Unitre Sanremo in trasferta a Villa Magnolie per una lezione di letteratura italiana

12 febbraio 2014 | 21:35
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Unitre Sanremo in trasferta a Villa Magnolie per una lezione di letteratura italiana
Unitre Sanremo in trasferta a Villa Magnolie per una lezione di letteratura italiana
Unitre Sanremo in trasferta a Villa Magnolie per una lezione di letteratura italiana
Unitre Sanremo in trasferta a Villa Magnolie per una lezione di letteratura italiana

Lezione teatrale itinerante organizzata dagli studenti del Liceo Cassini è ispirata all’opera letteraria del grande sanremese Italo Calvino, nato il 15 Ottobre 1923 e di cui lo scorso anno si è celebrato il novantesimo anniversario

Lunedì 10 febbraio 2014, Unitre Sanremo è andata in trasferta presso la vicina Villa Magnolie che ospita la sede distaccata del Liceo Cassini. Questo glorioso liceo fondato nel 1860 a Nizza e subito trasferito a Sanremo causa la cessione di Nizza alla Francia, è uno dei più antichi d’Italia. Esso è una istituzione apprezzata in tutto il Ponente e resa celebre da intellettuali come Italo Calvino ed Eugenio Scalfari che ne furono studenti negli anni trenta del secolo scorso. La Presidente di Unitre Sanremo Dott.ssa Paola Forneris è molto motivata nel promuovere iniziative che mettano in comunicazione le tre età umane che Unitre vuole coinvolgere.

Questa lezione teatrale itinerante organizzata dagli studenti del Liceo Cassini è ispirata all’opera letteraria del grande sanremese Italo Calvino, nato il 15 Ottobre 1923 e di cui lo scorso anno si è celebrato il novantesimo anniversario.

La Preside del Liceo Dott.ssa Enrica Minori ha sottolineato come l’iniziativa di far comunicare il Liceo con il territorio è utile e
simpatica, tanto che è prevista anche un altra iniziativa il 21 Marzo prossimo, ed a Giugno uno spettacolo teatrale al Casinò in collaborazione con gli attori del Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare.
Per rinfrescare la conoscenza sulla vita di Calvino e della sua famiglia di origine, è stato proiettato un breve filmato con immagini d’epoca, da cui si evince la forte determinazione di Italo nel sottrarsi all’impostazione familiare rigorosa per carattere e per dedizione agli argomenti scientifici.
Questa ribellione giovanile di Calvino si manifestava con la curiosità verso la Sanremo animata dei negozi e dei cinema ed il rifiuto per
l’ambiente agricolo cui si erano dedicati per le loro sperimentazioni sia il padre Mario che la madre Eva Mameli.
La rappresentazione teatrale si sà, è una forma di comunicazione antichissima, che però si presta molto bene alla divulgazione dell’opera letteraria di Calvino, che nelle sue pagine descrive situazioni surreali che possono appassionare anche un giovane d’oggi così come un meno giovane che lo abbia letto in gioventù ed anche infine per il suo linguaggio ironico anche chi non lo ha mai letto veramente.
La Vicepreside Prof.ssa Stefania Sandra, ha ricordato che gli studenti hanno scelto loro stessi i personaggi da rappresentare e gran parte delle sceneggiature, mentre i docenti hanno dato un supporto didattico.
La rappresentazione si è articolata in sei quadri sviluppati in sei aule diverse che il pubblico ha raggiunto inoltrandosi nell’interno di questa villa patrizia che la Provincia di Imperia ha acquisito nel 2009.

Il pensiero scientifico dei genitori di Calvino ed anche di altri suoi parenti, pur rifiutato in gioventù, appare comunque trasmesso al giovane Italo, che nella sua maturità mostrerà grande spirito di osservazione e scriverà pagine di grande precisione su vari argomenti, pur non abbandonando la vena ironica abituale.
I libri di Calvino come tutti i libri è bello leggerli in un ambiente di quiete facendosi trasportare dall’immaginazione di questo geniale autore.
Ma gli studenti ci hanno anche mostrato un’altro modo di fruire della sua opera, per esempio per rappresentare "Il castello dei destini incrociati", nella penombra di una taverna alcuni commensali si scambiavano vivande e carte, mentre venivano letti brani dell’opera legate alle carte dei Tarocchi ed un violino accompagnava la lettura.

