Assessore Faraldi: “Da dove nasce astio così forte di Beha nei confronti dei calabresi?”

30 luglio 2014 | 16:39
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Assessore Faraldi: “Da dove nasce astio così forte di Beha nei confronti dei calabresi?”

“Le ricordo, gentile signor Beha, che sono calabresi il filosofo Tommaso Campanella; Talete, uno dei sette saggi dell’antichità; Gian Vincenzo Gravina, letterato tra i fondatori dell’Arcadia; Corrado Alvaro”

Gentile Sig. Oliviero Beha,

ho letto oggi il suo breve racconto di una giornata trascorsa a Ventimiglia.
Pur non conoscendola personalmente, sono sinceramente dispiaciuto per la sua idiosincrasia nei confronti dei calabresi. Aggiungo, inoltre, incuriosito: da dove nasce il suo astio così forte nei loro confronti?  Perché li definisce in maniera così sprezzante? 
Lei descrive Ventimiglia come una città "occupata da una popolazione particolare”, i calabresi!
E ancora, riferendosi alla città, afferma allarmato: “I calabresi sono ormai il 70/80% della popolazione, e continuano ad arrivare” (!!)
E ancora: “A Ventimiglia le scuole sono ormai calabresizzate”.
Quanti altri “gruppi” o “categorie” le risultano così insopportabili?  I toscani le sono tutti simpatici? O esclude i pisani e i livornesi?
Stia in pace e venga a trovarmi. 
Cordiali saluti
Franco Faraldi
Assessore al bilancio del Comune di Ventimiglia
Post scriptum: Le ricordo, gentile signor Beha, che sono calabresi il filosofo Tommaso Campanella;  Talete, uno dei sette saggi dell’antichità; Gian Vincenzo Gravina, letterato tra i fondatori dell’Arcadia; Corrado Alvaro. E ancora Corrado Calabrò, ex Presidente dell’Associazione magistrati del Consiglio di Stato; lo scienziato Renato Dulbecco; lo scultore, pittore e scrittore Umberto Boccioni; i Fratelli Bandiera e Guglielmo Pepe; Rino Gaetano e Mia Martini; Gianni Amelio e Gianni Versace. E molti, molti altri illustri italiani!!
"Son Calabro, non arcade, e me ne vanto: 
Quondam chi nasce in Calabria regione 
Pria che al Sol gli occhi, apre la bocca al canto. 
Se intuono qualche asiatica Canzone, 
suon di zampogna non v’accoppio; 
tanto non voglio: canto al suon di Colascione".
(Bartolomeo Nappini)