Dall’ 8 marzo al Teatro Salvini la rassegna “Questo piccolo grande teatro”
Quattro appuntamenti per celebrare, in occasione della chiusura della rassegna il 29 marzo, la Giornata Mondiale del Teatro, voluta dall’ UNESCO per ricordare come l’arte teatrale possa contribuire alla comprensione ed alla pace tra i popoli
La rassegna, quest’ anno in versione ridotta per le ormai tristemente note problematiche economiche, si concentrerà nel mese di Marzo, con quattro appuntamenti prodotti da "I Cattivi di Cuore".
Quattro appuntamenti tutti al femminile, che inizieranno proprio l’8 marzo e si susseguiranno nei 4 sabati del mese, per ricordare sia le conquiste sociali e politiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo.
Quattro appuntamenti per celebrare, in occasione della chiusura della rassegna il 29 marzo, la Giornata Mondiale del Teatro, voluta dall’UNESCO per ricordare come l’arte teatrale possa contribuire alla comprensione ed alla pace tra i popoli.
Il primo appuntamento è l’8 Marzo con il pluri premiato “From Medea” di Grazia Verasani, una coproduzione della compagnia imperiese con il “Teatro del Banchero" di Taggia.
Uno spettacolo che da 4 anni sta girando nei più prestigiosi Teatri italiani e che ha dato alle due compagnie importantissimi soddisfazioni e importanti riconoscimenti. Le giurie dei vari Festival internazionali a cui le Compagnie hanno partecipato, hanno riconosciuto il valore dello spettacolo dando premi come migliore allestimento, per le migliori attrici alle 4 interpreti (Maura Amalberti, Giorgia Brusco, Chiara Giribaldi, Federica Spanò), alla Regia di Gino Brusco, alla scenografia di Marco Barberis.
Lo spettacolo narra di quattro donne rinchiuse in un carcere psichiatrico a scontare la pena per aver commesso il reato di infanticidio. Chiuse in una stanza, trascorrono il loro tempo espiando una condanna che è soprattutto interiore: il senso di colpa per un gesto che ha vanificato le loro esistenze. Dalla convivenza forzata – che a sua volta genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella dell’altra – germogliano amicizie, spezzate confessioni, un conforto mai pienamente consolatorio ma che fa apparire queste donne come colpevoli innocenti.
La trama costituisce quasi un espediente per scavare nell’intimo delle donne, per cercare di capire cosa significa davvero essere madre, tralasciando lo stereotipo di un istinto materno naturale in ogni donna e di una maternità serena ed edificante.
E’ soprattutto la sospensione del giudizio che qui viene volutamente applicata alle vicende di queste donne che, pur essendo delle assassine, di fatto non ci appaiono mai come tali, anzi, ci piacciono, ci divertono e finiamo col comprendere le loro motivazioni.
Quattro donne diverse per personalità e background culturale, ma tutte accomunate da una maternità rifiutata che le ha portate a compiere il drammatico gesto, e da una ricerca disperata di normalità nell’elaborazione ed espiazione della propria colpa.