Armi e rapine: udienza slitta al prossimo 14 ottobre per ascoltare un maresciallo dei carabinieri

18 settembre 2014 | 13:51
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Armi e rapine: udienza slitta al prossimo 14 ottobre per ascoltare un maresciallo dei carabinieri

Motivo: capire se secondo il sottufficiale dell’Arma la parte offesa era in grado di capire la lingua italiana.

Il procuratore generale della Corte di Appello di Genova ha chiesto, oggi, l’audizione come teste del maresciallo dei carabinieri di Ventimiglia, Abbatangelo, a margine del secondo grado di giudizio nei confronti dei quattro immigrati romeni arrestati, nel novembre 2012, dai carabinieri di Ventimiglia, perché accusati di aver rapinato del telefonino un loro connazionale di 55 anni, D.N., aggredito mentre si trovava in un cunicolo, all’interno del ponte della ferrovia, dalle parti di via Tenda.

Motivo: capire se secondo il sottufficiale dell’Arma la parte offesa era in grado di capire la lingua italiana. Secondo la difesa, infatti, l’interprete – anch’egli un clochard romeno che conosceva sia l’aggredito che gli aggressori – avrebbe dichiarato il falso o gonfiato i fatti, per mettere in cattiva luce gli indagati che avevano aggredito pure lui, qualche tempo prima. Il fatto è che durante l’interrogatorio la parte offesa smentì quelle accuse, in pratica ritrattò. In primo grado, il 4 ottobre 2013, la pena più alta era stata inflitta a Mihai Cretu, 50 anni (3 anni e 4 mesi), al quale venne contestata la recidiva reiterata; Nicusor Baduca, 32 anni e Zaulet Cornel Doru, 52 anni, vennero condannati a 2 anni e 8 mesi; mentre a Nicusor Christian Dumitru, 34 anni, vennero comminati 2 anni e 4 mesi.

L’operazione si concluse con il sequestro di quattro fucili – 3 fucili da caccia calibro 12 e una carabina – una pistola a tamburo calibro 38 (l’arma utilizzata per commettere la rapina), 1.000 euro in contanti; alcuni monili d’oro e buoni postali, contenuti in una cassaforte (anche questa recuperata) rubata alcune ore prima della rapina.

Gli artefici della rapina, tuttavia, non sono gli stessi del furto che sarebbe stato commesso, secondo quanto sostenuto dai carabinieri, da un commando di tre nordafricani che avrebbero agito con un furgone approfittando dell’assenza dei proprietari in casa. La refurtiva – o parte di essa – sarebbe stata, poi, consegnata (non si sa ancora, secondo quali accordi) ai quattro arrestati. I quattro sono difesi dagli avvocati Luca Ritzu e Fabrizio Spigarelli.

L’udienza è così slittata al prossimo 14 ottobre.