Le avventure di Giuseppe Trinchieri, scultore di Dolcedo

2 gennaio 2014 | 11:26
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Le avventure di Giuseppe Trinchieri, scultore di Dolcedo

Artista di Dolcedo che era stato protagonista da giovane studente, nel 1848-1849, delle giornate della Repubblica Romana e dei primi moti italiani della prima guerra d’indipendenza

Il Signor Calard figlio, titolare della Galard & Fils, Sculpture Statuaries, Rue de la Fare, N°27, Marseille, scrive ad un suo collega di Lione una lettera datata 22 agosto 1865. Con tale lettera il Signor Galard raccomanda le qualità dello scultore di Roma Giuseppe Trinchieri, il medesimo artista di Dolcedo che era stato protagonista da giovane studente, nel 1848-1849, delle giornate della Repubblica Romana e dei primi moti italiani della prima guerra d’indipendenza. La missiva viene affidata allo stesso Trinchieri, ormai affermato artista di livello internazionale, che si incarica di trasmetterla direttamente nelle mani del suo nuovo datore di lavoro. Il Signor Nicola Rozier padre, responsabile dell’atelier parigino di Rue Saint Joseph, N°41, Lyon la terrà nella debita considerazione e non solo in virtù dell’autorevole presentazione: a Trinchieri saranno infatticommissionati altri importanti lavori in terra di Francia, che ne esalteranno la fama e ne illustreranno la capacità creativa.

Trinchieri, già autore di celebre una statua raffigurante Cristoforo Colombo e di altre opere per Alti Prelati, non sempre, a dire il vero, sollecitamente pagate dai richiedenti, era da tempo noto nella vicina Francia e vi si recava spesso, anche grazie alle conoscenze maturate a Roma in ambienti francesi durante gli anni di studio. La mancanza di disponibilità economica è sempre stata una prerogativa degli artisti e anche Trinchieri era costretto spesso a domandare l’aiuto finanziario del padre (a causa dei ritardi dei pagamenti), come testimoniato dalla fitta corrispondenza rimasta. Per terminare alcuni lavori iniziati a Genova e a Roma, Trinchieri era già stato una volta costretto a lasciare urgentemente Cannes, dove era stato chiamato per altri incarichi: giunto a Carros, che segnava allora il confine tra Francia e Piemonte, cioè qualche anno prima della cessione del Nizzardo a Napoleone III da parte di Re Vittorio Emanuele II, Giuseppe Trinchieri dovette imbarcarsi su un battello di fortuna, stante le difficoltà del percorso, essendo insorta un’epidemia nella zona, che rallentava il transito via terra a causa dei blocchi della polizia francese e sabauda. Questa la vita errabonda di Giuseppe Trinchieri, scultore di Dolcedo.

Pierluigi Casalino