Cia, Aldo Alberto eletto alla presidenza regionale. Stefano Roggerone nuovo presidente provinciale

7 febbraio 2014 | 15:25
Share0
Cia, Aldo Alberto eletto alla presidenza regionale. Stefano Roggerone nuovo presidente provinciale
Cia, Aldo Alberto eletto alla presidenza regionale. Stefano Roggerone nuovo presidente provinciale
Cia, Aldo Alberto eletto alla presidenza regionale. Stefano Roggerone nuovo presidente provinciale

L’agricoltura come bene comune. È il messaggio lanciato da Cia Liguria, che oggi ha eletto Aldo Alberto suo nuovo presidente regionale

L’agricoltura come bene comune. È il messaggio lanciato da Cia Liguria, che oggi ha eletto Aldo Alberto suo nuovo presidente regionale: «Coniugare sviluppo economico e presidio del territorio è una missione possibile – spiega Alberto – Un esempio concreto? Dalla difesa del suolo e dalla gestione produttiva delle biomasse può originarsi una filiera energetica virtuosa. Una filiera che sia cioè capace di produrre una convenienza economica e, quindi, la sostenibilità stessa dell’intervento pubblico in agricoltura. D’altra parte, anche i recenti e continui casi di dissesto idrogeologico non fanno che confermare come il recupero dei terreni incolti e la salvaguardia del suolo fertile rappresentino un’attività di fondamentale importanza, soprattutto in una regione come la Liguria, in cui da tempo si è raggiunto il livello massimo di sfruttamento del territorio».

Aldo Alberto, 55 anni, titolare dell’azienda “Floricola Alberto” di Ceriale (SV),  succede a Ivano Moscamora alla guida della Cia regionale dopo essere stato presidente per la provincia di Savona negli ultimi due mandati e, in passato, presidente della Coop Ortofrutticola.

«Più lavoro, più risorse, meno burocrazia. È su questi tre pilastri che agirà la nostra azione di rappresentanza nei prossimi anni – spiega il neoletto presidente di Cia Liguria –. L’agricoltura deve tornare a essere percepita come un’occasione di lavoro per i nostri giovani, sia per la potenzialità innata in un settore di eccellenza del made in Italy quale è, appunto, l’agroalimentare; sia adottando un approccio multifunzionale che consideri appunto l’agricoltura un bene comune, e come tale meritevole di incentivi per la salvaguardia del territorio».

Per tutto questo, naturalmente, servono appunto le risorse. «Fondamentale – prosegue Alberto – sarà la partita del nuovo Piano di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea per il 2014-2020 che, insieme al necessario cofinanziamento regionale, costituisce da tempo l’unica forma di finanziamento dell’agricoltura. Una spesa che, dopo i continui tagli negli ultimi anni, non potrà essere ulteriormente ridotta, pena la rinuncia a qualsiasi politica di sviluppo».

Il terzo punto, come detto, riguarda la burocrazia. «Nemmeno le politiche economiche più efficaci e le più grandi innovazioni tecnologiche o energetiche, da sole, possono bastare a rilanciare il settore senza una necessaria semplificazione dei mille adempimenti a cui oggi sono sottoposti agricoltori e allevatori – evidenzia il neopresidente di Cia Liguria –. Il nostro è e deve tornare ad essere un lavoro all’aria aperta, non un’attività d’ufficio soffocata da scartoffie che rappresentano enormi costi tanto in termini monetari, che di tempo».

Lavoro, risorse, burocrazia. Parole chiave con un unico punto di approdo: la competitività. Peculiarità dell’agricoltura ligure è quella di essere ancora composta per la maggior parte da imprese piccole e piccolissime che operano in un mondo globalizzato. Imprese, però, fortemente attrattive grazie alla qualità intrinseca nella cultura del cibo e dello stile italiani. «Caratteristica, questa, che è per noi croce e delizia – riflette Alberto. – perché se da una parte scontiamo un’offerta frammentata e difforme che limita la possibilità di estendere la nostra quota di mercato, dall’altra la specificità e l’eccellenza dei nostri prodotti ne rappresentano anche il principale valore aggiunto. La sfida che ci impone il marketing è dunque quella di sviluppare una produzione riconoscibile e fortemente radicata al territorio, senza rinunciare all’elevata qualità che già ci contraddistingue».

