Festival della Canzone Italiana: rovescio della medaglia di ciò che si vede intorno a noi?

Il suo essere pietra di inciampo fa di questo evento, ormai irrinunciabile, un manifesto della nostra identità collettiva, anche quando un’apocalittica crisi ci vorrebbe spingere al pessimismo targato “rigore ad ogni costo”
Pre-Festival e Dopo-Festival per un Sanremo che vuol fare il verso a sé stesso. Noi che siamo stati il Paese che ha dato il nome a tutto, e anche un soprannome, siamo a chiederci se, lungi dall’adulare i protagonisti dell’edizione del 2014, anche questa volta sarà un successo inseguire una tale anomala utopia dentro il corso della storia nazionale com’è Sanremo. Siamo al punto che qualcuno si chiede anche se siamo sicuri di non voler, anziché svilire, rilanciare questa ormai storica e “venerabile” istituzione canora e di costume. E ciò nondimeno Sanremo riconquista consensi, là dove li aveva perduti. Il suo essere pietra di inciampo fa di questo evento, ormai irrinunciabile, un manifesto della nostra identità collettiva, anche quando un’apocalittica crisi ci vorrebbe spingere al pessimismo targato “rigore ad ogni costo”.
Improntato alla distrazione, al divertimento, alla teatralità, all’acume dialettico e spensierato, alla ricerca della suggestione, il Festival riconsacra la devozione per questa città (e quello che rappresenta nel cosmo italico) con le sue luci e le sue ombre. Il mondo della meraviglia è di nuovo qui, è ancora qui con il ritmo seducente della scoperta, vuole a tutti i costi essere qui. Un rovescio della medaglia di ciò che si vede intorno a noi, quindi. E va bene così. Si dice che la gente si istupidisce all’ingrosso e rinsavisce al dettaglio. E allora tocca a Fazio e agli altri con lui il compito di farci amare e sostenere i dettagli, quei tanti tanti dettagli che sono parte del tutto, quel tutto che ci stanno per regalare le serate del febbraio sanremese.
Casalino Pierluigi