Imprese e beni confiscati alla criminalità organizzata: un convegno a Genova
In un suo saluto Anna Canepa ha ricordato che è nei momenti di crisi che le mafie si rinnovano, e come l’aggressione ai patrimoni debba essere la strada privilegiata da portare avanti per una seria politica di contrasto
Si è tenuto a Genova nella sala Spazio incontri della Regione Liguria il Convegno organizzato da CNA Liguria con il
patrocinio della Regione Liguria e in collaborazione con Manager WhiteList.
Il Guardasigilli Andrea Orlando, trattenuto a Roma per le nomine del CSM, ha inviato i seguente messaggio: "Una giustizia che funziona rende esigibili i diritti, favorisce un clima favorevole agli investimenti, anche quelli esteri, fornisce un quadro di certezza del diritto fondamentale per una buona crescita. Questo vale sia per la parte della riforma che incide sul processo civile sia per quello che riguarda il sistema sanzionatorio penale in materia di criminalità economica. Le politiche pubbliche non sono mai
neutre, esse incentivano alcuni comportamenti e ne disincentivano altri. Lo sforzo di questo Governo e di questo dicastero che ho l’onore e l’onere di guidare, è indirizzato a favorire coloro i quali costruiscono la buona impresa scoraggiando quelle condotte che inseriscono nel sistema elementi di concorrenza sleale. In poche parole vogliamo scoraggiare chi viola o elude le regole e premiare i capaci e i meritevoli. Questo ambito tocca anche il delicato settore della criminalità economica. Infatti, proprio in una fase del genere, dobbiamo evitare che la nostra economia possa essere “intossicata” da capitali di dubbia provenienza e da imprese che agiscano in solidarietà con contesti criminali.
Evitare l’infiltrazione nell’economia di tali capitali rappresenta una delle priorità delle azioni che stiamo portando avanti attraverso
l’introduzione di rilevanti novità normative. In tale contesto è però fondamentale – e so in questo caso di rivolgermi ad una platea sensibilissima – il ruolo delle imprese sane. Sono certo che in questa importante sfida non mancherà – come del resto non è mai mancato – il ruolo del sistema di imprese da voi rappresentato. Con tale spirito di vicinanza e di comunità di intenti vi auguro buon lavoro".
Ha aperto il lavori Angelo Matellini, segretario CNA Liguria, che ha accolto gli ospiti ed ha dichiarato: “Il tema affrontato oggi è poco
conosciuto o poco indagato, ma a nostro giudizio decisivo per l’autorevolezza e la capacità dello Stato a far seguire a leggi giuste, comportamenti conseguenti. La possibilità di confiscare beni alla criminalità organizzata è percepita da tutti come una volontà dello Stato non solo di perseguire i criminali, ma di riappropriarsi dei beni acquisiti in modo fraudolento. Allo stato dei fatti però, se si sommano le attività confiscate e si sommano le attività ancora in esercizio dopo la confisca, ci si rende conto che il saldo è straordinariamente desolante. Dopo la confisca le attività che sopravvivono sono poche, troppo poche e spesso dopo una fase di
stenti, sono costrette a chiudere. Queste difficoltà non derivano soltanto dal fatto che, come spesso accade, sono attività che anche prima della confisca sono in perdita e utilizzate quindi solo per “lavare” denaro di provenienza illecita. In questi casi è naturale che queste attività non riescano a sopravvivere una volta confiscate.
Oggi vogliamo puntare la lente di ingrandimento su attività che hanno un mercato, hanno un prodotto e o svolgono un servizio, danno occupazione ma che nei passaggi previsti dalle normative perdono tutti o alcuni dei requisiti e non riescono poi a sopravvivere. Questi casi sono molti e danno l’immagine di uno Stato incapace di restituire alla collettività questi valori: occupazione, fatturato, reddito e ingenerando quindi la suggestione che sia meglio una azienda gestita da soggetti criminali piuttosto che uno Stato incapace di gestire questi delicati passaggi.
Ha proseguito Marco Merli, presidente CNA Liguria, che ha evidenziato “i 5 PASSI da fare: le proposte della CNA LIGURIA.
Mettere a reddito i beni confiscati: la prima priorità. È necessario ampliare la possibilità della messa a reddito dei beni. Ricreare il tessuto produttivo e commerciale attorno alle imprese. Diventa qui centrale il ruolo delle Associazioni di categoria, che possono reperire le aziende di una rete solidale da “mettere attorno” al bene confiscato, per non farlo morire, per conservarlo e soprattutto per svilupparlo. Informazioni sul mercato a sostegno delle analisi e della gestione. Questo è il ruolo dei manager delle imprese confiscate o impegnati nella messa a reddito di beni immobili studi e informazioni sul mercato utili alla gestione. Accesso al credito. L’emergenza europea della gestione dei beni confiscati deve trovare nuovi strumenti, nuove dotazioni con atti che interessino tutta l’Europa creando un modello europeo. L’Italia deve farsi carico di questa richiesta immediatamente, grazie al fatto che siamo nel “semestre italiano”. Da subito quindi occorre utilizzare gli effetti moltiplicatori del sistema dei Confidi (le strutture che garantiscono, con fondi pubblici, i crediti delle banche alle imprese commerciali, artigianali, industriali e al mondo cooperativo e dell’agricoltura). Il credito non deve essere riservato all’azienda confiscata o ai beni immobili messi a reddito.
