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La Chiesa ha celebrato la 37esima edizione della Giornata per la Vita

6 febbraio 2015 | 23:12
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La Chiesa ha celebrato la 37esima edizione della Giornata per la Vita

La giornata è stata istituita dai Vescovi italiani per sottolineare che la vita è un dono da accogliere, da custodire, da proteggere specialmente nei confronti delle persone più deboli ed indifese

Nella prima domenica di febbraio la Chiesa italiana, celebrando la ormai tradizionale Giornata per la Vita giunta alla 37.ma edizione, ha invitato a riflettere sul tema “Solidali per la Vita”. Tema quanto mai attuale di fronte ai numerosi fatti di violenza alla vita dell’uomo.

La giornata è stata istituita dai Vescovi italiani per sottolineare che la vita è un dono da accogliere, da custodire, da proteggere specialmente nei confronti delle persone più deboli ed indifese, e questo perché il credente guidato dalla parola del Signore riconosce che: “Il dono più grande non è fatto di cose, ma di noi stessi: allora anche l’ultima creatura ha qualcosa da donare” (Don Primo Mazzolari).

Una vita annientata o conculcata è una enorme perdita per l’intera umanità, anche per questo l’ONU afferma con un atto solenne che: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona" (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, art. 3).

Questa dichiarazione è fondata sulla legge morale universale che impegna ad evitare il male e a compiere il bene, legge resa esplicita e codificata nei Comandamenti di Dio, trasmessi mediante il ministero di Mosè al popolo dell’Alleanza sinaitica, norme che Gesù ribadisce e perfeziona con il suo insegnamento.

Eppure si nota che sovente le scelte concrete sono prese incoerentemente, anche dai cristiani, a prescindere dai valori affermati.

È un segno del decadimento morale di una società che, regolata da una mentalità efficientista, individualista, cerca soluzioni sbrigative al fine di raggiungere quanto desiderato, senza remore etiche, né attenzione e rispetto della dignità della persona umana.

In questa situazione è doveroso che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, come avverte T.S. Eliot: “Facile il mestiere del riformatore: è uno che pensa che le cose da cambiare siano sempre fuori – nella società, nelle leggi – e mai dentro l’uomo: a cominciare da se stesso!”.

DON GIACOMO SIMONETTI