PerCorso |
Sanremo
/

Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”

6 febbraio 2015 | 10:17
Share0
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”
Il magistrato Gian Carlo Caselli a PerCorso sul tema “giustizia e legalità”

Il prossimo appuntamento è fissato per l’11 marzo con la relazione di Luigi Amicone, direttore di “Tempi”, scrittore e giornalista che affronterà il tema: Non basta parlare: bisogna parlare seriamente”

Si è svolto ieri sera nel Salone Giovanni Paolo II di San Remo il mensile appuntamento con PerCorso, l’incontro di formazione pensato non solo per chi è già membro attivo della Chiesa ma anche per coloro che ne sono lontani con la partecipazione del magistrato Gian Luigi Caselli.

Ad introdurre la serata è stato mons Antonio Suetta: “Sono lieto di salutare e ringraziare il Dott. Caselli, che mi agevola il compito perché non ha bisogno di presentazioni. Conosciamo la persona, l’impegno e la sua storia. Lo ringrazio per aver accettato di intervenire in questo itinerario che ci introduce nella vita della società e di farlo con l’occhio attento ai valori cristiani della verità e della giustizia”.

Caselli ha quindi preso la parola e, dopo i ringraziamenti iniziali, ha trattato il tema di “Giustizia e Legalità”, argomento sempre attuale e all’ordine del giorno da parecchio tempo.

“Legalità e giustizia – ha detto il magistrato – sono parole che spesso vengono utilizzate come sinonimi ma, in realtà, non sono assolutamente la stessa cosa ma nettamente diversi, infatti, legalità significa osservanza delle norme scritte ed è la base per procedere verso la giustizia che invece va oltre le regole scritte ed ha come finalità un’equa distribuzione delle risorse”.

In questo senso la norma scritta aiuta gli ultimi la legalità, ossia l’osservanza formale, sostiene ancora di più gli ultimi a progredire ma, per funzionare, deve necessariamente integrarsi con la responsabilità personale dei singoli, unica strada per arrivare ad una vera giustizia.

Facendo un parallelismo il relatore ha accostato il vangelo, che nel brano delle beatitudini parla di fame e sete di giustizia (Mt 5,6) con l’articolo 3 della Costituzione che dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
”.

Questo articolo fa si che il diritto costituzionale invece di limitarsi “soltanto” alla tutela si proietti nel futuro, in una dimensione di cambiamento; una sorta di rivoluzione nella direzione della crescita in modo da creare condizioni che agevolino l’avvicinamento alla giustizia.

La legalità è quindi una precondizione della giustizia ma nell’attualità del nostro paese non gode di buona salute.

Il Dottor Caselli ha poi riproposto il testo “Educare alla Legalità” edito dalla Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace della C.E.I. il 4 ottobre 1991 citando in particolare la seconda parte dal titolo “Eclissi della legalità”, denunciando di conseguenza le cifre negative che si scontrano con l’efficienza del sistema della giustizia come, ad esempio, la durata dei processi che mortifica la pretesa di legalità.
In quest’ottica il brano di inizio anni Novanta è profetico perché in Italia non si sono ancora verificati i casi di Tangentopoli e i maxi processi alla mafia scoppiati negli anni seguenti ma a distanza di quasi venticinque anni la situazioni è per certi versi peggiorata e il Paese delle regole è continuamente ai ferri corti con il Paese dei furbi e degli impuniti, rafforzata dall’idea che “fan tutti così” “va così da che mondo è mondo…” e dai mass media che diffondono il messaggio “non importa quello che sei, non importano i tuoi contenuti… importa solo l’immagine che sai offrire di te. Un’ immagine che deve essere palestrata o siliconata e sempre sorridente” ma nel momento in cui si dice che conta solo l’immagine passa anche l’idea che il diritto ha quasi il dovere di scavalcare e superare gli altri con ogni mezzo.

Il magistrato ha poi concentrato la sua attenzione sulle situazioni più intolleranti di illegalità che sono quelle che riguardano il profilo economico:
Evasione fiscale: 120 miliari terzo paese al mondo
Corruzione: 60 miliari l’anno (dalla corte dei conti)
Economia Mafiosa: 150 miliardi l’anno

È evidente che la legalità è la chiave per affrontare i grandi problemi sociali che ci affliggono e la strada giusta per un percorso che ci avvicini ad una maggior giustizia che oggi è dato di registrare.

Ha circostanziato poi Caselli: “Noi paghiamo una tassa occulta di 1000 euro l’anno, anche i neonati e questa è una rapina ai giovani, che determina il crollo di credibilità della nostra economia e di tutti i servizi atti ad assicurare legalità e giustizia nel Paese: mafia, sicurezza urbana, reati, ci sono meno soldi per combatterli, per sperare concretamente in un futuro che valga la pena di essere vissuto”.

“Deve passare il concetto sano e giusto – ha continuato il relatore – che rispettare la legge ci conviene, per disegnare un quadro che offra a tutti speranza di vita migliore e a prevalere non saranno più i rapporti di forza e gli interessi particolari. Perché la corruzione è anche un impoverimento, una sottrazione alla collettività, l’opera pubblica che costerebbe 100 costa alla collettività 15 e se queste risorse non fossero sottratte, avremmo una qualità di vita migliora: centri per anziani, ospedali attrezzati, scuole più efficienti ecc.”

Nella parte conclusiva è stato poi ripreso quale punto del testo della C.E.I. e dato ampio spazio ad un dibattito.

In allegato è possibile trovare il testo della C.E.I. a cui il relatore si è riferito mentre nei prossimi giorni verrà pubblicato il VIDEO integrale della conferenza.

Il prossimo appuntamento è fissato per l’11 marzo con la relazione di Luigi Amicone, direttore di “Tempi”, scrittore e giornalista che affronterà il tema: Non basta parlare: bisogna parlare seriamente”.