Intervista a Thomas Toffetti il più giovane tra i seminaristi ma il più “anziano” di servizio

13 novembre 2014 | 09:50
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Intervista a Thomas Toffetti il più giovane tra i seminaristi ma il più “anziano” di servizio

Voglio lasciare un motto che mi accompagna nel mio percorso: “Non c’é amore senza sacrificio… Ma il sacrificio é la chiave dell’Amore!”

Questa settimana intervista a Thomas Toffetti il più giovane tra i seminaristi ma il più “anziano” di "servizio"…

Chi è Thomas
Mi chiamo Thomas, sono nato a Sanremo il 26 gennaio 1993 e sono residente a Bajardo. Non c’è molto da dire. Ho frequentato la Scuola Elementare a Sanremo fino alla quarta elementare… poi sono entrato in seminario!
Ho frequentato la quinta elementare, i tre anni delle medie, la quarta e quinta ginnasio e il primo anno del liceo classico al seminario minore di Arenzano dai Padri Carmelitani Scalzi mentre gli ultimi due anni li ho frequentati al Liceo Classico “G.D. Cassini” di Sanremo.

L’inizio della storia e le origini della vocazione
La mia vocazione è nata quando da bambino facevo il chierichetto e frequentavo l’ACR nella Parrocchia di San Rocco, a Sanremo. Nel servizio all’altare e nella preghiera tornava in me il desiderio di diventare prete. Non sono riuscito a resistere a quella voce che stavo iniziando a sentire dentro di me e che si faceva sempre più forte.
A sette anni ho vinto il concorso “Luigi Paganini” per chierichetti e ministranti, organizzato dal Serra Club. In quella particolare occasione avevo chiesto sia al Rettore che al Vescovo di poter essere un seminarista. Non esistendo, a Bordighera, un seminario minore non era possibile assecondare la mia richiesta. Ma non mi sono dato per vinto e, dopo una ricerca su internet, ho chiesto ai miei genitori di accompagnarmi ad Arenzano al Seminario minore dei Padri Carmelitani Scalzi.

Spesso i giovani hanno problemi di comunicazione con i genitori: come è stata vissuta la scelta di entrare in seminario.
Inizialmente non è stato facilissimo, mi vedevano piccolo, pensavano fosse troppo presto per fare una scelta di vita così importante, mio padre non era certo un uomo di Chiesa e soprattutto: ero figlio unico. Ma, grazie a Dio, con i miei genitori abbiamo sempre avuto un buon dialogo e loro hanno sempre cercato di accompagnarmi nelle mie scelte prendendo sul serio le mie parole. Non mi hanno mai sollecitato ma neppure ostacolato, invece, mantenendo un occhio vigile, mi hanno lasciato libero di fare diverse esperienze al Seminario di Arenzano dopo le quali mi hanno visto così entusiasta, determinato e contento che non sono più riusciti a dirmi di no.

Ci sono stati momenti di crisi in cui la vocazione è stata messa in dubbio: come sono stati affrontati.
A tredici anni, per la prima volta, ho messo in discussione la mia vocazione al sacerdozio: avevo iniziato a domandarmi se quello che sentivo dentro di me fosse una chiamata di Dio o solamente un mio desiderio. La svolta è avvenuta nel Febbraio del 2006 durante gli Esercizi Spirituali al Monastero Santa Croce di Bocca di Magra (Sp), quando riguardando la mia storia sono riuscito a vedere la mano di Dio che mi guidava verso qualcosa di speciale.
Il momento più difficile l’ho affrontato in terza superiore: l’anno successivo avrei dovuto iniziare il postulandato (primo segno della propria consacrazione e passaggio con cui si entra ufficialmente a far parte della comunità); in quell’occasione non ho tanto messo in dubbio la mia scelta quanto più ho cominciato a chiedermi se la mia fosse una vocazione religiosa o diocesana.
Mi spiego meglio: ho scelto di entrare in quel seminario a nove anni perché era il più vicino a casa che accoglieva bambini della mia età. Lì mi trovavo molto bene e per me era diventata una seconda famiglia ma non ero assolutamente certo che fosse quello il mio posto, sentivo che il Signore mi stava ancora chiamando a qualcosa di diverso.

Una vocazione … nella vocazione!
In quel momento mi sono rivolto ai miei formatori e grazie al loro accompagnamento ho capito che non ero tanto chiamato alla vita religiosa carmelitana ma piuttosto al sacerdozio diocesano per vivere in maniera più intensa la dimensione pastorale, l’essere “chiesa in uscita” vicino al popolo di Dio e a coloro che sono più lontani.

La scelta di lasciare la vita carmelitana per quella diocesana.
Lasciare il Carmelo non è stato semplice, per la seconda volta ho dovuto salutare quella che era di fatto diventata la mia famiglia per dire il mio Si al Signore.
La scelta vera e propria è avvenuta a Lourdes nel luglio del 2009 durante il Pellegrinaggio organizzato dall’Opera Diocesana di Ventimiglia – San Remo quando facevo servizio come mini barelliere in aiuto ai malati e ai disabili, insieme ad altri giovani.
In quell’occasione ho pregato molto e ho chiesto aiuto alla Madonna, affinché mi guidasse e mi aiutasse a far luce su questi interrogativi. La grazia è arrivata!
Sono quindi tornato a vivere a Bajardo continuando la scuola presso il Liceo Classico di Sanremo e frequentando per un giorno alla settimana il Seminario di Bordighera.
Finita la scuola superiore sono entrato in seminario a Genova dove ho fatto i primi tre anni (quello propedeutico e il biennio filosofico).
Nel settembre 2014 ho avuto la gioia di iniziare il triennio teologico qui a Bordighera in quel seminario dove già a sette anni volevo entrare.

La vita nel seminario di Bordighera e le differenze con le esperienze passate.
Sono contento nella nostra nuova comunità; si respira un buon clima fraterno e di amicizia, che mi auguro possa essere la base di una futura fraternità nel presbiterio.
Sia il Rettore che il Vescovo danno molta importanza al nostro legame alla Chiesa locale, essenziale per la spiritualità di un prete diocesano. Avendo vissuto sempre lontano da casa, sono felice di avere la possibilità di scoprire questa dimensione.

La giornata tipo di un seminarista
Di certo, non perdiamo tempo! Sveglia alle 6 del mattino, alle 6:30 ci troviamo in cappella per la preghiera delle Lodi e per la Messa. Alle 7:45 Colazione e alle 8 cominciamo la scuola. Alle 13 terminano le lezioni e cominciamo il pranzo con la preghiera dell’Angelus. Alle 15 siamo in Cappella per la preghiera dell’Ora Media e per la Meditazione e alle 18:45 ci ritroviamo per recitare insieme il Rosario e il Vespro. Segue la Cena e alle 21:00 la preghiera di Compieta.

Passioni e tempo libero
Mi piace suonare l’organo, fare lunghe passeggiate in montagna e andare in kajak. Il mio sport preferito è la pallacanestro.

Un messaggio per i giovani
A tutti, ma soprattutto a noi giovani, che apparteniamo alla cultura del provvisorio e abbiamo paura di quei “per sempre” che possono renderci davvero felici, auguro di trovare il coraggio di dire il proprio Si e di seguire la propria vocazione sui passi del Vangelo. É bello seguire il Signore!

Voglio lasciare un motto che mi accompagna nel mio percorso: “Non c’é amore senza sacrificio… Ma il sacrificio é la chiave dell’Amore!”