivere solo poche righe: perché la risurrezione di Gesù non si impone in maniera cogente, ma si offre, come ai discepoli di Emmaus, chiedendoci un impegno responsabile ed attivo.
Quello di ascoltare la sua Parola, di dialogare con il Maestro, di riconoscere la durezza del nostro cuore, di sederci a mensa e nutrirci di quel Pane che è pegno di Vita eterna.

La Quaresima è il paradigma della nostra vita. Una vita di ricerca, di fatica, di stanchezza e tradimenti. La traversata di un deserto che spesso, per tanti fratelli e e sorelle, sottopone a prove drammatiche. E per tutti, inevitabilmente, arriva anche il momento in cui siamo chiamati a salire – carichi del peso della nostra croce – sul Calvario.

Agli occhi di chi non crede la sofferenza e la morte drammatica del Cristo assomigliano alle mille agonie che ci portano non a incontrare Dio, ma a rifiutarlo. A domandargli ragione della sofferenza e del male che rende opaca la bellezza del creato. E nasconde il Creatore.
"Egli svuotò se stesso assumendo una condizione di servo… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce". (Filippesi 2, 7-8)

Il Crocifisso viene nel mondo non per eliminare la sofferenza e la morte, frutto del peccato, ma per farsi nostro compagno di viaggio.
Il migliore augurio di Pasqua che posso farvi è quello di vivere nella preghiera la grazia di questo tempo santo. Di lasciarvi coinvolgere, nella vostra comunità, insieme ai fratelli e alle sorelle, dalla bellezza della celebrazione del Triduo, per incontrare Lui: il Signore della vita.

Fatevi discepoli e discepole se davvero volete essere ricolmi di quella gioia che solo Lui può dare!
Quella stupenda immagine di Maria di Magdala che cerca Gesù al sepolcro e lo incontra senza riconoscerlo è – per me – una delle pagine più poetiche del Vangelo di Giovanni (capitolo 20). Il Risorto si rivolge a Maria e le domanda: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?".

Questa domanda Egli la pone anche a noi, quando siamo stanchi e sfiduciati e tutto ci sembra inutile e grigio. "Chi cerchi?"
Ma i nostri occhi sono forse ancora incapaci di riconoscerlo.

Fino a quando, però, Gesù ci chiama per nome. E la sua voce, come un abbraccio d’amore, ci svela chi siamo. Poiché in Lui ci riconosciamo amati in modo unico ed irripetibile, ma non esclusivo. Infatti è la scoperta dell’Amore, della felicità, che cerchiamo con un’ansia che solo un cuore capace di restare giovane riconosce, che ci spinge all’incontro con l’altro. Per condividere la buona novella della salvezza.

Lì, quando saremo chiamati per nome, lo incontreremo. Solo però se saremo capaci di portare al sepolcro vuoto le nostre domande, le tristezze ed anche tutte le speranze ed aspettative.

Lui aspetta che lo cerchiamo. Lui che da sempre ci cerca.

Santa Pasqua a tutti, a tutte.

(di Nuccio Garibaldi)