In un successivo quadro è stato bello vedere e sentire Italo Calvino in un filmato, mentre parla della sua opera Le città invisibili, che racchiude molte metafore relative alla città da lui definita "l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme" , ed stato anche bello sentirne parlare dal grande architetto Renzo Piano che dice che "le città sono invivibili" ma proprio come Calvino ci ha insegnato, l’immaginazione può ampliare degli aspetti nascosti delle città che più corrispondono ai nostri desideri.
Ed il Visconte dimezzato nel successivo quadro ci riporta ad una vena umoristica di Calvino. Del Visconte Medardo di Terralba tagliato in due da una palla di cannone durante una battaglia, viene fantasiosamente salvata e ricucita una sola metà, quella malvagia, che si farà odiare dai suoi sudditi una volta tornata in patria, vessandoli con ogni sorta di angherie e per questo sarà chiamato il Gramo. La metà buona si era salvata anch’essa, ma durante il ritorno in patria salverà persone, aiuterà i lebbrosi si batterà per la diminuzione dei prezzi degli alimenti e per questo verrà chiamato il Buono.Il simpatico finale è che le due metà si innamorano entrambe della contadinella Pamela che credendole la stessa persona si prometterà ad entrambe in sposa. Il giorno delle nozze le due metà rivali si batteranno a duello, e soccomberanno entrambe ma un abile dottore riuscirà a rimetterle insieme ed a ricostruire il Visconte per intero. Bella la sceneggiatura, la recitazione e l’accompagnamento musicale e canoro.

Nel quadro successivo viene rappresentato un brano de Il Barone rampante, un classico dell’umorismo di Calvino, umorismo che ha chiari riferimenti autobiografici, infatti l’ambiente è probabilmente il grande giardino della villa di famiglia, Villa Meridiana, e non è difficile riconoscere nel ragazzo ribelle lo stesso Italo. Il Barone rampante è un bambino che ha deciso di vivere sugli alberi, si rifiuta ostinatamente di scendere e riesce ad organizzarsi in maniera ingegnosa, ed anche ad innamorarsi di una vivace bambina del vicinato che si dondola sull’altalena ed è amica di monelli ladri di frutta ma dubita il che il bambino/barone elegante e raffinato pur arrampicandosi sugli alberi sia un vero ladro di frutta. Gli studenti trasmettono la surreale vicenda con simpatia e partecipazione suscitando sinceri applausi. Così come nel successivo quadro intitolato "Il
fischio del merlo", ispirato alle osservazioni di Palomar.
Osservazioni del comportamento dei merli che non hanno la meticolosità classificatoria dell’ornitologo, ma sono volti minuziosamente a stabilire paralleli fra i comportamenti di una coppia di merli e quelli dei Signori Palomar intenti in occupazioni diverse ma attratti da questi loro compagni di giardino. Il risultato è ironico ma come succede spesso con Calvino il vivere quotidiano se si osserva bene è pieno di sorprese.

Infine nell’ultimo quadro, una sognante rappresentazione de Le Città Invisibili con suggestiva scenografia, che sviluppa la narrazione
innestandosi sul dialogo fra Marco Polo e l’Imperatore dei Tartari Kublai Khan.
Quest’opera che lo stesso Calvino definisce fatta "a poliedro, e di conclusioni ne ha un po’ dappertutto, scritte lungo tutti i suoi spigoli", non poteva certo avere una rappresentazione esaustiva, ma Maurilia diventata metropoli, che viene ricordata come più bella in passato con cartoline d’epoca, ma sarebbe considerata arretrata e provinciale se fosse
rimasta tal quale, fa venire in mente Sanremo.
All’opposto è Zora, città della memoria non perché abbia monumenti memorabili, ma perché ha una struttura immutabile e perché gli uomini sapienti vogliono ricordarla sempre uguale e la obbligano a restare immobile.
Calvino conclude di aver inutilmente cercato Zora, una città che non potendo vivere solo di ricordi è ormai scomparsa ed è anch’essa diventata una città invisibile