Il 16 maggio al Palafiori l’ evento “Sanremo giardino di Limoni”
Il limone era il frutto maggiormente commercializzato per le sue indubbie qualità: buccia sottile, molto succo, facile conservabilità.
della Cultura Materiale Anna Maria Nada Patrone).
Sanremo, giardino di limoni?
La domanda potrebbe sembrare provocatoria per chi non conosce la storia di questa città.
Infatti la Riviera occidentale è stata, a partire dai secoli medievali, un terra di agrumi, con varie eccellenze quali l’arancio a frutto dolce (il locale “portogallo”), il cedro (detto di “Sanremo”) e il limone “sanremino”. Proprio quest’ultimo era il frutto maggiormente commercializzato per le sue indubbie qualità: buccia sottile, molto succo, facile conservabilità.
Gli abitanti del Ponente decisero quindi di sfruttarne la varietà a scopi commerciali, allevando piante in tutta la zona litoranea e nelle piccole valli scavate dai torrenti, dove era disponibile acqua in abbondanza. Del resto non mancavano i clienti, in primis inglesi, fiamminghi e tedeschi di alto lignaggio, che amavano arricchire le loro tavole di prodotti colorati, allegri, “esotici”. Inoltre una forte domanda era alimentata dalle marine mercantili e militari del Nord Europa, che necessitavano di succhi vitaminici per completare la povera dieta dei marinai durante lunghi e spesso estenuanti viaggi oltremare. Il “sanremino”, disponibile tutto l’anno (un classico”quattro stagioni”) possedeva le caratteristiche giuste per soddisfare ogni richiesta.
Sarà solo la concorrenza del Sud Italia, dove il settore agrumicolo crebbe con l’abbattimento delle barriere doganali conseguente all’unità d’Italia, a determinare il progressivo abbandono di questa coltura a vantaggio dei più convenienti fiori. In ogni caso, avviarne oggi un progetto di recupero, identificando scientificamente la cultivar, potrebbe costituire un’interessante operazione di rafforzamento dell’economia della città.