Comune di Ospedaletti, no modifiche a Patto stabilità per vendita partecipazioni in società servizi

19 febbraio 2014 | 14:15
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Comune di Ospedaletti, no modifiche a Patto stabilità per vendita partecipazioni in società servizi

Per non favorire processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni “in netto contrasto con la volontà espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con il voto referendario del giugno 2011”

Il Consiglio Comunale di Ospedaletti

PREMESSO

che la crisi globale, nella quale anche il nostro Paese si trova immerso ormai da diversi anni, ha provocato un drammatico impoverimento di ampie fasce della popolazione, sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della possibilità di accesso ai servizi, con preoccupanti segnali di diffusione di disperazione individuale e sociale;

che gli enti locali, essendo luoghi di prossimità degli abitanti, sono più direttamente coinvolti dalla drammaticità dei problemi e dei bisogni emergenti, con la necessità di mettere in campo interventi a largo raggio nel campo dei beni comuni, dei servizi pubblici, del welfare locale e della promozione di nuove opportunità di economia sociale territoriale;

CONSIDERATO

che le condizioni della finanza pubblica e gli impegni assunti in sede europea con il Patto di Stabilità e Crescita, nonché i vincoli, attraverso il Patto di Stabilità interno, posti ai vari livelli di amministrazione locale, rendono estremamente complicato fino alla concreta impossibilità, anche laddove ve ne siano le condizioni, ogni intervento volto a programmare finanziamenti in direzione delle necessarie politiche sociali e ad effettuare investimenti nel campo dei beni comuni, dei servizi pubblici e dell’economia territoriale, con la concreta possibilità di vanificazione della stessa funzione pubblica degli enti locali;

CONSIDERATO INOLTRE

che, con la vittoria referendaria del giugno 2011, la maggioranza assoluta del popolo italiano ha affermato la necessità del riconoscimento dell’acqua e dei beni comuni come beni universali, essenziali alla vita e alla dignità della stessa, e, come tali, da sottrarre ad ogni gestione basata su logiche di profitto e di mercato;

che, mentre fino al 2003, gli enti locali potevano, per i propri investimenti, avvalersi di prestiti a tasso agevolato da parte della Cassa Depositi e Prestiti, ovvero l’ente di raccolta dell’ingente risparmio postale dei cittadini, oggi tale possibilità è preclusa dalla trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in società privatistica, i cui interventi sono esclusivamente finalizzati alla redditività degli stessi e sempre più orientati a fungere da leva finanziaria per i grandi capitali interessati alle grandi opere, alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e alla dismissione del patrimonio pubblico;

CONSIDERATO INFINE

che Cassa Depositi e Prestiti negli ultimi anni ha ingenerato ingenti profitti che, in parte consistente, sono stati distribuiti come dividendi agli azionisti, a fronte di una difficoltà sempre maggiore per l’accesso al credito da parte degli enti locali, nel contesto della crisi e delle politiche fiscali restrittive imposte dallo Stato;

RILEVATO

che l’art. 47 della Costituzione incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme e ne promuove la destinazione a fini di interesse generale;

che gli investimenti finalizzati alla riappropriazione e gestione dei beni comuni -a partire dalla ripubblcizzazione del servizio idrico integrato, come disposto dal referendum del 2011-, alla tutela idrogeologica del territorio, alla messa in sicurezza del patrimonio pubblico e degli edifici scolastici, alla realizzazione di opere pubbliche finalizzate all’espansione dei servizi e del welfare locale; a garantire il diritto all’abitare e al sostegno all’occupazione e alla riconversione ecologica dell’economia sono essenziali per sostenere diritti e bisogni delle comunità locali e, dal momento che il privato non promuove tali investimenti perché non redditizi soprattutto nel breve termine, possono svolgere un’importante funzione anticiclica producendo occupazione socialmente ed ambientalmente utile;

