Lectio Divina |
Sanremo
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Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio

7 febbraio 2015 | 12:20
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Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio
Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio
Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio
Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio
Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio
Il personaggio di Naaman il Siro ha accompagnato la Lectio Divina guidata dal vescovo Antonio

Ecco, ora so… “io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura” (Ger 29, 11)

La vicenda di Naaman il Siro, figura forse poco conosciuta, è risultata essere ricca di spunti di riflessione per la quotidianità di ciascuno. Egli, infatti, sembra assomigliare ad un amico che confida, in un qualsiasi momento della giornata, la sua storia di vita mentre i fatti sono narrati nel secondo libro dei Re (2Re 5, 1-19) all’interno del ciclo narrativo dedicato alle vicende del profeta Eliseo.

Attraverso la meditazione del vescovo è stato possibile comprendere che, per la salvezza del Signore, occorre non solo essere disponibili ad accogliere i doni di Dio ma a farlo con cuore sincero, accettando la sua logica e non solo pretendendo.
Naaman, infatti, pretende di guarire ma non vuole mendicare, vorrebbe con Dio un rapporto alla pari, vorrebbe pagare per ottenere un servizio ma senza entrare in relazione con lui, vorrebbe chiedere senza sentirsi in debito.

Anche noi, a ben pensarci, facciamo lo stesso dall’alto delle nostre presunzioni e come ha sottolineato il vescovo: “preferiamo il conto stretto della giustizia piuttosto che l’abbraccio spiazzante della misericordia, perché ci spiazza. Vorremmo che Dio ci fosse ad esaudirci, ma come distributore di miracoli e di grazie, senza instaurare un rapporto… <tu mi guarisci, io ti pago ma non ci conosciamo più>. Dio non ci sta, non per umiliarci ma per svelare fino in fondo la persona, prode e lebbrosa insieme, proprio come Naaman”.

La Parola di Dio ci dice che Naaman era un uomo prode ma lebbroso, una condizione di forte limite che ben rispecchia la vita di ciascuno oscillante tra valore e limite: in certe occasioni ci sentiamo forti e diventiamo presuntuosi mentre in altri siamo in difficoltà e cadiamo in depressione. Accettarsi come prodi e lebbrosi significa quindi ammettere questa dimensione conflittuale: il desiderio di bene insieme alle tendenze egoistiche, gli aspetti maturi accanto a quelli ancora infantili, essere umili nella nostra umanità e contemporaneamente grati per l’Amore del Padre.

Altro tema della serata protagonista della serata è stato la coincidenza e i “per caso” letti nel brano: una ragazza per caso deportata, per caso a servizio della moglie di Naaman, che sente parlare del profeta per caso. “Ma davvero succede tutto per caso? – chiede un po’ provocatoriamente il vescovo – Naaman sembra muoversi casualmente mentre invece è portato e guidato”.

Molti aspetti della nostra vita ci appaiono così, slegati e disordinati, senza che una volontà amorosa li abbia pensati per noi. Eppure quando guardiamo al passato, a distanza di tempo, riconosciamo che egli c’era e ci ha parlato ed ammaestrano anche attraverso quegli eventi apparentemente imprevisti e non voluto.

I servi avevano chiesto a Naaman “ma tu cosa cerchi davvero?” questa domanda può essere rivolta a ciascuno in ogni momento.

La meditazione del vescovo Antonio ha permesso di comprendere che forse più che di essere guariti ci interessa essere riconosciuti. La malattia e la difficoltà sono vergognose ed offuscano la grandezza personale; per ottenere quello che vogliamo siamo disposti a compiere grandi gesti ma quando ci viene chiesto di affidarci non siamo capaci, iniziamo a caricarci di domande che ci portano a considerare banali quelle piccole richieste e non siamo più disposti a farle perché ci sembrano ridicole. In realtà, la storia di Naaman, ci insegna che spesso quello che ci serve lo abbiamo già e che Dio non chiede un solo gesto straordinario ma tante piccole azioni quotidiane.

Questo viene ben spiegato dal vescovo: “dobbiamo imparare ad abbandonarci al Signore senza opporre resistenze, immergendoci come Naaman nella sua volontà e nel suo Amore, anche quando questo tuffo sembra farci sprofondare senza sicurezze e senza visuale in un’obbedienza faticosa e umanamente incomprensibile. È una traccia per la quaresima”.

Ecco, ora so… “io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura” (Ger 29, 11)

Il prossimo appuntamento sarà venerdì 6 marzo con il personaggio di Giona