“Caro Oliviero Beha, Ventimiglia si è costruita con la forza degli immigrati calabresi”

30 luglio 2014 | 16:06
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“Caro Oliviero Beha, Ventimiglia si è costruita con la forza degli immigrati calabresi”

“La città, la mia città, viene violentata dalle parole di chi non la conosce, ma si permette di vomitare un giudizio fatto di stralci di articoli e di fonti non citate” scrive l’avvocato Marco Noto

Caro Direttore,

Vorrei rispondere all’articolo del dottor Beha, ripreso dalla Vostra testata e pubblicato in data odierna.
Trovo che i commenti espressi, giudizi trancianti ed arbitrari, peraltro non fondati su elementi concreti, da Oliviero Beha siano offensivi per la città, per i cittadini ventimigliesi, sia "indigeni" che "immigrati", per gli amministratori che hanno svolto e svolgeranno con abnegazione e passione il loro lavoro per rendere questa città migliore. Un antico adagio recita che prima di parlare sarebbe meglio pensare, ma ancor di più si dovrebbe dire che, spesso, piuttosto che parlare sarebbe meglio tacere.

La città, la mia città, viene violentata dalle parole di chi non la conosce, ma si permette di vomitare un giudizio fatto di stralci di articoli e di fonti non citate. Ventimiglia si è costruita con la forza degli immigrati calabresi, con la forza degli immigrati tutti, così come l’intero mondo.

Io stesso sono figlio di emigranti, scappati all’esistenza silenziosa e stentata di un sud che non sa curare i propri figli, anch’io sono calabrese pur essendo nato proprio a Ventimiglia, in quel ospedale   che ormai non esiste più, distrutto dalla mastodontica macchina burocratica della politica centrale. E’ umiliante, quarant’anni dopo i miei genitori sentire ancora qualcuno e che qualcuno, fare un distinguo tra liguri e immigrati – mi sembrava di leggere tra le righe dell’articolo una descrizione non di Ventimiglia, ma della Pretoria Sudafricana vessata ancora dall’apartheid – ed etichettare con lettera scarlatta le persone solo perché hanno un accento calabrese.

Vorrei ricordare ad O.B. che quelle persone dal sud non sono arrivate come spazzatura, ma come onesti lavoratori, per svolgere quei lavori che gli "indigeni" non volevano più svolgere (quel che capita oggi in Campania con gli immigrati di provenienza africana che vengono sfruttati nei campi, ed in generale in Italia con i nuovi migranti), costruendo quelle autostrade (e morendo nelle tante gallerie come topi in trappola) che facevano la fortuna dei soloni democristiani con le opere pubbliche degli anni ’50 e ’60. gente che ogni mattina faceva (e fa ancora) avanti e indietro con la vicina Francia ed il Principato di Monaco per lavorare ad

un prezzo ancor migliore, con la forza delle sole mani e la durezza del sudore.
Ventimiglia, la mia Ventimiglia, fatta di tutto un po’, della vecchia Albintimillium, della Ventimiglia Medievale, della meravigliosa Cattedrale, dello splendido e movimentato mercato annonario, della Battaglia dei Fiori, dei francesi, dei calabresi, degli albanesi e dei rumeni, nuova forza che rende ancor più europea la mia città.

Ed al signor Beha consiglierei la visita alla Biblioteca Aprosiana nel vicino chiostro di Sant’Agostino, per capire cos è Ventimiglia, comunque ringraziando le quattro librerie che resistono grazie allo spirito del commerciante che è in tutti i ventemigliusi, e non grazie alle vendite dei libri di O.B.

Grazie Ventimiglia e grazie a Ventimiglia, io oggi, seppur calabrese, caro dottor Beha sono un uomo fiero della mia città e delle mie origini.
La città l’aspetta con affetto e a braccia aperte, così come ha sempre fatto con
tutti.
Cordialmente

Avvocato Marco Noto