Dobbiamo allargarlo alle aziende che sono disponibili a fornire servizi o prodotti, a creare sbocchi commerciali. Gli stessi beni confiscati possono essere dati in garanzia del credito alle imprese che rinascono e alla filiera che sta attorno ad esse o essere utilizzati per creare la base per i contributi pubblici al mondo dei Confidi che sostengano il credito per la lotta alla criminalità organizzata. Vogliamo ricordare l’interessante proposta del Rettorato dell’Università di Catania basata sulla stretta connessione tra beni confiscati e microcredito, che propone di mettere i primi a presidio per la concessione del secondo. Questa proposta
mostra come i beni possono dare opportunità di investimento perché ampliano il credito al sistema territoriale delle imprese.
Sicurezza. Chiediamo che le nuove norme prevedano azioni di sicurezza: certamente “le mafie” non staranno a guardare perché sanno che colpire la loro ricchezza è un azione per loro mortale”.
Paola Pastorino, presidente dell’associazione Manager WhiteList, nata per restituire al mercato e alla collettività i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha dichiarato che “Manager WhiteList è l’Associazione composta da dirigenti di alto profilo, con esperienze in ruoli apicali in diversi settori, che sono formati sulle tematiche tecnico-giuridiche inerenti le imprese confiscate. Abbiamo presentato le nostre proposte in audizioni a Roma, e i nostri studi sul campo indicano come sia prioritario un approccio manageriale selettivo, tempestivo e integrato fin dalle prime fasi del procedimento giudiziario per la sopravvivenza delle imprese e come, nel caso di beni immobili, i manager possano supportare gli Enti Territoriali per la messa a reddito dei beni immobili assegnati. L’Associazione intende mettersi a disposizione del Sistema Giudiziario e del Paese con l’unico obiettivo di definire progetti che creino valore e occupazione dai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.
Raffaella Ramirez ha presentato “La mappa dei beni confiscati in Liguria” come strumento di democrazia partecipata e del progetto di georeferenziazione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata presenti nel territorio ligure, nato dalla collaborazione tra Regione Liguria, Università degli Studi di Bologna e Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie. “L’obiettivo del lavoro – ha illustrato Ramirez – è stato rendere fruibili dati relativi a beni immobili che, grazie alla normativa antimafia, vengono sottratti alla criminalità e restituiti alla collettività per finalità sociali. Il dato rilevato dalla mappatura della presenza di ben 142 beni immobili confiscati, diventa impressionante se ricordiamo che non comprende le confische pendenti davanti ai giudici di appello o di legittimità, i sequestri, le confische aziendali. Per tale ragione non possiamo intendere la mappatura come il punto di arrivo di un percorso. Auspichiamo che, anche grazie all’ importante strumento legislativo di cui si è dotata la nostra Regione, la L.R. 7/2012, sia possibile sostenere anche finanziariamente i Comuni che recuperano e riutilizzano beni confiscati alle mafie, altrimenti destinati al degrado o, ancor peggio, alla loro re-immissione nei circuiti di illegalità presenti sul territorio ligure”.
Danilo Procaccianti dello staff della trasmissione “Presadiretta” di RAI 3 ha moderato di seguito la tavola rotonda, insistendo su un punto in particolare: “Che fine fa il tesoro della mafia nelle mani dello Stato? – si chiede Procaccianti – Si stima che i beni confiscati in Italia abbiano un valore di circa 30 miliardi di euro. E cosa fa lo Stato con questi beni? Sappiamo che dal primo sequestro di un bene all’assegnazione definitiva a un Comune o a un’Associazione possono passare anche 20 anni. Le aziende confiscate come sono gestite? Su 1708 imprese passate nelle mani dello Stato, solo 60 risultano pienamente attive. Le imprese sequestrate alle mafie falliscono, quasi tutte. Troppo spesso la frase che ricorre è “la mafia ci dava lavoro, è arrivato lo Stato e siamo in mezzo alla strada”.
Il Prefetto Umberto Postiglione, Direttore dell’ANBSC (Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) ha delineato con molta chiarezza i tre punti in cui suddividere le attività da affrontare: Attività lavorative, Beni immobili e Terreni. Ha indicato le direzioni nelle quali deve svolgersi l’attività della sua Agenzia, per riconoscere fra le aziende confiscate quelle da liquidare in quanto minate alla base rispetto a quelle sane da riportare sul mercato. Ha specificato le sue intenzioni per i beni immobili, da vendere o affittare se di pregio elevato, oppure da indirizzare ad un utilizzo per l’edilizia popolare se di minor pregio. Ha infine relazionato su un’innovativa modalità di impiego del terreni confiscati alla criminalità organizzata: un laboratorio delle nuove ricerche del CNR in campo agricolo sperimentate sul campo dall’Associazione Libera con finanziamenti europei per esportare infine i risultati nel nord Africa al fine di limitare l’immigrazione attraverso il Mediterraneo. La confisca ci beni alle mafie potrebbe trasformarsi addirittura in azione di politica estera.”
