Vorrei rivalorizzare la Basilica Santuario con pazienza e con spirito di creatività: qui c’è un patrimonio che va riscoperto e valorizzato quale centro di preghiera e devozione al Sacro Cuore come centro della vita e cuore pulsante di ogni credente
Iniziano questa settimana, con Don Alfredo Moscatelli, le interviste ai sacerdoti che sono arrivati quest’anno in Diocesi e ai seminaristi, che hanno iniziato il loro cammino nel Seminario Pio XI di Bordighera.
Ogni lunedì sarà quindi possibile conoscere meglio coloro che guideranno, per lunghi o brevi periodi, le nostre comunità parrocchiali.
Le sue origini e l’inizio della sua vocazione
Buongiorno sono Don Alfredo Moscatelli, sono nato il 20 febbraio 1947 e sono entrato giovanissimo in seminario nel 1959 quando ero in seconda media.
Domenica, 19 ottobre, in Vaticano, Papa Francesco ha dichiarato beato, in nome della Chiesa, Giovanni Battista Montini, divenuto Papa il 21 giugno 1963, col nome di Paolo VI.
Dico questo perché nel 1954 alla morte del Cardinale Ildefonso Schuster egli è stato nominato Arcivescovo di Milano e ricordo di averlo conosciuto personalmente negli incontri della grande “Missione di Milano”. Frequentavo la quinta elementare e a scuola veniva il prete dell’oratorio a fare mezz’ora di lezione sulla religione cattolica, che ricordiamo in quegli anni non era ancora inserita nell’ordinaria offerta formativa.
Ricordo che quel prete ci aveva proposto di comporre un tema su Dio Padre e che egli aveva molto apprezzato il mio e da allora ha iniziato a paventarmi la possibilità di entrare in seminario. Ho incominciato così un percorso di fede dapprima attraverso il servizio liturgico come chierichetto e poi arrivato all’età dell’adolescenza, mentre frequentavo il liceo, ho affrontato i primi momenti del discernimento vocazionale che mi hanno portato al proseguo della mia scelta anche grazie all’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione e don Giussani che mi ha introdotto nei gruppi di Gioventù Studentesca.
Ci tengo a precisare però che la mia Parrocchia di origine era come tutte le altre vissuta da famiglie che avevano conosciuto il movimento ma che questo non contaminava la Pastorale. Il movimento ha maturato la mia scelta, ma non l’ha fatta!
Come sono stati gli anni dopo l’ordinazione?
Certamente. Sono stato ordinato sacerdote nel 1972 dal Card. Colombo e ho vissuto diverse esperienze parrocchiali nella periferia di Milano.
Come primo incarico sono stato mandato a Rescaldina (Mi) nel centro Giovanile Parrocchiale e poi per 14 anni a Monza, dove c’è il rito romano, qui ho maturato un’esperienza diversa come guida dell’Oratorio Femminile grazie all’aiuto e alla collaborazione con le Suore del Preziosissimo Sangue, in alcuni casi ho anche favorito la nascita di alcune vocazioni religiose.
Questa esperienza mi ha segnato molto, insegnandomi anche l’importanza della condivisione e della fraternità con gli altri sacerdoti, in quella Parrocchia, infatti, eravamo quattro.
Dopo sono stato mandato per 10 anni a Lissone, nella periferia di Monza, come Parroco. In questa esperienza ero solo e ho sperimentato il dolore della malattia poiché sono stato colpito da un glaucoma ad un occhio.
Alla fine degli anni Novanta sono tornato per 16 anni a Parabiago dove sono stato vicario parrocchiale della comunità centrale e guida dei gruppi di ascolto della Parola di Dio, in collaborazione con i Padri Oblati di Rho.
Come ha maturato la scelta di lasciare la Lombardia e di trasferirsi in Liguria?
Sono in questa Diocesi da poco più di un mese dopo aver avuto il permesso dal Card. Scola, Arcivescovo di Milano per aiutare questa terra un po’ povera di sacerdoti.
