‘Cervo Rivier’, l’antologia di Luigi Diego Elèna

23 giugno 2014 | 18:01
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‘Cervo Rivier’, l’antologia di Luigi Diego Elèna

Di certo sono il passato, sono la Cervo di un tempo perduto, ma che vivono in questo spazio di memoria del ricordo in cui sono vissuti

CERVO RIVIER parte da un nome di una donna, di un uomo, di un soprannome allusivo ad un aspetto della loro personalità.
Ogni poesia ha in se un caso, e la sua storia.
E’ l’ascolto di un loro monologo breve, semplice nella sua complessità.
Una sorta di epitaffio e testamento che abbraccia l’immagine del personaggio in un contesto atemporale. E’ fisionomica del personaggio e del suo contesto.

Sono frammenti che si possono comporre come un puzzle per ogni voce-monologo di quelle anime.
Di certo sono il passato, sono la Cervo di un tempo perduto, ma che vivono in questo spazio di memoria del ricordo in cui sono vissuti.

Sono lettere che potevano essere perdute, ma che riscritte disvelano la materia di cui sono fatte la loro poesia e il loro linguaggio.
Un linguaggio che è pubblica confessione di identità loro e nel loro contesto. Sono la loro irreversibile appartenenza a Cervo, ribadendone l’unicità del suolo e del suo epos, in un sintagma magnetico.

Ciao a tutte e tutti voi mie care amiche e miei cari amici.
Ecco i titoli delle prime 50 poesie che ho scritto e che compongono l’antologia "CERVO RIVIER".
Prevedo entro l’anno di completare l’Antologia scrivendo 100 poesie.

– Lin du Stè (sacrista e campanaro)
– Pippo e Maria (re e regina che giocarono col fato)
– Il mulo e Brico’ (ibrido amore in vino veritas)
– Rosa (angelo in volo di nome e di fato)
– Donna dal nome di Santa (sine qua non)
– Argentina e Maurina (sorelle della solitudine e sole)
– A Canuna (madre che gridava il nome della figlia Lissa, notte e giorno; Lissa morta giovinetta e lei, Canuna, impazzita dal dolore).
– Bageu (quell’amor che a cuor gentil ratto s’apprende)
– Paioffe (poeta e navigante di un sogno tra stelle e strisce)
– Ganna e Gerbi (nomi e soprannomi di miti e di mite persone)
– Michè, Petro’, Pinetta, u Pesciu, u Pippu, (session men aborigeni)
– Palanche&Spicce (sogni d’oro e bolle di sapone a tintinnare)
– U Seain (un uomo in gabbia)
– Luensin (la vita nella sua semplicità)
– A Longa (l’artigianalità ed ironia degli occhi di Venere)
– Nicoletta (Lina la poetessa sulle ali dell’eternità)
– Papu’ – Pi (Sansone e cigno dai sentimenti buoni)
– Biciclin Batollo (una bicicletta per il paradiso)
– Lupini (l’uomo che afferma l’uomo)
– La Chicchella (La leggerezza d’una farfalla)
– Napulitan ( il borgo Napoli sponda del mediterraneo)
– Pasqualina (l’angelo e l’agnello sacro)
– A Nin de Petro’ (una signora di rosea cera)
– Giuseppe (quell’eterna pace in "cua’ si vive")
– Genovino (calzolaio in una antica stanza)
– Vittorio da Fransesa ed Evelina (la bottega conviviale e onnicomprensiva)
– A scià Lisina (la postiera, un S.O.S tra bonacce e tempeste di un transatlantico)
– Biagio (lo spazzino fiero della sua arte e del suo paese)
– Luigina da Rosa (tra le sue creature cucite, sedute accanto)
– Biggio (maestro d’ascia)
– U Patatin (uomo arcobaleno in uomo indipendente)
– Graudin (quello che i Cervesi volevano sapere da una rivista)
– U Crestian (un semplice con pochi soldi messi da parte)
– Il Longu (pescatore tra pini, agavi e baciccio di mare)
– Bianchin du Pesciu e Lisina da Bididea (le ostetriche, un evento al femminile vissuto normalità per "Nati in casa").
– A Patata (una madre in attesa del figlio oltre l’orizzonte)
– U Pueta ( il poeta )
-‘La signorina milanese, il ricamo del destino di una negromante
– U Mètre (un fireman, fochista di marina)
– E Passuette ( sorelle che persero la casa nel terremoto dell’87)
– Michè da Zanna (uomo di grandi fiammate)
– Capitan Treggin (lupo di mare)
– Reietto (la storia di una adozione)
– Giacumin da Longa (amico di Dioniso)
– U Luddru (mani bucate)
– Il bel Cecè un azzimato damerino
– U Mananna e la libertà di una speranza
– Ciöcci e quella "maglia nera"
– U Russu (Angelo di nome e di fatto)
– Gigiò (semplice pensiero)