Il giornalista del ‘Fatto’ Oliviero Beha a Ventimiglia, “Sono stato all’estero…”

Un lungo articolo pubblicato sul suo blog racconta di una Ventimiglia ‘città straniera’ e soffocata dalle ‘ndrine calabresi
Il noto giornalista del Fatto Quotidiano Oliviero Beha dalle pagine del suo blog (olivierobeha.it) racconta una sua giornata a Ventimiglia e le parole spese per la città di confine non sono proprio edificanti, anzi descrivono una realtà cupa e degradante.
"Giorni fa sono stato all’estero, e fin qui giustamente “e chi se ne frega”. Il punto è che non sono stato proprio all’estero nel senso letterale e topologico, ma sono stato in un estero più che estero, in un estero metaforico, in un estero italiano: a Ventimiglia, a un soffio da Mentone e dalla Francia. Sole piovoso, città bassa nuova, città alta storica ricca di palazzi medievali che cadono a pezzi perché si sono mangiati i fondi europei e adesso sono finiti e con essi gusto e restauri, carruggi su per il nucleo vecchio abbandonato, desertificato e poi occupato da una popolazione particolare. Per rendermi conto di persona ho girato a piedi, chiedendo istruzioni a vecchi e giovani: dov’è la cattedrale, dove traverso il fiume Roja pieno di isolotti, cigni, papere, gabbiani, gallinelle tutti impegnati in immersioni da numeri da circo, dov’è la passerella pedonale con i lucchetti senza Moccia anche se molti, troppi fisiognomicamente d’intorno paiono Moccia. Ma perché, come mai? Perché tutti quelli che interpello, nel mercatino dell’antiquariato come nelle strade intasate d’auto frontaliere vicino alla stazione, mi rispondono in varie accentuazioni di calabrese? Diretto, storpiato, francesizzato, edulcorato, dissimulato, ma per Giove, calabrese senza ogni dubbio. Che ci fa questo concentrato di calabresi di lunga o breve lena a Ventimiglia, antichissima città romana che si ricorda che quest’anno cade il duemillesimo anniversario dalla morte di un imperatore di qualche importanza, chiamato Augusto?
La comunità migliore degli indigeni non abbozza, reagisce, ci sono 4 librerie che per un’idea di cultura sempre più impallidita sono autentici bunker resistenziali che cercano di dare solidità a un costume strisciante e gassoso, quello delle pacche sulle spalle e perfino, negli immigrati più antichi, del calabrese di una volta che quasi ha bisogno di traduzione nel calabrese contemporaneo. Naturalmente a Ventimiglia sulla scia di Bordighera lì a fianco l’amministrazione locale è stata sciolta per mafia, e ier l’altro, nelle ultime elezioni, è spuntata una lista semicivica molto giovane, alla rottamazione style, che comunque, a giudicare dagli intrecci politici con i predecessori “sciolti”, probabilmente capisce bene tutti i linguaggi. L’impressione è di essere in una frontiera languente, disperante, che fa da ostaggio a se stessa in un andirivieni di compravendite e nonsense. E noi da questa parte… Sì, sono stato all’estero…"
Oliviero Beha, Il Fatto Quotidiano