Don Zbigniew Kominek, in italiano don Zibi, dalla Polonia alla diocesi di Ventimiglia – San Remo

21 novembre 2014 | 09:46
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Don Zbigniew Kominek, in italiano don Zibi, dalla Polonia alla diocesi di Ventimiglia – San Remo

Nella Chiesa polacca c’è la forza e la gioventù in quella italiana c’è la storia, fondamentale per crescere, quindi penso sia necessario unire le due realtà per costruire una giovane ma salda “Chiesa in uscita”

Don Zbigniew Kominek, in italiano don Zibi, dalla Polonia all’Italia
Sono molto timido e non è semplice per me parlare della mia vita e della scelta che ho fatto, ma spero sia utile per altri giovani.
Sono nato in Polonia il 17 marzo del 1986 e sono stato ordinato sacerdote il 28 maggio 2011 insieme ad altri 22 confratelli, so che in Italia può sembrare un numero grande ma per il mio paese non è così.

La sua vocazione
Non ho mai fatto parte di nessun gruppo parrocchiale, non svolgevo servizi nella mia comunità e non ho mai pensato al sacerdozio fino agli anni del liceo. Durante il terzo anno ho cominciato a sentire una chiamata vocazionale e mi sono rivolto per un primo confronto al mio insegnate/catechista (in Polonia, dagli anni Novanta, il catechismo viene insegnato nelle scuole, dalle elementari fino alle superiori, un po’ come l’ora di religione in Italia), al quale ho chiesto, dopo qualche tempo, se ci fosse un seminario nella nostra città.
Ho scoperto così l’esistenza del seminario di Radom, che è stato inaugurato e benedetto da Giovanni Paolo II nel giugno del 1991.
Quando ho iniziato nel 2005 eravamo 170 seminaristi ma anche da noi c’è una forte crisi vocazionale e quest’anno i seminaristi sono circa 70/80, un numero piuttosto basso.

L’importanza di San Giovanni Paolo II
Per quanto riguarda la mia vita posso dire che la figura di Giovanni Paolo II è stata fondamentale per la mia vocazione, infatti, sono entrato in seminario nel 2005, anno in cui è morto, sono stato ordinato sacerdote nel 2011, quando è stato dichiarato beato, e il primo incarico a cui sono stato assegnato è stato nella parrocchia della Divina Misericordia di Przysucha il 17 agosto, giorno e mese in cui nove anni prima, nel 2002, lo stesso papa affidò il mondo proprio alla Divina Misericordia.
In particolare dopo l’ordinazione sono stato invitato a collaborare, come prima esperienza pastorale, con una fondazione chiamata “Żywy pomnik Jana Pawła II” (Vivo Monumento di Giovanni Paolo II) che promuove la formazione dei giovani che dimostrano capacità e competenze ma non hanno le risorse economiche.

L’arrivo in Italia e nella diocesi di Ventimiglia – San Remo
Ammetto fin da subito che non ho scelto io di venire in Italia.
Quando sono stato ordinato sacerdote ho fatto voto di obbedienza al mio Vescovo ed è stato lui a chiedermi di venire qui, a Roma, per studiare la lingua italiana ma non so se abbia in mente per me altri progetti. So, invece, che sono arrivato nella diocesi di Ventimiglia – San Remo perché a Roma ho conosciuto un sacerdote, amico di Mons. Antonio Suetta, che sapendo la carenza vocazionale che c’è in questa realtà ha messo in contatto i due vescovi per una collaborazione.

I progetti per il futuro
Non so dove sarà il mio futuro, sicuramente adesso starò in questa diocesi per almeno un anno, poi risponderò con obbedienza e, se sarò chiamato altrove, andrò dove c’è bisogno.

Differenze tra la Chiesa italiana e quella polacca
Sono sincero, sono arrivato in Italia la scorsa estate e in diocesi a settembre ma non conoscendo la vostra lingua non ho ancora avuto molte occasioni per vivere la Chiesa italiana e quindi non vorrei dire qualcosa di azzardato.
Quello che posso sottolineare, per ora, è che in Polonia c’è molta più attenzione ai giovani, a loro sono dedicate intere parrocchie ed associazioni e diversi sacerdoti (almeno un paio per vicariato) si occupano solo della pastorale giovanile promuovendo tantissime attività formative. In Italia, invece, i sacerdoti sono più anziani e le comunità parrocchiali sono principalmente formate da adulti.
Nella Chiesa polacca c’è la forza e la gioventù in quella italiana c’è la storia, fondamentale per crescere, quindi penso sia necessario unire le due realtà per costruire una giovane ma salda “Chiesa in uscita”.

La vita in diocesi
Per il momento vivo nel seminario Pio XI di Bordighera, sono più giovane di quasi tutti i seminaristi che studiano qui e trovo che “la vita del seminario” faccia bene alla mia formazione, mi aiuti a riflettere sulle mie scelte e il confronto con una realtà diversa mi permetta di crescere e di mettermi in gioco.

Un messaggio per i giovani
Uso le parole che Giovanni Paolo II ha pronunciato durante l’omelia del 4 aprile 2004 e che a me hanno cambiato la vita "Non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza, il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!"