L'annuncio della gioia |
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OMELIA di S. Ecc. Mons. Antonio Suetta in occasione dell’ordinazione presbiterale di Don Claudio

7 dicembre 2014 | 20:34
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OMELIA di S. Ecc. Mons. Antonio Suetta in occasione dell’ordinazione presbiterale di Don Claudio

L’ordinazione presbiterale di don Claudio Luigi Fasulo è stata celebrata oggi nella Basilica Santuario della Madonna Miracolosa di Taggia

Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio. Non si tratta dell’inizio di un libro, ma di un avvenimento, di una vicenda capitata dentro la nostra storia. Quale vicenda, quale storia? L’avventura di una persona chiamata "Gesù Cristo" che è "Figlio di Dio". Veramente uomo come noi e veramente Dio, Egli è il Verbo che si è fatto carne ed è venuto a dimorare in mezzo a noi.

Questa presenza, questa dimora è un "inizio". Nel trascorrere ciclico del tempo umano, nel monotono ripetersi delle stesse cose, in Lui è avvenuto un vero e proprio "inizio". Un imprevisto che ha il carattere di "vangelo", cioè di una notizia finalmente buona che può cambiare la storia. E la buona notizia, il vangelo non è che Lui stesso, Gesù Cristo il Figlio di Dio.

Nel contesto di tale nuovo e gioioso inizio, la nostra Chiesa di Ventimiglia – San Remo oggi è ancora di più in festa per l’Ordinazione presbiterale di un suo figlio.

Si compie un cammino di ascolto, di discernimento e di risposta; si apre una vita di missione, di servizio e di testimonianza.
E tu, carissimo don Claudio, oggi vieni costituito presbitero per annunciare a tutti con la parola, con la vita e soprattutto con la capacità di agire nel nome e nella persona di Cristo che questo inizio, questo disegno di amore è attuale e a portata di mano per ogni uomo.

Un disegno d’amore che si è manifestato come annuncio di gioia anche dalle parole di Isaia ascoltate nella prima lettura: “Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata…”.

È il vangelo della gioia, il lieto annuncio della salvezza di Dio, il dono di grazia promesso da Dio e fatto carne nel grembo della Vergine Maria.

E così si ricomincia dalla lieta notizia di un Dio che esprime segni di tenerezza davvero unici: “porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”. È la lieta notizia di un Dio attento ai timidi passi dell’uomo, fossero anche passi di chi vaga lontano da lui: “Ecco il nostro Dio!”.

Giovanni Battista ricorda con forza che un nuovo inizio può compiersi soltanto se si è disposti a considerare la realtà secondo un altro punto di vista. Ci sono valli da colmare e colli da abbassare; siamo invitati a scavare il desiderio, ad affinare lo sguardo e a dilatare il cuore per accogliere la novità di Dio. Che cos’è tutto ciò se non acconsentire ad una conversione e ad una trasformazione?

L’imposizione delle mani, gesto tipico della successione apostolica, richiama il dono della potenza di Dio, che raggiunge l’uomo e lo trasforma. E oggi l’imposizione delle mani e la preghiera del Vescovo saranno il segno e lo strumento della grazia di Dio, che ha scelto don Claudio per il presbiterato.

Si opera in lui un cambiamento, una conformazione particolare a Cristo che lo eleva al rango dei cooperatori di Dio; questo non viene da capacità o volontà umana, ma è dono di Dio. Come tutti i doni di Dio, richiede però profonda ed autentica accoglienza da parte dell’uomo.

E così, carissimo don Claudio, sapendo che hai fatto un bel cammino di discernimento e di formazione, che ti sei lasciato ammaestrare e attirare dal Signore, che vuoi consegnarti totalmente nelle sue mani, ti dico che dovrai essere totalmente dipendente da Lui per quanto riguarda la consapevolezza profonda che “nulla possiamo da noi stessi” e che dovrai essere totalmente speso a servizio dei fratelli senza tenere nulla per te; ti dico in sintesi che tutto ciò sta per fare di te, della tua vita e del tuo cuore una realtà “espropriata”.