La scelta della Diocesi di Ventimiglia – Sanremo però è prettamente personale per l’amicizia di lunghissima data che mi lega a Don Tonino, qui conosciuto meglio come S.E. Mons. Antonio Suetta, Vescovo.
Quando ero più giovane, circa 15 anni fa, ho iniziato a conoscere ed a nutrire una profonda stima per Don Tonino e gli mandavo le Lettere Pastorali del Card. Martini, per il quale ha sempre nutrito grande ammirazione. Abbiamo iniziato così a parlare di una possibile collaborazione, che poi si è concretizzata quando è arrivato qui.
Le due Diocesi presentano sicuramente per dimensioni ed estensione territoriale molte discrepanze. Lei che ha vissuto entrambe le realtà, ha evidenziato differenze particolari?
Sicuramente sono realtà molto difformi. Nel milanese, nella Parrocchia dov’ero, ho dato diversi input soprattutto per quel che riguarda la comunicazione, ma è più difficile gestire l’aspetto delle relazioni perché la maggior parte della gente è abituata a muoversi ed a spostarsi in diverse città mentre qui, da quel che ho potuto vedere fino ad ora, si vive di più il singolo quartiere. Forse nel milanese la chiesa è un po’ più giovane mentre qui l’età dei fedeli è piuttosto avanzata, ma a Milano c’erano chiese piene, molta tradizione ma poca convinzione; qui c’è meno gente ma è più coinvolta. Ricordo che il Card. Scola dice sempre: “è necessario passare da una fede di convenzione ad una di convinzione”.
È stato mandato ad occuparsi della Parrocchia di Bussana. Ha trovato qualche difficoltà?
Non ho trovato particolari problematiche e vivo bene questo incarico, ma noto un paese che nutre molte attese sulla vita parrocchiale e sulla mia presenza qui; sono stato accolto con entusiasmo e sembra aver trovato risposta il desiderio di avere nel paese un sacerdote che risieda stabilmente e può stare e vivere con loro.
In questo mese e mezzo di permanenza ha già avuto occasione di conoscere qualche attività parrocchiale?
Per il momento ho incontrato le catechiste, con le quali presto inizieremo le attività con i bambini, e alcune famiglie che cercherò di accompagnare in un percorso di evangelizzazione affinché si riscopra la famiglia come soggetto e non come oggetto della pastorale.
C’è del buono, ma al momento è come un bicchiere vuoto… è da riempire!
A tal proposito: quali progetti ha in mente per la chiesa locale?
Innanzi tutto è mia premura cercare di creare un legame attivo e produttivo con la Diocesi e in particolare con il Vicariato locale.
In secondo luogo sto scoprendo la realtà anche da un punto di vista storico e culturale, soprattutto grazie all’aiuto del Can. Franco Percivale, che qui risiede come vicario parrocchiale da tanto tempo. L’idea è quindi quella di rivalorizzare la Basilica Santuario con pazienza e con spirito di creatività: qui c’è un patrimonio che va riscoperto e valorizzato quale centro di preghiera e devozione al Sacro Cuore come centro della vita e cuore pulsante di ogni credente.
Per concludere: oltre i “confini” della Parrocchia ha avuto modo di apprezzare qualcosa in particolare della Diocesi?
In questo mese e mezzo sono rimasto particolarmente colpito da alcune iniziative: la prima è sicuramente “Per-Corso, incontrarsi ascoltare, conoscere, discutere e impegnarsi” il ciclo d’incontri organizzato dalla Diocesi e condotta dal Vescovo il cui primo appuntamento si è svolto il 2 ottobre scorso 2014 con l’intervento di Enzo Bianchi. La seconda è l’incontro con tutto il clero diocesano che si è svolto il 9 ottobre in Seminario, un occasione per confrontarsi e vivere in comunione con i confratelli. La terza, che per il momento è stata solo annunciata, è la Lectio Divina in programma per i prossimi mesi, un’iniziativa a cui guardare e far guardare con interesse ed entusiasmo.