Brunengo, Sasso e Maffone: illegittimo lo Statuto dell’Unione dei Comuni della Valle Arroscia
Il verbale in questione è stato sottoscritto dai consiglieri di Minoranza e dagli Assessori presenti alla riunione i quali ritengono che l’art. 12 di detto Statuto sia antidemocratico e fuorilegge.
Ecco il verbale della riunione tenutasi il 18 u.s. nei locali del Comune di Borghetto d’Arroscia, in relazione allo Statuto della costituenda Unione dei Comuni della Valle Arroscia. Il verbale in questione è stato sottoscritto dai consiglieri di Minoranza e dagli Assessori presenti alla riunione i quali ritengono che l’art. 12 di detto Statuto sia antidemocratico e fuorilegge. I sottoscrittori del documento chiedono un superiore intervento della Prefettura di Imperia, della Regione Liguria e del Ministero in quanto ritengono siano le Istituzioni a dare garanzia e tutela del rispetto della Legge, quando questa, come nel caso denunciato, sia palesemente violata.
"I Gruppi di minoranza formalmente costituiti nei Comuni della Valle Arroscia si sono riuniti oggi 18 novembre 2014 nella sala consiliare del Comune di Borghetto d’Arroscia per assumere decisioni in relazione allo Statuto dell’Unione dei Comuni della Valle, approvato dai Consigli Comunali. Sono rappresentati i seguenti Comuni: Pieve di Teco, Vessalico, Borghetto d’Arroscia, Armo, Mendatica, Cosio d’Arroscia.
Si da atto che alla riunione partecipano anche consiglieri ed assessori dei gruppi di maggioranza. Sono presenti: Renzo Brunengo, Sabrina Sasso, Nino Martini, Giuliano Anfosso, Sara Maffone, Ivo Richermo, Luciano Rovere, Andrea Floccia, Alberto Molinari, Marino Ferrara, Roberto Gravagno. Matteo Bonifazio e Paola Mereu in teleconferenza.
In primo luogo precisiamo che tutti i presenti sono favorevoli all’Unione dei Comuni, ciò per evitare la strumentalizzazione di quanto in eguito preciseremo. Riteniamo che sia stato approvato uno Statuto in tutta fretta, perché non presentato in tempo utile a tutti i consiglieri in modo da essere recepito e discusso. Approvato quindi senza conoscerlo bene. Riteniamo questo Statuto antidemocratico, vecchio e superato già prima di nascere perché non consente la crescita e non tutela le potenzialità e specificità del territorio. Noi invece vogiiamo un’unione paritaria, nel segno dello sviluppo e del progresso, dato che ogni Comune cederà a questa Unione una parte del proprio potere e autonomia. Potere che dovrà essere gestito nel migliore dei modi con pari dignità di rappresentanza. Bisognava e bisognerà discuterne tutti insieme. Questa era ed è ancora la strada da percorrere, se vogliamo costruire qualcosa di seri’o, utile e duraturo.
In secondo luogo sosteniamo che questo Statuto contiene norme illegittime, come quella che non consente ai Consigli Comunali di nominare i propri rappresentanti di minoranza e quella che assegna i voti in modo predeterminato ai consiglieri dell’Unione (art. 12 dello Statuto). Alcuni valgono 22 voti, altri 2. l,n pratica si dice che i consiglieri ci sono, ma alcuni, quando si vota, non contano nulla. Riteniamo queste norme arbitrarie, lesive della democrazia e non conformi alla Legge (art. 32 comma 3 della Legge 267/2000 Enti Locali). Siamo convinti che tutti i Comuni debbano avere pari dignità di rappresentanza anche perché sono tutti di piccole dimensioni e con Ilo stesso numero di consiglieri comunali.
La Legge va rispettata ed è chiarissima: ogni singolo Consiglio Comunale dei Comuni associati elegge i propri rappresentanti nel rispetto delle minoranze, come stabilisce la Legge Delrio del 2014. Cosa che non avviene con questo Statuto.
Gli esempi sono molti. Le Unioni già costituite, compresa quella del Golfo Dianese, sono tutte
ispirate a principi di cooperazione, tutte – ripetiamo tutte – con pari dignità di rappresentanza sia della maggioranza che della minoranza di tutti i Comuni associati.