che i vincoli imposti dal Patto di Stabilità interno bloccano cifre importanti nei bilanci comunali, producendo avanzi di amministrazione e residui passivi che potrebbero essere usati per gli investimenti, impedendo agli Enti Locali, ed in particolar modo ai più virtuosi, di utilizzare le risorse a disposizione per la realizzazione di opere sempre più necessarie;

che in particolare il vincolo del 4% della spesa generale per il pagamento degli interessi sul debito non consente anche agli enti locali più virtuosi di accendere nuovi mutui, mentre i nuovi vincoli imposti dal Patto di Stabilità interno anche ai Comuni sotto i 5.000 abitanti collegano ulteriormente gli investimenti ai vincoli generali imposti sulla spesa corrente;

che, nonostante la radicale trasformazione cui è stata sottoposta la Cassa Depositi e Prestiti,rimane in vigore quanto stabilito dall’art.10 del D. M. Economia del 6 ottobre 2004 che così recita : “ I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti rivolti a Stato, Regioni, Enti Locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, costituiscono ‘servizio di interesse economico generale’ “.

RITENUTO

che non sono ulteriormente sopportabili politiche di austerità che scaricano gli oneri del peggioramento dei conti pubblici sugli enti locali, vanificandone la funzione pubblica e sociale, soprattutto d fronte al drammatico peggioramento della condizione di sempre più vaste fasce di popolazione;

che beni comuni come l’acqua, il territorio, l’energia e i rifiuti, i servizi pubblici essenziali come quelli deputati a garantire un welfare locale di qualità, e gli interventi per favorire un’economia sociale territoriale siano essenziali per le comunità locali e non possano in alcun modo essere sottratti alla stessa, condizionandone la fruizione da parte di tutti i cittadini e limitandone la piena partecipazione al loro governo e alla loro gestione democratica;

che l’esito referendario del giugno 2011 abbia reso evidente la volontà della maggioranza assoluta del popolo italiano in direzione della riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, come beni da sottrarre al mercato e da consegnare alla gestione partecipativa delle comunità locali e territoriali;

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE

1) ad opporsi, in ogni sede opportuna, ad ogni tentativo normativo di utilizzare le modifiche al Patto di Stabilità interno per promuovere la vendita delle partecipazioni comunali nelle società di gestione dei servizi pubblici locali, favorendo processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni in netto contrasto con la volontà espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con il voto referendario del giugno 2011;

2) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al Parlamento di porre in essere provvedimenti normativi che prevedano l’immediata esclusione dal perimetro dei vincoli relativi alla definizione del Patto di Stabilità interno di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi essenziali alla comunità e riconducibili alle categorie dei beni comuni e del welfare locale;

3) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al Parlamento di porre in essere un provvedimento normativo volto a ripristinare, a partire dalla trasformazione in ente di diritto pubblico, l’originale funzione sociale della Cassa Depositi e Prestiti, quale ente finanziatore a tassi calmierati degli investimenti degli Enti Locali;

4) a sostenere, in questa direzione, l’utilizzo di Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento su tutto il territorio nazionale della ristrutturazione e dell’ammodernamento delle reti idriche e per il sostegno finanziario ai processi di ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, in linea con l’esito referendario del giugno 2011;

5) ad avviare un negoziato con il Governo e con Cassa Depositi e Prestiti, eventualmente con il concorso di altri enti locali, per rinegoziare i mutui in essere contratti prima dell’ingresso nell’area Euro, con uno sconto di almeno 200 punti base (dal 5% di media esistente) al fine di poter accendere da subito nuovi mutui con Cassa Depositi e Prestiti per investimenti necessari e urgenti;

6) a farsi portavoce in ogni sede istituzionale e in sede ANCI, affinché vengano riscritte le regole del Patto di Stabilità interno, a partire dall’inderogabile necessità di sganciare dai vincoli previsti tutti gli investimenti finalizzati ad espandere, rendere esigibili e fruibili i servizi pubblici essenziali e a garantire il welfare locale;

7) a farsi portavoce in ogni sede istituzionale e in sede ANCI, affinché venga presa posizione sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti in direzione di quanto affermato nella presente delibera;