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Giornata Mondiale della Pace, l’omelia del Vescovo Diocesano nella solennità di Maria Madre di Dio

2 gennaio 2014 | 10:37
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Giornata Mondiale della Pace, l’omelia del Vescovo Diocesano nella solennità di Maria Madre di Dio

“Se vogliamo essere veri cristiani, dobbiamo continuamente chiedere la grazia di “ridefinirci”, ossia di recuperare la giusta dimensione umana e sociale. Ci salveremo soltanto se intraprenderemo questo cammino di riconversione”

L’Anno Nuovo è incominciato e, in questo giorno, la Liturgia fa risuonare in tutto il mondo la Benedizione sacerdotale che Dio affidò, tramite Mosè, ad Aronne e ai suoi figli. Da loro doveva scendere su tutto il popolo come segno della protezione divina e sigillo di appartenenza al popolo eletto.

Questo triplice augurio, proclamato nella seconda Lettura (Num 6,22-27), è il contenuto più autentico dei nostri auguri che volentieri oggi ci rivolgiamo. Siamo certi che Dio non ritira i suoi favori a coloro che li desiderano e con cuore aperto e sincero li accolgono.
Nella sua ultima omelia di Capodanno come Papa, Benedetto XVI sottolineava che «per essere benedetti bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde grazia e pace» (1 gennaio 2013). È una sintesi della solennità odierna che solo una mente e un cuore come il suo poteva fare: vi è il richiamo della maternità di Maria, l’episodio della Natività e il motivo della Pace di cui oggi si celebra la giornata mondiale di preghiera.
Puntando il nostro sguardo sulla vergine Maria, la “serva del Signore” – com’è il senso preciso del Vangelo – dobbiamo dire che nessuna creatura è stata oggetto di benedizione quanto Lei, da tutta l’eternità concepita per diventare la Madre del Salvatore. Piena di grazia – questo è il nome con il quale Dio la saluta -, è stata oggetto delle benedizioni divine tanto da essere riconosciuta da Elisabetta “Benedetta fra tutte le donne” (Lc 1,42).
A noi importa porre l’accento sull’atteggiamento di Maria. Per essere benedetti bisogna stare, come Lei, alla presenza di Dio. Questo modo di vivere costituisce l’essenza della vita cristiana. È l’anima di ogni preghiera, è la percezione di Dio e dei suoi misteri perché possano penetrare in noi e orientare tutta la vita sospingendola verso l’intimità divina.
Arrivare all’incontro con Dio nel mondo caotico e dissipante non è facile, ma non impossibile. Richiede, ovviamente, un costante esercizio di purificazione interiore da tutto quanto non sia indispensabile alla vita e che provochi affanno, distrazione e, in molti casi, anche nevrosi tanto da rendere l’esistenza un inferno per sé e per gli altri. Non dobbiamo dimenticarci che Dio non parla all’uomo, se questi non stabilisce innanzitutto la calma dentro di sé, se non riscopre il valore del silenzio, del raccoglimento. Quale Maestra di saggezza è quindi la vergine Maria! Possiamo immaginare con quanta straordinaria calma, saggezza, dolcezza esercitasse il suo essere sposa e madre. In tal senso rimane memorabile il discorso di Paolo VI nella basilica di Nazareth: «Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei vari maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che solo Dio vede nel segreto. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia» (5 gennaio 1964).
Se vogliamo essere veri cristiani, dobbiamo non solo iniziare un nuovo anno alla scuola di Maria, colma di grazia e di benedizione, ma non distoglierci mai da Lei. Le dobbiamo continuamente chiedere la grazia di “ridefinirci”, ossia di recuperare la giusta dimensione umana e sociale. Ci salveremo soltanto se intraprenderemo questo cammino di riconversione, capace di stabilire relazioni vere con Dio, con se stessi e con gli altri.

Riprendo volentieri una citazione di Moltmann, «Fino a questo momento – scriveva questo studioso – sembra che, mentre tutti gettano il carbone del progresso nella locomotiva della società, non ci sia nessuno che sappia chi guidi la locomotiva e dove questa sia diretta» (J. Moltmann, Uomo. L’antropologia cristiana tra i confini del presente, Queriniana, Brescia 1973, p. 52). Anche in questo senso va intrepretato il grido di Papa Francesco di questa mattina all’Angelus: «Che cosa succede nel cuore dell’uomo? Che cosa succede nel cuore dell’umanità? È ora di fermarsi!» (Angelus, 1 gennaio 2014).

L’Anno Nuovo, che abbiamo appena iniziato, lungi dall’irretirci per la preoccupante e grave situazione socio-politica dell’Italia, deve spingere il nostro sguardo verso gli ampi orizzonti della santità. Dobbiamo puntare su Dio, su Gesù Cristo. Mai, come nei periodi di crisi, possiamo verificare la verità del suo insegnamento. Regge alle tempeste soltanto la casa costruita sulla roccia (cfr Mt 7,24) e che cosa vuole insegnarci Gesù quando afferma: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,18)?

Se vogliamo che la nostra vita personale, la società, le famiglie, la Chiesa stessa resistano alle sciagure provocate dalla violenza del
Maligno, non abbiamo altra scelta: metterci tutti alla scuola di Maria, la madre del Magnificat nei momenti di gioia, la consolatrice degli afflitti nei momenti del dolore, la donna piena di fede e di speranza ai piedi della croce nei momenti del dubbio. Nella sua materna sollecitudine ci fa capire che solo nel piccolo Bambino, adagiato in una mangiatoia, si irradia la luce nuova che risplende nel buio della notte. Ci fa capire che solo da Lui proviene la benedizione che salva. Il nome di Gesù significa “Dio salva”. Nel suo volto umano possiamo leggere tutta la tenerezza di Dio che si è fatto uomo come noi per farci come Lui. Gesù è la via praticabile, aperta a tutti. È lui che dà la pace vera, secondo la sua promessa: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,27). Con questa certezza e sotto la protezione di Maria, l’Anno Nuovo porterà certamente ogni vero bene e tutto quanto il nostro cuore desidera.