Giornata della Memoria 2014, a Sanremo Enrico Vanzini, sopravvissuto ad un campo di concentramento
Catturato dai tedeschi nel ’43, fu deportato in una fabbrica in Germania da dove fuggì con altri due italiani. Tradito da una ragazza milanese e consegnato alla Gestapo, gli risparmiarono il plotone d’esecuzione per portarlo nel lager di Dachau
Catturato dai tedeschi nel ’43, fu deportato in una fabbrica in Germania da dove fuggì con altri due italiani. Tradito da una ragazza milanese e consegnato alla Gestapo, gli risparmiarono il plotone d’esecuzione per portarlo nel lager di Dachau, in cui rimase 7 mesi fino all’arrivo degli americani.
La sua storia è raccontata in un libro curato dal giornalista Roberto Brumat ed edito da Rizzoli: “L’ultimo sonderkommando italiano – A Dachau ero il numero 123343” (http://lultimosonderkommandoitaliano.wordpress.com/).
Il racconto di Enrico Vanzini è drammatico, e non solo per la fatica di sopravvivere (56 kg persi in 7 mesi contendendosi coi topi i resti della spazzatura), ma per le percosse, per ciò che patì, vide e fu costretto a fare. Per 15 giorni lo obbligarono a diventare un Sonderkommando, uno delle squadre di internati incaricati di riempire di cadaveri i forni crematori. Fu allora che seppe cosa c’era in quella casa fuori della quale tante volte l’avevano obbligato a trainare, assieme ad altri, dei carri pieni di morti.
Quando sente del testamento di Priebke e della negazione dell’esistenza delle camere a gas si infuria. Lo racconta nel libro: “E’ stata una scena agghiacciante, non sapevo dell’esistenza della camera a gas, non sapevo cosa fosse una camera a gas; ed era lì, una cameretta oltre lo stanzone dei forni. Sono entrato in quell’inferno alle 5,30 del mattino. Dentro c’era un forte odore di gas, così le SS ci hanno fatto indossare una mascherina da chirurgo per poter respirare. C’era un’atmosfera spettrale, con quattro lucine accese in alto sugli angoli del locale. Li abbiamo trovati abbracciati gli uni agli altri, avvinghiati così forte che non eravamo capaci di staccarli dalla stretta che li aveva uniti quando si erano sentiti morire. Erano ebrei, poveretti come noi. Sessanta uomini di ogni età, erano ancora attaccati, uno all’altro, era qualcosa che ti spaccava il cuore…”
Enrico Vanzini, medaglia d’oro della presidenza della Repubblica, costantemente invitato a portare la propria testimonianza agli studenti di ogni età, ma anche a consessi più eterogenei (di recente ha parlato ai carcerati di Padova) con grande semplicità racconta la propria storia. Lo accompagna Roberto Brumat, che ha curato non solo la biografia di Vanzini, ma anche un documentario su questa drammatica storia, dal titolo “Dachau Baracca 8 Numero 123343”, trasmesso dalla Rai.
Sanremo ha l’onore di averlo ospite il 24 e il 25 gennaio per due incontri che si svolgeranno al Palafiori: uno rivolto a tutta la cittadinanza, l’altro specifico per gli studenti.
Si tratta di una grande, speciale opportunità per Sanremo. Sabato 25 gennaio, alle ore 10, nella Sala Ninfea del Palafiori, Enrico Vanzini, accompagnato dal giornalista Roberto Brumat, racconterà con parole semplici la propria esperienza agli studenti delle scuole di Sanremo e provincia. L’incontro avverrà nella Sala Ninfea E’ necessaria la la prenotazione (Biblioteca Civica di Sanremo, tel. 0184531632; biblioteca@comunedisanremo.it)
Sarà rilasciato a ciascuno dei presenti un attestato di partecipazione, che potrà valere, per gli studenti, come credito formativo (la pratica per l’accreditamento è in corso).