Bioarchitettura per uno sviluppo sostenibile: questo il tema dell’incontro promosso da Unitre S.remo
Venerdì 7 Novembre 2014, nella Sala degli Specchi di Palazzo Bellevue, l’Università delle Tre Età di Sanremo, ha sviluppato un tema innovativo, la Bioarchitettura.
Venerdì 7 Novembre 2014, nella Sala degli Specchi di Palazzo Bellevue, l’Università delle Tre Età di Sanremo ha sviluppato un tema innovativo, la Bioarchitettura. Il Presidente Unitre Dott.ssa Paola Forneris, ha presentato un trio di giovani architetti sanremesi, Milena Preziuso, Sergio Giovannini e Daniela Del Tordello. Bioarchitettura hanno detto questi professionisti, dovrebbe essere tutta l’architettura moderna, non per una sostenere una corrente di pensiero ma per ottenere uno sviluppo sostenibile. La scienza oggi ci fornisce soluzioni per edifici più sicuri e salubri.
Lo sviluppo caotico del primo dopoguerra ha prodotto edifici in cemento armato mal costruiti e pericolosi per il rischio sismico ed in luoghi sbagliati e pericolosi per il rischio idro-geologico. Anche al loro interno questi edifici erano pericolosi per la presenza di sostanze oggi bandite come l’amianto e la formaldeide. Anche per il consumo energetico, le vecchie costruzioni sono un disastro ed oggi sono fiscalmente agevolati interventi che ristrutturano questi edifici non solo dal punto di vista estetico e funzionale ma anche per l’isolamento termico. L’architettura del novecento forse influenzata dai tumultuosi eventi politici e bellici, ha teorizzato ed applicato un rinnovamento radicale delle città, privilegiando la mobilitrà delle macchine e la costruzione di grandi edifici, un esempio per tutti fu il pur grande architetto Le Corbusier. Era l’esatto opposto della chiusa città medioevale con i suoi stretti vicoli bui ed insalubri. L’edilizia novecentesca venne applicata su larga scala negli USA.
Le città italiane invece, essendo dotate di grandi centri storici, applicarono tali modelli perlopiù all’edilizia popolare delle periferie,
esempi negativi sono Scioni a Genova, Corviale a Roma e Le Vele a Napoli. Almeno in Europa però la qualità della vita sociale ha ripreso la sua importanza e vi sono diversi esempi di correzione di questi modelli urbanistici alienanti. Parigi è circondata da immense periferie (le banlieu sedi spesso di disordini sociali) ma vi si sta intervenendo per recuperare in parte i modelli tradizionali degli edifici e creando piazzette e luoghi di ritrovo per gli abitanti. Così anche in Germania con il recupero di aree industriali dismesse e costruzioni in armonia con l’ambiente e nel Lussemburgo con costruzione di nuovi edifici moderni all’interno ma esternamente compatibili con la città storica.
Anche in Italia si auspicano interventi di recupero delle città in linea con la nostra tradizione più bella, quella della citta rinascimentale ben raffigurata nell’opera “La città ideale “ di Piero Della Francesca. Non quindi un luogo anonimo dove gli edifici non tengono conto del contesto ambientale, come per esempio un grattacielo di Manhattan o di Dubai. Qualcosa si muove per fortuna, ed un nuovo quartiere di Alessandria, Città nuova appunto, si è dotato di portici e piazze come succede in molti centri storici piemontesi. Ciò non significa che le moderne conoscenze scientifiche non portino nuove soluzioni per l’orientamento degli edifici rispetto all’esposizione al sole , all’inerzia termica, all’ergonomia delle strutture di accesso (porte, scale, finestre) , alla compattezza degli edifici ed ai materiali da costruzione.
Il verde pensile, le case in paglia compattata, il recupero dell’acqua piovana, la circolazione dell’aria, il raffrescamento naturale, sono tutte realizzazioni di bioarchitettura che hanno tradotto in soluzioni moderne concetti antichi che vari popoli spinti dalle necessità ambientali avevano realizzato con metodi primitivi ma efficaci.
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