Movimento Pro Sanctitate: “Tragedia durante Vele d’Epoca. troppi han pensato a immortalare la scena”
“Una civiltà che deve permettere di guardare l’altro con rispetto e che salvaguarda anche noi stessi. Perché chi mi garantisce che domani non possa cadere anch’io in una pozza di sangue ,vittima di chi non ha coltivato la civiltà dell’amore?”
Venerdì 12 settembre un evento fra i più attesi nel porto di Imperia, il raduno delle vele d’epoca ,una rievocazione storica molto interessante. Una festa per tutti e la possibilità di passare un giorno di svago con la famiglia. Un misto d curiosità e di orgoglio accomuna tanta gente presente.
Ad un tratto improvvisa la tragedia: un agronomo imperiese ,di quarantanove anni ,Sergio Salvagno è colpito da un razzo lanciato ad altezza d’uomo da uno skipper americano, William Michael Mclnnes di settantuno anni, che vive a Saint-Tropez. Sergio cade in una pozza di sangue e la sua figliola di undici anni viene immediatamente allontanata. La vittima ha perduto un occhio, rischia gravi conseguenze neurologiche e la perdita della voce; l’armatore ,accusato di aver causato lesioni gravissime , potrebbe andare incontro a molti anni di carcere .La motivazione di un gesto così grave è oltremodo banale, probabilmente una dose eccessiva di birra e di alcolici e l’abitudine ad una goliardia fuori età.
Fin qui la cronaca ,per ora parziale anche nelle conseguenze ,resta lo sgomento e il desiderio di fare chiarezza nella nostra coscienza per trovare pace e per ricavarne un percorso di maturazione umana e spirituale.
Non ero sul posto ,ma molti presenti hanno testimoniato di avere assistito a comportamenti inqualificabili: i più hanno aperto telefonini , tablet e quant’altro per immortalare la scena, incuranti che lì a terra ci fosse un uomo gravemente ferito. E’ meglio conservare una foto che commuoversi di fronte ad una tragedia!
Mi palpita nel cuore una parola di S. Paolo: ”La carità non manca di rispetto, non gode dell’ingiustizia (1 Cor13,5-6).Non esiste maggior rispetto del “rispettare” la vita. Ed ancora mi viene in mente una frase del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta ”La somiglianza anche solo fisica del nostro volto esprime una fraternità umana, siamo inoltre fratelli per la comune origine da Dio creatore.”
Cerco di non pensare all’indifferenza o al rifiuto con cui potrebbero essere accolte queste mie riflessioni so che arriveranno a uomini e a donne di fede. Desidero andare più a fondo: Paolo VI che sarà a breve beatificato ha detto che è necessario costruire “la civiltà dell’amore”, non la civiltà dell’indifferenza, individualistica, attaccata morbosamente a strumenti mediatici. Una civiltà che ci lasci lo spazio di comprendere, accogliere, amare .Sono questi i verbi dell’amore.
Una civiltà che deve permettere di guardare l’altro con rispetto e che salvaguarda anche noi stessi. Perché chi mi garantisce che domani non possa cadere anch’io in una pozza di sangue ,vittima di chi non ha coltivato la civiltà dell’amore?
Ninni Mazzei- Movimento pro Sanctitate