Palme, giardini e boschi in Liguria
18 gennaio 2014 | 23:16
Si racconta che le prime palme furono introdotte in Riviera dall’anacoreta Ampelio (Sant’Ampelio, ora patrono di Bordighera) nel 411 d.C, il quale vi portò i semi, cioè i datteri dall’Oriente
Si racconta che le prime palme furono introdotte in Riviera dall’anacoreta Ampelio (Sant’Ampelio, ora patrono di Bordighera) nel 411 d.C, il quale vi portò i semi, cioè i datteri dall’Oriente. Oggi sono l’indiscussa caratteristica delle Riviere liguri, specialmente di quella del Ponente, celebre per la mitezza del suo clima, che continua ad attrarre nonostante le sfavorevoli congiunture economiche attuali schiere di visitatori e di turisti. La piaga del punteruolo rosso non è riuscita a scalfire la solidità di un patrimonio che vanta da sempre illustri performance in occasione dei riti della Settimana Santa cattolica, ma anche in coincidenza delle festività ebraiche. Le particolarità dell’ambiente rivierasco e del suo hinterland sono, infatti, al centro del secolare interesse di chi ha visto in questa terra un autentico angolo di paradiso, nonostante che presenti aspetti di incuria, resi più intollerabili dalle ricorrenti avversità atmosferiche. Esempio molto noto dell’alto gradimento della Riviera è rappresentato dalla scelta della famiglia Hambury, che a Ventimiglia, alla fine del XIX secolo, quando era ormai una moda consolidata quella di svernare da queste parti, volle creare, intorno alla villa omonima, lo splendido giardino esotico che resta una delle più grandi attrazioni della Liguria. Daniel Hambury, botanico e farmacologo, giovandosi della valida opera delo studioso tedesco Ludwig Winter, realizzò alla Mortola uno dei più bei giardini botanici del mondo, ricco di specie anche esotiche per le quali è appunto indispensabile il clima della Riviera. Lo splendido complesso, che sorge in una zona incantevole, al confine con la Francia, è ora curato dall’Istituto Botanico dell’Università di Genova. Per finire si ricorda che la Liguria è la regione italiana che ha la maggior percentuale di territorio boschivo, la cui articolata ricchezza e varietà non è stata sminuita dalla cessione alla Francia di parti di esso (le cartiere Burgo traevano, prima della guerra, dal Ponente, da Alassio a Ventimiglia, una grande quantità delle relative risorse lignee) e neppure dai continui incendi e disboscamenti per scopi abitativi e altro: secondo stime risalenti al 1999 il 53% della superficie ligure è coperta da alberi contro il 29 % della media nazionale. Dal verde del pino marittimo a quello dell’olivo, al prestigioso caleidoscopio dei colori dei suoi fiori, la Liguria resta nel cuore di chi la apprezza come una delle mete più ambite, nonostante il sorpasso, negli ultimi decenni, da parte di altre località come la vicina Costa Azzurra e la Sardegna.
Pierluigi Casalino