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Questione immigrazione: l’intervento di Gian Franco Grosso (Imperia Bene Comune)

20 ottobre 2014 | 11:26
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Questione immigrazione: l’intervento di Gian Franco Grosso (Imperia Bene Comune)

“Preoccuparsi oggi ad Imperia per un centro di accoglienza e verifica sanitaria degli immigrati, al fine dell’adempimento di obblighi legislativi esistenti, mi sembra la solita battaglia demagogica di chi rifiuta l’idea del “diverso”.”

"L’intervento del Consigliere Casano in merito al problema immigrazione mi sembra estremamente superficiale e non veritiero. L’immigrazione è un problema mondiale e non italiano, sicuramente non affrontabile in sede solo nazionale e non risolvibile con politiche di semplice rafforzamento delle frontiere o espulsioni facili. Il fatto che tutto ciò sia il frutto di governi di sinistra mi sembra totalmente fuori luogo dal momento che negli ultimi 20 ha quasi sempre governato la destra, anche quella più becera, insieme alla Lega, solamente becera. La legislazione nazionale in tema di immigrati è la Bossi-Fini, i cui effetti sono esattamente quello che Casano contesta.

Il fatto che i migranti debbano essere considerati al pari del bestiame, magari sfruttati, confinati e meglio se emarginati in luoghi di fortuna, lontani dalla vita normale, mi sembra un atteggiamento che nulla ha a che vedere con la dovuta solidarietà, serietà e responsabilità di una paese moderno e socialmente maturo.
L’immigrazione è un problema che va certamente controllato, regolato, disciplinato in primis per il benessere degli immigrati stessi, di chi soffre e necessita di aiuto. La loro condizione sanitaria va verificata ed eventualmente migliorata per il benessere di una comunità nel suo complesso, come andrebbe fatto per gli stessi italiani, se la tutela della salute pubblica fosse un principio e non un business.

Preoccuparsi oggi ad Imperia per un centro di accoglienza e verifica sanitaria degli immigrati, al fine dell’adempimento di obblighi legislativi esistenti, mi sembra la solita battaglia demagogica di chi rifiuta l’idea del “diverso”, sia esso diversamente abile o di diverso colore della pelle, solo per la paura di confrontarsi con il proprio senso della civiltà. Un paese civile non può essere un paese in cui la donna di colore va bene solo se batte tra Sanremo e Taggia, magari a disposizione di chi su facebook invoca la lotta dura senza paura. Non si può avere l’orgoglio italiano solo quando una ragazza di colore ci fa onore per la sua schiacciata a rete, perché per arrivare a ciò bisogna prima aver avuto l’orgoglio di essere italiani nella ospitalità dimostrata a sua madre o a suo padre.
Il problema delle regole, caro Casano, caro Chiappori, caro Fossati, non è quello di creare delle ulteriori sacche di delinquenza e insicurezza tra gli immigrati, ma di saper gestire i diritti, i doveri e le tutele costituzionali in primis per gli italiani, mettendo la politica, quella seria e responsabile, al centro del nostro dibattito nazionale.
Personalmente ritengo socialmente più pericoloso un imprenditore italiano titolare di una società quotata in borsa che causa danni irrimediabili al mercato del risparmio o un manager di banca che devasta quella banca stessa a causa della sua complicità con la politica, rispetto a un extracomunitario che ruba, perché il primo delinque per sistema, il secondo solo per sopravvivenza. Se ci fosse uno Stato entrambi sarebbero a rischio, ma il primo prenderebbe 20 anni, mentre il secondo solo 5. Oggi, il primo si gode alle Maldive il suo maltolto e nel frattempo incita la gente a espellere il secondo!"

Gian Franco Grosso (Imperia Bene Comune)