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Incontro con una Suora del Carmelo di San Remo

24 ottobre 2014 | 08:30
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Incontro con una Suora del Carmelo di San Remo

La scorsa settimana abbiamo incontrato una Suora Carmelitana Scalza che ci ha raccontato la nascita della sua vocazione, la vita all’interno del monastero, le difficoltà e il frutto del loro lavoro

Per la festa di Santa Teresa d’Avila, fondatrice dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, abbiamo incontrato le Suore del Monastero del Carmelo di San Remo

Nel Monastero di Sanremo sono presenti circa 15 suore, di età compresa tra i cinquanta e gli ottantanove anni e provenienti da tutto il mondo ma l’ultimo ingresso è avvenuto nel 1995.

La scorsa settimana, prima della Santa Messa presieduta da S. E. Mons. Antonio Suetta, Vescovo della Diocesi di Ventimiglia – San Remo, in occasione dell’apertura del V centenario dalla nascita di Santa Teresa abbiamo incontrato una Suora Carmelitana Scalza che ci ha raccontato la nascita della sua vocazione, la vita all’interno del monastero, le difficoltà e il frutto del loro lavoro.


Ci racconti della sua storia… da dove viene e come ha maturato la sua scelta?

Partiamo subito con una domanda personale… io arrivo da Trieste sono qui da 30 anni e ne ho 50. Quando ero adolescente frequentavo diversi gruppi parrocchiali in oratorio in provincia di Milano e in particolare seguivo i corsi vocazionali fino a fare da prima una scelta di vita che fosse cristiana e poi un vero proprio incontro diretto e personale, e non solo per sentito dire, con il Signore.
Un anno sono capitata, diciamo così, qui a Sanremo in vacanza e la chiamata si è fatta sentire quando ho incontrato le suore carmelitane e mi sono trovata come un pesce nell’acqua. Non c’è molto altro da dire se non che dopo trent’anni sono felice come il primo giorno.

Una domanda un po’ più generica: come si svolge la vostra giornata tipo?
La vita contemplativa che viviamo secondo l’eredità di Teresa non è un susseguirsi di atti da fare, quanto una vita di preghiera.
L’orario e gli atti sono necessari nella scansione del tempo liturgico e di lavoro, che nondimeno è quel rimanere e stare in ogni tempo alla presenza di Dio e in unione con tutte le persone conosciute e non che chiedono preghiere, affidano alla nostra ogni loro necessità e anche il loro grazie; e preghiamo per tutti: ultimamente in modo particolare affinché ci siano costruttori di pace, per tutti gli abitanti della città di Genova e dei Paesi e luoghi colpiti dal disastro dell’alluvione.
Per quanto riguarda la giornata tipo:
La mattina ci si alza piuttosto presto alle 5.30, dalle 6 alle 7 si fa un’ora di preghiera silenziosa a tu per tu con il Signore, chiamata Orazione Teresiana, alla fine della quale si cantano le Lodi e si riordinano le celle.
Alle 7.50 si canta l’Ora Terza e alle 8 si celebra la Santa Messa. Arrivate le 9 andiamo a fare colazione e poi fino alle 12 ad occuparci ciascuna del lavoro a cui è preposta all’interno della casa o nell’orto ma sempre mantenendo un clima di silenzio e preghiera.
Alle 12 si ci riunisce per cantare l’Ora Sesta alla quale segue il pranzo e un’ora di ricreazione sempre in silenzio (tranne che nei giorni di festa in cui è possibile parlare).
Alle 14 si recita l’Ora Nona e poi fino alle 15 si ci dedica alla Lettura Spirituale.
Dalle 15 si continuano i lavori della mattina fino alle 17.30 quando si cantano i Vespri dopo i quali segue un’ora di preghiera silenziosa come quella del mattino che si conclude alle 19.30 con l’Ufficio delle Letture.
Alle 20.30 c’è la cena e dalle 21 alle 22 un’ora di condivisione in fraternità. Alle 22.30 in silenzio si ci ritira nelle proprie celle.

Un’altra domanda un po’ più personale: c’è qualcuno o qualcosa che le manca del mondo fuori?
A me personalmente: no! Quando mi capita di uscire per commissioni non cedibili agli amici laici, che ci aiutano di solito, non ho l’impressione di vedere un mondo molto felice anzi mi sento molto fortunata ad aver avuto questa chiamata. Noi invece siamo felici e quando esco ho una gran voglia di tornare!

Viene spontaneo chiedersi: lei ha mai messo in dubbio la sua scelta?
No. Quando ho pensato di iniziare ho fatto molte ponderazioni, non l’ho detto a nessuno per più di un anno pensando "se dura, bene.. diversamente non voglio che si sappia" e ho iniziato a mettermi in gioco e a raccogliere i pezzi del puzzle, solo dopo lungo tempo ho iniziato a parlarne, ma a quel punto ero sicura.

Una domanda sul Monastero: quali sono le difficoltà effettive che dovete affrontare?
Siamo in difficoltà per quanto riguarda il lato economico, dovremmo rifare il tetto: piove sia in chiesa che in alcune parti del convento ma al momento non abbiamo le risorse. In questo ci sentiamo molto simili a tutte le persone che vivono all’esterno e faticano a mettere da parte dei soldi, ma noi è un po’ più facile perché per scelta di vita cerchiamo di vivere come poveri, felici di esserlo.

Per concludere una domanda per curiosità ma anche per un po’ di pubblicità: come vi sostenete?
Bella domanda! Abbiamo un grosso frutteto, soprattutto con molti agrumi… Per sostenerci: dal 1958, quando ci siamo trasferite qui in collina, produciamo marmellata! C’è una sorella che si cimenta nell’invenzione di nuovi tipi e noi siamo, dopo tutti questi anni, delle ottime assaggiatrici.
Per la vendita abbiamo un piccolo negozio all’interno del Monastero e nei mesi estivi prima della Messa della Domenica allestiamo un piccolo gazebo in cui vendiamo anche i freschissimi prodotti dell’orto; poi collaboriamo con qualche negozio in tutta Italia e abbiamo anche un sito internet e una pagina facebook (è possibile trovare i link negli allegati).

Ringraziamo il Signore per il meraviglioso dono che ci ha fatto nell’opportunità dell’incontro di oggi e rivolgiamo a Lui la nostra preghiera affinché le sostenga sempre nel loro percorso di fede.