Già, ma come fare? «Ricollegandoci al tema del Psr, gli investimenti dovranno essere concentrati su obiettivi strategici: ridurre i costi di produzione e favorire l’organizzazione del settore. Il che significa promuovere innovazione e valorizzare le forme associate, a partire dalla cooperazione, in modo da ottimizzare ciclo produttivo, presenza sui mercati e gestione del prodotto. E sollecitare accordi di filiera che sappiano accrescere e ridistribuire equamente il valore fra produzione, trasformazione, distribuzione e commercio».

«Anche il sistema della rappresentanza dovrà evolversi nella stessa direzione, una necessità di cambiamento che Cia ha già compreso dando vita, insieme a Confagricoltura e all’Alleanza delle cooperative agricole, ad Agrinsieme: un unico raggruppamento che, superando la mera rappresentanza sindacale “di bandiera”, punta a definire una strategia di crescita comune e integrata», aggiunge il presidente uscente di Cia Liguria Ivano Moscamora, che di Agrinsieme è coordinatore regionale.

I PRESIDENTI CIA PROVINCIALI

Stefano Roggerone, 49 anni, olivicoltore di San Benedetto al Mare e contitolare dell’agenzia agricola “Valle Ostilia”,  è assaggiatore di fama riconosciuta, capo del panel di assaggio dell’Extravergine, da tempo impegnato nella valorizzazione dell’olio ligure di qualità. È al primo mandato di presidente provinciale Cia, nonché vicepresidente regionale dell’associazione. «Nella nostra provincia – ricorda Roggerone – la florovivaistica occupa da sempre una parte preponderante nel tessuto economico generale, e non solo limitatamente al settore primario. Certo, la crisi generale ha avuto conseguenze negative anche su questo comparto, tuttavia il ruolo di Imperia e del Ponente ligure rimane centrale, basti pensare che ancora oggi nella nostra Riviera ha sede quasi un’impresa su tre sul totale delle circa 14mila aziende del settore operanti in Italia». Vicepresidente provinciale sarà Mariangela Cattaneo.

Mirco Mastroianni, 62 anni, viticoltore, nuovo presidente Cia Savona è titolare della “Cascina Feipu dei Massaretti” di Albenga, dove produce Pigato, Rossese e Granaccia immettendo sul mercato circa 60mila bottiglie l’anno. Mastroianni ha raccolto e portato avanti l’opera di Agostino “Pippo” Parodi, pioniere della Doc Riviera di Ponente e della valorizzazione del Pigato. Convinto sostenitore dell’associazionismo tra produttori e tra i promotori della rete di imprese vitivinicole attive sui mercati esteri, Mastroianni succede al neopresidente regionale Alberto alla guida della Cia provinciale di Savona. «Anche nel Savonese la florovivaistica è di primaria importanza, e per il rilancio del settore sarà importante ripartire dal comparto delle piante in vaso – riflette Mastroianni –. Quest’ultima voce ha infatti retto meglio rispetto alla coltivazione del fiore reciso, registrando negli ultimi anni una sostanziale tenuta». Suo vice sarà Enrico Bertolotto, orticoltore

Il nuovo presidente di Cia Genova, Davide Botto conduce un’azienda agricola orientata alla produzione ortofrutticola ed è iscritto al marchio camerale “Antichi ortaggi del Tigullio”. Colloca il proprio prodotto prevalentemente attraverso la vendita diretta e, dalla prossima stagione estiva, avvierà un’attività di accoglienza agrituristica. «La crescita delle imprese in rosa rappresenta uno dei dati più interessanti a livello provinciale», commenta Botto. «A Genova le aziende a gestione femminile rappresentano il 40% del totale, 3 punti in più rispetto ad una comunque elevata media regionale, e ben 11 rispetto al dato nazionale». Vicepresidente provinciale è Emanuele Genta.

Alessandro Ferrante, neo presidente di Cia La Spezia, allevatore e agriturista, 48 anni,  di Rocchetta Vara, gestisce l’azienda agricola La Debbia, la cui particolarità consiste nell’allevamento del bufalo. Altra voce importante nell’economia dell’azienda è rappresentata dalle attività di agriturismo e fattoria didattica. Suoi vice saranno Andrea Marcesini e Matteo Antonelli, quest’ultimo appena 29enne. «Una scelta che riconosce l’importanza della componente giovane nella nostra provincia, dove rappresentano il 12% del totale rispetto all’8% ligure e al 7,7% nazionale. Proprio per il gran numero di giovani impiegati, l’agricoltura spezzina è quella potenzialmente più dinamica di tutta la Liguria», invita a riflettere Ferrante.