Vertice sul futuro dell’Agnesi, Gian Franco Grosso scrive al sindaco Carlo Capacci

18 settembre 2014 | 09:23
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Vertice sul futuro dell’Agnesi, Gian Franco Grosso scrive al sindaco Carlo Capacci

“Lei signor Sindaco non è andato con la pistola carica perché non le interessava farlo, perché la sua capacità di contrattazione è pari a zero, perché la sua maggioranza non ha nessuna credibilità politica, perché il PD di Imperia non svolge nessun ruolo”

Caro Sindaco di Imperia,

la sintesi che è uscita dal tavolo di confronto al Ministero non è null’altro che la metafora della montagna che partorisce il topolino. La si può raccontare come si vuole, ma l’unica verità è che dal 2015 lo stabilimento  Agnesi a Imperia non produrrà più pasta. L’impegno di Colussi alla riconversione dello stabilimento nella produzione di succedanei alla pasta non è una vittoria, ma una sconfitta. Oggi forse lei riuscirà a convincere mediaticamente qualche sprovveduto di aver ottenuto qualcosa di grandioso, probabilmente si salverà l’immagine per due o tre anni, magari sino al termine del suo mandato, ma in proiezione futura non ha fatto un buon servizio né alla città, né ai lavoratori. Lo aveva già fatto il centrodestra questo giochetto, vantandosi nel 2007 di aver coinvolto Colussi in una mega operazione urbanistica che avrebbe portato ingenti vantaggi alla città e agli investimenti produttivi e si è visto come è finita.
Lei signor Sindaco non è andato con la pistola carica perché non le interessava farlo, perché la sua capacità di contrattazione è pari a zero, perché la sua maggioranza non ha nessuna credibilità politica, perché il PD di Imperia non svolge nessun ruolo né a Roma né a Genova e il Nuovo Centro Destra è inconsistente.
Certo, se la sua parola d’ordine vuole essere la stessa utilizzata negli ultimi trent’anni da una politica di mediocre respiro e cioè “meglio poco che niente”, ha colto nel segno. Diverso sarebbe stato impegnarsi e battersi per una volta con coraggio accanto ad una città che le chiedeva ben altro.
La dignità di Imperia e la storia di un marchio non si tutelano con quattro succedanei, i posti dei lavoratori non si garantiscono nel lungo periodo smobilitando una produzione di pasta centenaria e sostituendola con la produzione di sughi da sagra paesana.
Caro Sindaco, quando l’Elettrolux è stata salvata non si è pensato di contrabbandare frigoriferi e lavatrici con la produzione di detersivi! Il riconoscimento del know how di quell’azienda è stata la sua stessa salvezza!  Sia più onesto intellettualmente, dica che non c’è riuscito, ammetta di non credere in ciò che le abbiamo proposto, per una visione tutta sua utilitaristica e imprenditoriale più vicina al pensiero di Colussi che a quella dei cittadini. Il confronto politico e ideale ha un valore e un’utilità quando ci si confronta supportati dai propri convincimenti, rispettabili qualunque essi siano, ma non quando ci si nasconde dietro falsi pretesti.
Gian Franco Grosso