Non posso dire tutto, ma voglio richiamare a me stesso, ai confratelli, a te, e anche ai fedeli, qualche punto nodale di questa attitudine alla consegna.

Innanzitutto “ci chiamò perché stessimo con lui, e poi per mandarci a predicare”, così racconta Marco la chiamata dei dodici. Sarà la preghiera, l’ascolto assiduo e fedele della Parola, l’unione intima con Dio, la singolare partecipazione ai misteri che celebrerai a collocarti in una relazione esclusiva e unica con Gesù affinché risplenda sempre nella tua persona il dono che oggi ricevi.
In secondo luogo ricordo con forza che la sacra ordinazione inserisce il prete nel presbiterio e lo fa collaboratore del Vescovo: nulla del tuo servizio pastorale dovrà esimersi da tale costitutiva condivisione di mente, di cuore e di azione; di obbedienza filiale al Vescovo e di comunione fraterna con gli altri presbiteri. Metti nella lista nera delle cose da non fare mai ogni fuga, ogni privatizzazione, ogni esclusione e ogni iniziativa che si possano ricondurre alla stoltezza del proverbio “chi fa da sé fa per tre”, e preferisci sempre ciò che si condivide nel e con il presbiterio diocesano.

Infine allenati a far scomparire te stesso, i tuoi diritti, le tue ragioni, i tuoi comodi scommettendo sempre e senza riserve sulla “debolezza” e sulla “stoltezza” di Cristo.

Ama tutti, specialmente i piccoli e i poveri, con tutto il cuore, un cuore indiviso che sia solo per Cristo; accogli tutti, specialmente i sofferenti e i peccatori, donando loro la tua vita senza trattenere nulla per te stesso; ama con stile perenne e fedele, perché sei amato da un amore eterno.

Comportati non secondo lo stile del mondo. Saresti secondo lo stile del mondo se ti sentissi garantito, sicuro, presuntuoso; se ti sentissi sistemato e vivessi come tale; se pensando di sapere tutto giudicassi con facilità e diventassi “capriccioso”; se facessi del tuo essere prete un vanto, una conquista o una sicurezza (lo si potrebbe vedere dal vestito, dalla casa, dalla macchina o cose del genere…); se ragionassi secondo una logica meritocratica e inquinassi così il tuo cuore; se calcolassi troppo e facessi della “misura” la tua legge, anziché la gratuità.

Ma tu non sarai così; noi non vogliamo essere così. Vogliamo essere preti secondo il cuore di Gesù, con il suo stile e la sua passione. Con un cuore gratuito. Con un amore gratuito. Perché siamo stati scelti gratuitamente, amati senza misura, chiamati da una voce che ci ha stravolto la vita: “come mai vedesse proprio me nella sua vita non lo so”, abbiamo cantato un sacco di volte!

Come ho ricordato nella veglia, non cercare mai di precedere il Signore, ma seguilo sempre con grande umiltà, in tutto e per tutto.

Se sarai così, sarai un prete vero, un prete contento, un prete in cui la gente riconoscerà la presenza del Signore; e avrai il centuplo in padri, madri, fratelli, sorelle, campi e case, come promesso dal Signore; avrai insieme persecuzioni e difficoltà, che non ti potranno però spaventare; avrai la gioia di essere con Lui; povero, fragile, debole, ma con Lui: e questo ti basterà.

Insieme a Maria, qui nella sua casa e nella vigilia della sua festa, anche tu forse ti stai domandando: “Come è possibile?”.
E allora anche tu oggi rispondi come Maria: “avvenga, accada secondo la tua parola!”.
Maria l’ha detto con slancio, con desiderio e con gioia. Anche il tuo “sì” sia così.
Vegli Maria sul tuo cammino, vegli su noi tutti, sulla nostra Chiesa, su questo presbiterio.
Da questo luogo santo rivolga i suoi occhi su di te e tu non sfuggire mai al suo sguardo materno e alla mano di Dio, “come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni” (Sal 122)