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Valle Argentina - Armea
/La parrocchia di Taggia ai campi estivi
25 luglio 2014 | 07:03
Il tema sviluppato in queste settimane, legato alla figura di San Giuseppe (Custode di Gesù, di Maria, della Chiesa e del creato) ha aiutato tutti i partecipanti a riscoprire una figura troppo spesso dimenticata
Raccontare un campo estivo è difficile perché è il tentativo di spiegare qualcosa che non si può riassumere in un elenco di cifre e di “risultati” (di solito sempre presunti, in un’ottica puramente umana). Perché l’esperienza vissuta è molto di più; e solo chi ha percorso, da educato o da “educatore” (anche qui, presunto), un cammino simile può comprenderlo.
É infatti una somma di esperienze, legami, relazioni, incontri, emozioni anche e soprattutto di affetti e ricordi che ti accompagnano tutta la vita. Quanti di noi non ricordano quello che, anche a distanza di anni, hanno vissuto in quei momenti? E quante persone, quante storie ci portiamo nel cuore da quei giorni? Certo, come in ogni attività di formazione e di evangelizzazione, il nostro primo desiderio è quello di saper comunicare agli altri la gioia di aver incontrato Gesù nella nostra vita. E questo cercano i nostri adolescenti, i giovani ed anche i fanciulli: qualcuno che sappia essere testimone gioioso di Qualcuno che possa riempire di Gioia vera la loro vita.
Così oggi noi, parrocchia di Taggia, diventiamo voce che si racconta e che vuole dire l’importanza grande, unica ed insostituibile di questa esperienza. Con la disponibilità di tanti collaboratori, la guida di don Antonio, il sostegno della preghiera di molte persone e con la presenza di moltissimi fanciulli, abbiamo svolto le attività estive. A partire dal Grest di fine Giugno, vissuto in parrocchia, proseguendo con i tre campi, uno ad Ormea e gli altri a Mendatica, che domenica 27 luglio si concludono riportandoci alla nostra quotidianità, più stanchi, certo, ma molto più ricchi di quei legami che sono il tessuto dell’esperienza cristiana.
Anche il tema sviluppato in queste settimane, legato alla figura di San Giuseppe (Custode di Gesù, di Maria , della Chiesa e del creato) ha aiutato tutti i partecipanti a riscoprire una figura troppo spesso dimenticata.
Ricordando la predica di Papa Francesco nel giorno del suo insediamento, proprio in occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo del 2013, facendo inoltre riferimento alla Redemptoris Custos di San Giovanni Paolo II, le tematiche proposte nelle diverse giornate hanno voluto presentare questa figura come modello esemplare di vita cristiana.
Così anche le catechesi e le celebrazioni che ci hanno fatto ricordare e rivivere (per i più grandi) o anche solo comprendere (per coloro che ancora devono completare il cammino) i sacramenti dell’iniziazione cristiana, hanno coinvolto attivamente tutti i partecipanti.
La scelta poi di celebrare ogni giorno l’Eucaristia ha dato il tono ad ogni giornata, diventando il momento centrale di ogni attività.
Ma per tutti il momento più emozionante è stato quello dell’incontro con il Vescovo. Infatti mons. Suetta ha scelto di essere presente in ogni campo. Ed ogni incontro è stato interessante per le domande che gli sono state poste in maniera diretta e a volte impertinente. Non è stato solo un serrato “interrogatorio” per comprendere i compiti del vescovo diocesano, ma è stato soprattutto un modo per conoscere don Tonino, la sua storia, la vocazione ed il percorso che lo ha portato nella nostra Diocesi.
Con molta semplicità e familiarità in un dialogo amichevole e fraterno, possiamo dire di esserci conosciuti un po’ meglio; come in una piccola visita pastorale dedicata solo a noi.
Ora però arriva quasi il momento di ritornare a casa. Sapendo che dopo i saluti, gli entusiasmi ed i tanti progetti ci aspetta una realtà a volte sconsolante.
Per la scarsa frequenza alla Messa festiva, per le “fughe” del dopocresima, per le difficoltà a vivere un cammino di autentica crescita umana e cristiana che coinvolga anche le famiglie. Anche qui non vogliamo fare aride statistiche che dicono poco di quello che solo il Signore sa, Lui che conosce il cuore di ogni uomo.
A noi il compito di lavorare con fiducia, lasciandoci coinvolgere pienamente in questo grande compito che è l’evangelizzazione. Di annunciare la misericordia di Dio. Un compito da vivere con gioia (la Gioia del Vangelo, appunto) sapendo che il Signore vuole questo da noi.
La canzone che ha accompagnato i nostri campi, “Il Signore ha messo un seme” è stata scelta per questo. La fede ci aiuta a credere che ci sarà un frutto dal seme che il Signore ha gettato anche attraverso questi poveri strumenti che sono i sacerdoti e gli educatori. E che questo seme gettato un giorno in questi ragazzi, ma anche in noi, diventerà un fiore unico ed irripetibile. Siamo certi che tutte le attività estive, che vedono le Parrocchie impegnate con uno sforzo davvero grande e faticoso, sono una delle esperienze più belle, come Chiesa, per vivere la gioia del vangelo e per portare l’annuncio nelle periferie, così come ci chiede papa Francesco.
Oggi queste periferie sono anche i nostri giovani e maggiormente, forse, le famiglie dalle quali provengono. La Chiesa, come sappiamo, si sta preparando ad interrogarsi su queste importanti problematiche. Anche da un piccolo campo parrocchiale può venire un aiuto a comprendere meglio le sfide che ci attendono.