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Intervista a Don Giuseppe Puglisi

23 dicembre 2014 | 11:01
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Intervista a Don Giuseppe Puglisi

Ho risposto “SI” alla chiamata di trasferirmi qui per occuparmi del servizio di assistenza ospedaliera a Bordighera e San Remo

Le origini e la vita fino al SI al Signore
Sono di origini siciliane. La mia vita da bambino è stata semplice: ho frequentato la scuola fino alla terza media poi ho lasciato gli studi e per lavorare come cameriere.
Anche se giovanissimo avevo già progettato tutto: lavoravo a tempo pieno, avevo disponibilità economica e un’intensa vita sociale e così mi sono allontanato sempre di più dalla Chiesa e dalla vita parrocchiale non tanto perché non credessi in Dio ma, ancora peggio, perché avevo iniziato a provare una totale indifferenza nei confronti del Signore.
Verso i 16 anni, in piena adolescenza, tutte le mie sicurezze hanno iniziato a vacillare e ho cominciato a chiedermi se fosse davvero quella la quotidianità che volevo perché sentivo che mi mancava qualcosa, anche se ancora non sapevo cosa.
Non mi sentivo pronto ad ascoltare davvero il mio desiderio e quindi ho programmato ancora una volta il mio futuro decidendo di riscrivermi a scuola ma cercando un percorso di studi che mi permettesse poi di frequentare il corso di laurea di scienze infermieristiche.
Una sera ho ritrovato nel mio comodino il vangelo che mi avevano regalato a catechismo e ho iniziato, senza motivo, a leggere dei brani.
Dopo qualche tempo mi sono reso conto che, senza accorgermene, avevo iniziato a sfogliarlo più assiduamente e nei momenti liberi, mentre andavo o tornavo da scuola, avevo iniziato a pregare.

La nascita della vocazione e la “chiamata”
Il viceparroco della mia chiesa locale aveva iniziato ad invitarmi a partecipare alla messa domenicale e ai gruppi parrocchiali, ma decisi di riprendere solo la Messa domenicale .Andando avanti in questo cammino così oscuro per me perché per la prima volta non ero io ad avere il controllo di tutto, ma qualcun Altro… tutto quello che avvertivo mi sembrava un qualcosa di passeggero, pertanto decisi di non parlare con nessuno di quella che ai tempi ho considerato solo una mia sensazione.
Prima di Natale del secondo anno delle scuole superiori decisi di confessarmi e di confidarmi con il sacerdote, che ha iniziato a seguirmi e inizia a frequentare il gruppo di Azione Cattolica.
Nonostante la “chiamata” non mi sentivo ancora pronto a rispondere il mio SI ma ho deciso di cambiare ancora una volta i miei studi e iniziando a frequentare il Liceo socio-psico-pedagogico per avere una preparazione più idonea per un possibile ingresso in seminario.
Una volta diplomato, mi sono iscritto da laico alla facoltà di Teologia ma durante il primo anno ho capito che dovevo avere il coraggio di lasciarmi guidare da Dio e ad ottobre dell’anno successivo sono finalmente entrato in seminario.

Da seminarista siciliano a sacerdote ligure
Ho frequentato cinque anni di teologia più due di specializzazione in teologia morale e familiare ma la diocesi siciliana non rispecchiava le mie caratteristiche e, avendo nel frattempo, conosciuto don Tonino (Mons. Antonio Suetta, ora vescovo di Ventimiglia – San Remo) ho chiesto di poter continuare il mio percorso di diaconato e sacerdozio nella diocesi di Albenga – Imperia.

Dalla diocesi di Albenga – Imperia a quella di Ventimiglia – San Remo
Sono stato ordinato sacerdote nella diocesi di Albenga – Imperia il 30 settembre 2006 e mandato fin da subito nella parrocchia di Borgio Verezzi come viceparroco di don Tonino e contemporaneamente ad occuparmi a Giustenice della Comunità Cenacolo di Suor Elvira per i tossicodipendenti.
Successivamente sono stato chiamato come parroco a Toirano e Carpe Dopo l’incardinazione di don Tonino a vescovo di Ventimiglia – Sanremo ho risposto alla chiamata di trasferirmi qui per occuparmi del servizio di assistenza ospedaliera a Bordighera e San Remo, che già avevo sperimentato durante gli anni del seminario in aiuto ai sacerdoti anziani della Casa del Clero.

Un messaggio per i giovani e le vocazioni
Io credo che, oggi, la cosa più brutta sia non tanto il rigetto quanto più l’indifferenza nei confronti di Dio. I giovani dovrebbero capire che il Dio che ignorano è l’Amore che cercano.
Per capire questo però è, come dice Papa Francesco, necessario tenere il Vangelo in tasca perché, come scritto da Sant’Agostino: “non si può amare ciò che non si conosce”.