Elena Fiorini assessore a Legalità e Diritti, che il Sindaco ha incaricato di seguire gli sviluppi della confisca Canfarotta, e di approfondire analisi del patrimonio che dovrà essere messo in disponibilità, da parte dell’Agenzia Nazionale, ha illustrato la sfida del Comune di Genova: "Per un Comune il fatto di mantenere relazioni con tutti gli altri soggetti che possano creare una rete è importante. Il Comune di Genova ha un’esperienza virtuosa, con la delibera del 2008 sono stati assegnati diversi beni confiscati, tutti riutilizzati per attività in ambito sociale, dalla Casa per le donne maltrattate ad asilo per anziani, o gestite direttamente o tramite associazioni. Il grande tema è la confisca dei beni Canfarotta, di cui abbiamo valutato la consistenza, più di 110 immobili, fra cui non ci sono aziende. Il 78% si trova in centro storico, quasi tutto nel sestiere della Maddalena, mentre solo il 21 % in altri quartieri della città ed una piccolissima quota (1%) a Palermo. Abbiamo quindi un’area del centro storico dove sono presenti decine e decine di immobili sequestrati, appartamenti e magazzini a piano terra. Tutti di piccola pezzatura in estremo degrado. Stiamo decidendo di dividere questi beni in pacchetti. In linea teorica è bello, ma il Comune non ce la può fare da solo, bensì se
tante istituzioni, associazioni, fondazioni, si metteranno assieme. Questa è la sfida. È nostra intenzione chiedere in tal senso alla Prefettura la formazione di un’unità di supporto".
Michele Di Lecce Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Genova ha parlato della necessaria operazione di semplificazione per raggiungere soprattutto tempi accettabili fra i primi provvedimenti, la confisca dei beni e l’assegnazione per l’utilizzazione e la valorizzazione – se possibile – di questi temi. "Per fare un solo esempio: la sola procura di Genova, nell’ultimo anno, ha valutato circa un centinaio di sequestri per circa un centinaio di milioni di euro. Somme che sono entrate temporaneamente nella disponibilità dello Stato, nel FUG (Fondo Unico Giustizia), in cui confluiscono le somme di denaro liquido o i beni immediatamente trasformabili in denaro liquido. Questo Fondo però a distanza di anni non è ancora riuscito a funzionare".
Paola Riccio, del Ministero dello Sviluppo Economico, ha dichiarato; “Da tempo la Direzione Generale per la lotta alla contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (DGLC-UIBM), analizza le connessioni tra criminalità organizzata e contraffazione, con l’obiettivo di rendere note ed indiscusse tali connessioni e di porre in essere politiche di contrasto e prevenzione efficaci, supportate da una conoscenza del fenomeno in tutti i suoi molteplici aspetti. In una logica “a doppia valenza”, propria della
missione della DGLC-UIBM (concessione\valorizzazione Proprietà Industriale-lotta alla contraffazione), si è valutata la possibilità di supportare la lotta alla contraffazione attraverso il riutilizzo dei beni confiscati alle “mafie” dedite a tali attività per valorizzare la Proprietà intellettuale. Ferma restando l’altissima valenza simbolica, la finalità della Direzione è infatti di sostenere lo sviluppo economico e promuovere la proprietà industriale in territori altamente penalizzati dalla presenza di questi gruppi criminali.
Le risultanze di tali studi, realizzati in collaborazione con l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la
Giustizia Penale (UNICRI), sono oggetto di pubblicazioni, disponibili sul sito www.uibm.gov.it”.
Stefano Busi, referente di Libera per la Liguria, ha illustrato la situazione attuale e presentato i progetti di Libera: “Oltre 900 beni confiscati sono in attesa di destinazione da gennaio 2014, a causa dell’assenza, ad oggi, di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che nomini il consiglio direttivo dell’ANBSC, consentendo così al Prefetto Postiglione di poter esercitare appieno le Sue funzioni. Restituire questi beni alla collettività, così come intervenire sulla fase di sequestro e sulle aziende confiscate deve essere una priorità di tutti: i beni confiscati oggi rappresentano una grande opportunità di lavoro e di crescita dei territori, nonostante le tante criticità da correggere”.
Anna Canepa, Sostituto Procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia, ha mandato il suo saluto in cui ha ricordato che è nei momenti di crisi che le mafie si rinnovano, e come l’aggressione ai patrimoni debba essere la strada privilegiata da portare avanti per una seria politica di contrasto.