Le considerazioni sul caso Tenco, da parte del giornalista forense Pasquale Ragone

26 gennaio 2014 | 18:01
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Le considerazioni sul caso Tenco, da parte del giornalista forense Pasquale Ragone

Leggere dopo diversi anni la chiusura del caso Tenco le affermazioni dell’ex procuratore di Sanremo, Mariano Gagliano, ha un sapore strano

Leggere dopo diversi anni la chiusura del caso Tenco le affermazioni dell’ex procuratore di Sanremo, Mariano Gagliano, ha un sapore strano, dimostrando sostanzialmente che su questa storia c’è ancora un’attenzione che ormai credevo sopita e difficile da risvegliare.    
In particolare, ciò che si nota è la necessità, da parte del dott. Gagliano, di rinchiudere ancora una volta il caso Tenco nello scrigno all’interno del quale era stato riposto, in tutta fretta, già pochissime ore dall’esumazione della salma di Luigi Tenco, nel 2006.
In quell’occasione fu lo stesso Gagliano a ritenere che il caso Tenco non avesse più nulla da dire, senza neanche attendere tutti gli accertamenti dell’Ert, chiedendo l’archiviazione per suicidio e ottenendola nel febbraio 2009.     
Stupisce che poche ore dopo la puntata di TV7 di venerdì 24, con la medesima fretta, lo stesso dott. Gagliano si sia preoccupato di rilasciare alla stampa dichiarazioni che non tengono conto dei particolari tecnici portati da me all’attenzione della Procura di Roma.
Il mio tentativo, in questi anni, è stato di “spostare” il caso Tenco su un terreno non più condito di chiacchiericcio e teorie indimostrabili, quanto invece metterla su un piano prettamente tecnico, quindi di analisi scientifica.
Ebbene dalle carte della Polizia emerge una dinamica dei fatti che non ha nulla a che vedere con un suicidio. Tutto ciò ho avuto modo di dimostrarlo grazie alle consulenze del prof. Martino Farneti, del prof. Francesco Bruno e del prof. Vincenzo Tarantino.    
La recente affermazione del dott. Gagliano («è inutile riparlare di un caso su cui si è discusso e indagato per 40 anni») non ha invece proprio nulla di scientifico.
Anzi, ritengo siano anche piuttosto spiacevoli insegnando in tal modo, alle nuove generazioni, che non importa quanto possa esserci di nuovo in una vicenda tragica ma è fondamentale solo considerare quanti anni siano passati da essa. Nelle aule universitarie mi hanno sempre insegnato il contrario, badando piuttosto se sussistano nuove prove oppure no: è questo l’elemento vero da considerare. E nel caso Tenco di prove nuove ce ne sono.
Sul bossolo emergono le tracce di una pistola mai ritrovata sulla scena del crimine (Beretta 70) e che Tenco non possedeva. Inoltre sono diversi i dati che dimostrano l’uso di un silenziatore e, fra le gambe  della vittima (nelle foto del ’67) abbiamo scoperto esserci una Bernardelli mod. 60, altra pistola che nulla aveva a che fare con Tenco.
Oggi quel bossolo trovato accanto al cadavere è tecnicamente “riaccertabile” e basterebbe osservarlo ad un microscopio per verificare la bontà di queste mie affermazioni.
Riaccertare: è questo che ho chiesto nella mia “Relazione di verifica” depositata venerdì 24 gennaio in Procura a Roma (luogo dove è avvenuto l’accertamento balistico nel 2006).     
Dalle parole ultime del dott. Gagliano, riportate dalla stampa, non ho invece trovato alcun elemento tecnico che contraddica, con la medesima scientificità, le mie affermazioni.
Al contrario ho letto che il mio lavoro è stato ricondotto a una banale ricerca di pubblicità essendo vicino il Festival di Sanremo. Vorrei far presente al dott. Gagliano che, assieme al collega Nicola Guarneri, sostengo ormai da anni quanto depositato in Procura a Roma e lo faccio sin da quando il caso Tenco è stato considerato morto e sepolto riuscendo, con l’ausilio dei tre Professori citati, a trovare i veri elementi che dimostrano il delitto Tenco.
L’intervento a caldo del dott. Gagliano dimostra semmai la necessità, sempre impellente in 47 anni, di far morire qualsiasi discussione sul caso Tenco ancor prima che nasca, anche se questa discussione ha basi scientifiche e porta alla luce nuove prove.   
Invito quindi l’ex Procuratore, e quanti interverranno, a smentirmi nel merito della discussione scientifica e non lasciarsi andare ad affermazioni preconcette sul lavoro svolto.
Se, come sostengo, nel 2006 ci sono stati importanti errori da parte della Polizia tali da cambiare la natura del caso Tenco, oggi basta semplicemente porre rimedio a quegli errori con un banale riaccertamento balistico, il quale ha anche costi piuttosto risibili.
In tal modo avremo reso giustizia, tutti assieme, al lavoro dell’Ert e soprattutto ad un ragazzo che ancora attende una verità negatagli per 47 anni.
Se a tale obiettivo si giungerà, avremo dimostrato alle nuove generazioni che giustizia e verità sono sempre possibili, al di là del tempo e di qualsiasi preconcetto.

Pasquale Ragone