Sabato 1 Marzo il gruppo folk Lou Tapage si esibisce al CSA La Talpa e l’Orologio a Imperia
I Lou Tapage provengono dalla musica occitana ma sanno contaminarla con influenze etniche, combat folk e rock, dando vita ad un album dotato di una personalità originalissima che brilla di luce propria, alternando nei testi l’utilizzo di diverse lingue.
I Lou Tapage provengono dalla musica occitana ma sanno contaminarla con influenze etniche, combat folk e rock, dando vita ad un album dotato di una personalità originalissima che brilla di luce propria, alternando nei testi l’utilizzo di diverse lingue.
Finisterre è il quinto album dei cuneesi Lou Tapage ed il primo in cui la band si apre all’uso della lingua italiana e cerca di andare oltre e trascendere la tradizione occitana di cui è figlia. Il nuovo lavoro arriva dopo i tre dischi di inediti "Lou Tapage" (Videoradio, 2005) "Rève etérne" (Folkest Dischi, 2007) e "Que vos lej far" (Folkest Dischi, 2009) ed una interessantissima rivisitazione in lingua occitana dell’album "Storia di un impiegato" di Fabrizio De Andrè nel 2010.
Finisterre è un album da fine viaggio, quel particolare momento in cui ti volti indietro e fai una sorta di riepilogo, bilanciando luci, ombre, alti e bassi, e tramutando ogni piccola esperienza in un racconto. In 12 tracce si affronta la tematica del viaggio in alcuni dei suoi nodi più importanti. La lingua cambia di brano in brano, a volte all’interno dello stesso pezzo, scelta ogni volta in base al contesto, alla musica, al concetto da esprimere.
Come si intersecano occitano, francese e italiano, così si contaminano i generi della musica popolare – nata da flauti di pastori o cornamuse da guerra – con le influenze più moderne. Così ogni brano è anche una danza, racconta una storia, propone vie nuove o ribatte quelle conosciute: a fine viaggio ci si ferma per riprendere il fiato, si elaborano le storie raccolte e – anche se sembra di essere ormai ad un capolinea, alla fine delle terre conosciute – si aggiustano le scarpe, si cambiano le corde agli strumenti e si riparte. Come scriveva Kerouac: "Per andare dove, amico?" – "Non lo so, ma dobbiamo andare".
"Finisterre, geograficamente parlando, è l’ ultima tappa del cammino di Santiago e segnava nell’antichità la fine delle terre emerse – racconta Dario Littera, chitarrista della band -. Il nostro nuovo disco parla di viaggi e guarda l’ orizzonte, per scorgere nuove mete da raggiungere: non a caso, pur ponendosi in continuità con le nostre produzioni precedenti, compie al tempo stesso una sensibile rivoluzione. Oltre all’uso della lingua occitana abbiamo infatti deciso di introdurre l’italiano, una novità praticamente assoluta tra le band che provengono dalla nostra tradizione. Da sempre sperimentiamo sui testi l’occitano, il catalano, il provenzale, il francese; Finisterre prosegue questo percorso linguistico iniziato nel 2000 e pone le basi di una nuova maturazione, senza tralasciare la cultura folk presente nelle nostre vallate"