L’umiltà é considerata come ammissione dei propri limiti e del bisogno di un aiuto esterno

11 luglio 2014 | 22:17
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L’umiltà é considerata come ammissione dei propri limiti e del bisogno di un aiuto esterno

Per orgoglio, l’uomo emargina Dio dalla propria vita per poi ricorrere al suo aiuto nelle situazioni di necessità

Nella nostra società la virtù dell’umiltà è tutt’altro che apprezzata, perché considerata come ammissione dei propri limiti e del bisogno di un aiuto esterno, con la conseguenza di dover essere riconoscenti verso gli altri, cosa che per orgoglio non si vuole assolutamente fare. In un mondo di arroganti, di orgogliosi, di presuntuosi l’umiltà risulta una virtù rara, dato che è ritenuta un atteggiamento di remissività e debolezza.
Questo fatto condiziona i rapporti sociali e produce un senso di fastidio nei confronti della religione, accusata di voler mettere l’uomo sotto il giogo di norme etico-religiose che impediscono la libertà individualistica per una mal tollerata dipendenza da un Essere superiore. Accecato dall’orgoglio, l’uomo emargina Dio dalla propria vita, salvo poi ricorrere al suo aiuto nelle situazioni di necessità.
In altri termini  ci si comporta con indifferenza nei confronti del Signore, pur riservandosi la pretesa del diritto all’aiuto eventualmente richiesto.
A proposito, Louis Lavelle ammonisce: “Dobbiamo imparare a riconoscere tutte le grazie che Dio ci fa, ma non dobbiamo pensare di averle meritate”.
L’esistenza di chi si chiude nell’egoismo è misera perché, fondata su se stessi, non offre sicurezza, ma dà adito ad una duratura conflittualità, che sottolinea drammaticamente il limite della fragilità umana.
Il rifiuto del legame con Dio sconvolge i valori dell’amicizia, della solidarietà e riduce la società al degradante fenomeno della disumanizzazione dovuto alla diffidenza verso tutti e tutto, in un continuo scontro per sopravanzare gli altri.
Assolutamente diversa è la condizione del credente autentico che “ sa di non essere solo quando entra nel territorio oscuro della paura, ma di avere accanto a sé una presenza trascendente”, come nota il card. Gianfranco Ravasi.
San Padre Pio indica una formula vincente e semplice per migliorare la convivenza umana: “Abbi dolcezza verso il prossimo e umiltà verso Dio”.

Don Giacomo Simonetti